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Così nasce un mega-primariato

Michael Mian nominato facente funzione del Servizio ricerca, innovazione e docenza nonostante una vecchia selezione avesse 8 idonei. Critico il PD. La replica di Zerzer.
ospedale di Bolzano
Foto: (c) Othmar Seehauser / Salto

La sanità pubblica, pilastro del welfare, in Alto Adige fagocita quasi un quarto del bilancio provinciale (1,48 miliardi di costi). Fortunati noi. Inevitabile che nel farsi carico della salute dei cittadini con questi volumi di denaro, il settore diventi anche luogo di esercizio del potere. E’ così ovunque, ma qui questa banalità è tanto più vera in quanto la Provincia di Bolzano è finanziariamente sganciata dal Sistema sanitario nazionale. Qualunque nomina amministrativa e qualunque concorso in ambito sanitario diventano quindi anche in qualche modo “politici” e oggetto di critica politica: è il caso del primario facente funzione del Centro di ricerca, innovazione e docenza dell’Azienda Sanitaria, finito nel mirino di Elio Dellantonio, ex primario del SERT e responsabile sanità del Pd e del consigliere provinciale Sandro Repetto. Qualche settimana fa i due hanno allegato ad un comunicato stampa un promemoria che evidenzia l'iter amministrativo quanto meno dubbio, servito alla creazione di un dipartimento così gigante che se fosse diretto da tre persone probabilmente nessuno avrebbe nulla da ridire.

Elio Dellantonio
Elio Dellantonio "Perché non si è tenuto conto degli otto idonei della prima selezione"? (Foto PD)

 

Al di là del caso specifico, chi lavora in ambito sanitario sa che dalle nostre parti le dinamiche di gestione politica della sanità sono le stesse che altrove, ma un po’ estremizzate ed anche più complicate. Anche qui ci sono medici che arrivano ad essere primari per meriti sanitari, ed altri a cui magari non guasta la vicinanza con i partiti di governo o con altre “forze” del cosiddetto sistema-Südtirol. Del resto, la Corte costituzionale è intervenuta a gamba tesa e ora vanno rifatti 52 concorsi perché l’ Svp a suo tempo volle approvare una legge che consentisse al Direttore generale di non nominare il medico con il punteggio più alto ma di scegliere a piacimento fra tre “idonei”, peraltro già indicati da una commissione “fatta in casa” rispetto a quelle “esterne” previste a livello nazionale.

Anche nei nostri ospedali si sente parlare di primari-burattino nominati grazie alla spinta di altri super-primari che quindi poi spadroneggiano indisturbati nel territorio altrui; primari che sono buoni medici ma non sarebbero mai diventati tali se non venissero da precise aree politiche; cordate amicali, familiari, o territoriali (quelli del Renon, potentissimi, quelli della Pusteria, i brissinesi ...) che si trainano e sostengono a vicenda; esami clinici effettuati sempre con la massima urgenza solo per il tal reparto gestito dal super primario; medici che si costruiscono un buon curriculum a velocità tripla rispetto agli altri, e poi ottengono ruoli dirigenziali che sono ovviamente giustificati dagli incarichi intermedi ricevuti in precedenza; macchinari spaziali destinati a settori non strategici dove lavorano persone legate a un medico potente; settori aziendali “abbandonati” perché retti da medici poco influenti. Robe tristi, insomma, magari non sempre documentate o documentabili, delle quali nessuno, comunque, se non vuole andare incontro a morte civile, parlerebbe apertamente. Robe che i vertici della sanità possono bollare tranquillamente come “chiacchiere” generate dalla frustrazione o dall’invidia.  Ma sul fatto che, a prescindere dalle competenze sanitarie, esistano primari “al quadrato”, in certi casi “al cubo”, e primari normali, invece non ci piove.

Un iter contorto

Nel loro promemoria i due esponenti del PD, senza fare il nome della persona, pongono quindi l’attenzione su come si è arrivati alla creazione del nuovo super primariato. Senza girarci intorno, il medico in questione è Michael Mian, 43 anni, figlio dell’ex primario e infettivologo Peter Mian, nonché nipote acquisito di Armin Pycha, medico di riconosciuta fama e primario di urologia - entrambi molto vicini all’ex direttore sanitario Oswald Mayr, e tutti provenienti dal sacro – sanitariamente parlando - altipiano del Renon. Zerzer, come detto, ha nominato Mian facente funzione dell’iper strategico (poi si vedrà perché) Centro di ricerca, innovazione, docenza e ne ha finora prorogato l’incarico in tutti i modi possibili.   

Va detto subito: la competenza di Mian non è in discussione (qui si può leggere il suo curriculum), ma con l’aiuto del documento di Dellantonio, va però raccontato il contorto e insolito iter amministrativo che ha portato alla sua nomina.

michael mian
Michael Mian Il medico 43enne è stato nominato primario facente funzione (foto Lilt)

 

Prima di tutto va fatto un passo indietro, al 2016. Il direttore generale è Thomas Schael. Fin dal suo insediamento il dirigente germanico trapiantato in Italia fa praticamente coincidere l’inizio del proprio mandato con l’anno zero della Sanità altoatesina. Rivolta, cioè, l’azienda come un calzino ripetendo come un mantra un'unica parola d'ordine: efficientamento. Così facendo il manager pubblico si crea ovviamente un’infinità di nemici. La Giunta dell'epoca, con Kompatscher presidente e Martha Stocker assessora (e non Durnwalder presidente, come scritto inizialmente, ndr), delibera la creazione di un Centro di ricerca clinica e assistenziale nell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige che avrà quindi bisogno di un dirigente con incarico quinquennale. Nell’agosto 2017 viene approvato il responso della commissione selezionatrice dal quale risultano otto idonei. Ma nessuno di essi viene scelto per l’incarico, la struttura non viene avviata e nel 2018, con un pretesto, Schael viene cacciato dall’Alto Adige. Dopo un interregno di Lanthaler subentra Zerzer, passano gli anni, e il nuovo direttore generale nel 2021, in piena emergenza Covid, revoca la deliberazione di Schael e istituisce un “Servizio per l’innovazione, la ricerca e l’insegnamento presso l’Azienda Sanitaria dell'Alto Adige”. Aggiunge, cioè, una terza maxi-competenza: la docenza. E affida l'incarico direttamente a Mian. Ora vediamo come.

 

“Nel 2016 – riassume Dellantonio  nel promemoria - si pensa ad istituire il Centro ricerca clinica, un anno dopo si individuano otto candidati idonei, 3 anni ed otto mesi dopo in pieno periodo Covid si cambia il nome al nuovo servizio e si revoca la procedura concorsuale con otto candidati idonei. Questo servizio viene incardinato presso la Direzione Generale e non presso la Direzione sanitaria. Si aggiunge che struttura e funzioni del Servizio Innovazione Ricerca Insegnamento saranno definitivamente regolamentate attraverso l’emanazione del nuovo atto aziendale (il Servizio in realtà non esiste ancora!). Quindi si procede alla nomina di un primario facente funzione di un Servizio non ancora codificato! Viene deciso ipso facto di nominare un responsabile per il “Servizio per l’innovazione, la ricerca e l’insegnamento” con incarico di direttore di struttura complessa e di avviare la relativa procedura selettiva”.

Nel giugno 2021, continua l'esponente del PD, “improvvisamente c’è un’urgenza assoluta di procedere alla nomina del Direttore facente funzione di un servizio che non c’è e viene dato il primo incarico provvisorio per 8 mesi al nuovo primario che non era stato selezionato nella lista degli otto idonei per lo stesso servizio cui si è modificato il nome per revocare la procedura concorsuale già attuata. La nomina viene effettuata facendo riferimento ad un articolo di legge che prevede che le mansioni siano assegnate con provvedimento del direttore generale ad un dirigente, scelto tra quelli dello stesso reparto o servizio per un periodo massimo di otto mesi.  Qualora il posto di direttore non venga coperto per carenza di candidati idonei (in realtà ce n’erano 8), l'assegnazione delle mansioni superiori può   essere   prorogata fino all'espletamento dei concorsi per l'accesso alla direzione, e comunque per non più di ulteriori otto mesi. In realtà si nomina il reggente/facente funzioni di un Primario che non c’è mai stato!!! Viene aggiunto che l’incarico di direzione viene disciplinato con apposito contratto individuale”.

Nel 2022, si legge infine nel promemoria, “si prende atto che l’incarico provvisorio di Direttore del Servizio Innovazione Ricerca Insegnamento – disciplina di radiodiagnostica (improvvisamente compare questo riferimento) della durata di 8 mesi è scaduto. Si rileva che causa Covid la procedura del concorso è stata ritardata, si proroga con sanatoria l’incarico provvisorio fino all’espletamento della selezione pubblica. Si delibera quindi di rinnovare l’incarico per 8 mesi (seconda ed ultima volta!) fino alla nomina del Direttore a seguito della procedura di selezione. A settembre 2022 il Direttore Generale (non il direttore sanitario) valuta positivamente l’attività svolta e proroga “provvisoriamente (ma sine die!) l’incarico fino alla conclusione della relativa procedura selettiva”.

Un mare di competenze

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Prima di dare la parola a Zerzer vale la pena di spiegare meglio quali sono i numerosissimi compiti di Michael Mian.

• Promuovere e coordinare la ricerca clinica in tutta l’Azienda Sanitaria e coordinare i progetti di ricerca già esistenti in Azienda, se necessario. Questo è un aspetto fondamentale, in quanto la ricerca è ciò che fa crescere professionalmente i medici che puntano a migliorare la loro carriera;

• Usufruire della partecipazione ai progetti di ricerca da parte di personale delle professioni sanitarie quale formazione continua, potenziando in tal modo la cultura della ricerca e migliorando complessivamente le performance assistenziali dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige;

• Supportare i dipendenti attivi scientificamente ed essere un punto di riferimento per la documentazione dei lavori scientifici in Azienda Sanitaria;

• Istituire la Clinical Trial Units (CTU) per il management della ricerca;

• Essere punto di riferimento per gli studenti e creare un contesto di riferimento adeguato all’insegnamento presso gli ospedali altoatesini nonché essere di sostegno agli studenti per questioni organizzative;

• Essere il riferimento a livello internazionale per le università e promuovere la collaborazione tra ASDAA e le istituzioni universitarie;

• Creare una rete con istituzioni locali, nazionali ed internazionali che operano nel settore della ricerca scientifica e dell’insegnamento;

• Sviluppare collaborazioni con le aziende farmaceutiche e biomedicali che si riconoscono nelle finalità della ricerca dell’Azienda Sanitaria dell’Alto Adige;

• Promuovere l’attrattività dell’Alto Adige come luogo di ricerca e di apprendimento e promuovere il miglioramento della qualità dell’assistenza medica;

• Essere il riferimento per stakeholder interni ed esterni riguardo progetti innovativi

• Condurre la pianificazione, l’organizzazione, la realizzazione e la verifica di progetti (project management);

• Se necessario, istituire e gestire un centro di simulazione per l'istruzione e la formazione degli studenti e del personale e per promuovere la collaborazione interprofessionale.

• Coordinare il Registro Tumori, “scippato” ad Anatomia patologica di recente.

Non è scritto qui, ma Mian è anche il responsabile del gemellaggio con l’università di Riga, luogo in cui gli studenti possono dribblare gli ultraselettivi test di ingresso di molte università ma studiare l’arte di Ippocrate costa 14.000-15.000 euro all’anno, ed è quindi necessaria una disponibilità economica consistente. Online non si trova una spiegazione sul perché, tra le centinaia di atenei europei, sia stata scelta – con tutto il rispetto per la Lettonia - proprio la costosa – e lontana 2.000 km - Università di Riga. Ma tant’è.

Non a caso l’università lettone nell’ultimo decennio è stata frequentata ed è tuttora frequentata da parecchi figli di medici e di primari dell’Azienda sanitaria che hanno quindi buone chance di perpetuare le “dinastie sanitarie” negli ospedali altoatesini. Nel 2018, quando l’accordo con Riga fu siglato definitivamente dall’allora direttore generale facente funzione, Thomas Lanthaler, erano iscritti ben 65 studenti altoatesini, ma già nel 2014 il quotidiano Alto Adige parlava di “colonia di ragazzi altoatesini” nella capitale lettone. A Riga è peraltro  professore a contratto lo stesso Mian, che insegna pure a Târgu Mureș in Transivalnia, ateneo con cui la nostra provincia ha dei rapporti consolidati avendo iscritto nella costosa sede distaccata di Amburgo dell’università rumena parecchi studenti sudtirolesi.

Proprio martedì (25 luglio), inoltre, Provincia e Università Cattolica hanno ufficializzato il progetto che punta all'accreditamento presso la Claudiana di un corso di laurea in medicina e chirurgia (in lingua inglese) a partire dall’anno accademico 2024-25. Una svolta importante per il futuro della sanità altoatesina. Ovviamente anche questo sviluppo è seguito da Michael Mian.

Una volta effettuato il concorso chi ricoprirà definitivamente il ruolo di primario del Servizio innovazione, ricerca e insegnamento oggi retto da Mian avrà quindi la grande responsabilità e il grande potere di indirizzare le carriere della gran parte dei futuri medici attivi in Alto Adige. Roba grossa, insomma. Enorme, verrebbe da dire.

Tra le cose che hanno stupito l’ambiente medico vi è poi il fatto che il Registro Tumori, da molti anni legato ad anatomia patologica, e pure la segreteria del comitato etico, organismo imparziale che valuta i progetti di ricerca, siano stati incorporati nella nuova struttura diretta da Mian. Una quantità di competenze, da perderci la testa.

La spiegazione di Zerzer

Mian, contattato via email, preferisce non commentare e rimanda a Zerzer.

Zerzer, Florian
Florian Zerzer Il direttore generale ribatte punto per punto alle critiche del PD (Foto Sabes)

 

“Io non c’ero ancora – racconta il direttore generale - ma nel 2016 si decide di creare una struttura complessa con la volontà di fare ricerca. Molti, anche fra i medici, erano perplessi, ma io ho sempre ritenuto questo sviluppo importante anche prima di rivestire l’incarico di Direttore generale. Ho sempre pensato che fosse indispensabile per rendere la nostra azienda più attrattiva per i giovani e i medici in generale.

Non so perché la struttura non sia stata avviata fino al mio arrivo e perché non sia stata scelta la figura ideale tra gli otto giudicati idonei. Fatto sta che ad un anno dal mio insediamento, nel 2019, in varie riunioni inizio a dire che è necessario sviluppare il fronte della ricerca. Trovo importante che in alcuni ambiti possiamo raggiungere livelli da clinica universitaria nella nostra rete ospedaliera. Quindi ha preso piede l’idea di sviluppare la ricerca e di creare il corso di laurea in medicina a Bolzano. Abbiamo creato dunque un gruppo di lavoro per vedere cosa inserire e come organizzare questo Servizio. La mia impressione era che una struttura complessa non fosse il tipo di struttura migliore per gestire il tutto. Abbiamo quindi dato incarico all’università Bocconi di fare una valutazione su come strutturare ricerca, innovazione e docenza. In particolare le procedure della ricerca clinica, detto per inciso, vanno ben strutturate in modo che poi i risultati che si ottengono siano validati. Durante il periodo Covid la Bocconi ha poi consegnato lo studio in cui emergeva che la cosa migliore sarebbe stata creare una struttura complessa ampia che racchiudesse, appunto, i tre ambiti.

Un gruppo di lavoro interno formato da 20 persone ha iniziato a lavorare per definire il futuro aspetto organizzativo per assistere i clinici per fare ricerca. Non essendo noi una clinica universitaria ed avendo come priorità l’assistenza ai pazienti, occorre strutturare tutto, da chi scrive i protocolli per il comitato etico, a come garantire i controlli sulle ricerche effettuate. Tutto questo ha contribuito a generare una struttura piú articolata rispetto ai disegni iniziali. Per questo si è valutato di fare un nuovo bando. Ma le incertezze legate alla pronuncia della Corte costituzionale (la sentenza che obbliga ad espletare concorsi per 52 primariati) hanno procurato dei ritardi e quindi si è deciso di avviare la struttura con un primario facente funzione. Alla fine dei lavori del gruppo, abbiamo chiesto la disponibilità di gestire internamente questa struttura ai due responsabili  Dr.  Gilbert Spizzo, medico specialista e responsabile dell’ambulatorio oncologico dell’Ospedale di Bressanone, e al Prof. Michael Mian. Il dottor Spizzo ha detto che preferiva andare avanti con il suo lavoro mentre il Prof. Mian ha dato la sua disponibilità. Abbiamo chiesto a loro perché avevano giudato il gruppo di lavoro ed avevano partecipato allo studio realizzato dalla Bocconi”.

Se si insinua che nessuno sembra poter insidiare Mian una volta che verrà bandito il primariato, Zerzer si schermisce. “Il Prof. Mian – spiega - ha lasciato l’ematologia dove avrebbe anche avuto la chance di ambire in futuro al primariato ma si è detto disponibile a buttarsi nella mischia. L’unica cosa che a me dispiace è che si cerchi di screditare persone molto preparate ed intraprendenti. Credo che oggettivamente quello che è stato creato dal Prof. Mian sia veramente eccezionale. Nel corso della carriera ha effettuato ricerche a vario titolo e ha dovuto farle nel tempo libero, visto che non era previsto potesse farla nel tempo di lavoro. Quando dovrà fare il concorso la commissione sarà sorteggiata e quindi ci sono ampie garanzie di imparzialità. Io devo dire che nutro rispetto per una persona che ha deciso di reinventarsi in un nuovo settore”.