L'Alto Adige secondo Slow Wine
Il vino dell'Alto Adige è in splendida forma. Anche se il 2017 non è stata un'annata facile - caratterizzata da gelate primaverili e grandinate estive, che hanno provocato perdite significative di produzione in valle Isarco, in Bassa Atesina e in parte nell’Oltradige - i curatori della guida Slow Wine 2019 hanno riscontrato un "alto livello degli assaggi", grazie "a un attento e coscienzioso lavoro di selezione in vigna e a un vivo spirito di collaborazione".
Poche righe tratte da un'anticipazione del volume, che verrà presentato ufficialmente a Montecatini Terme (PT) il prossimo 13 ottobre, nel corso di una giornata che vedrà anche la degustazione dei vini di oltre 500 cantine, le migliori d'Italia secondo Slow Wine.
Non è un caso che in Alto Adige le cantine sociali, che rappresentano il 70 per cento dell’intera produzione, siano state tra le apripista della rivoluzione qualitativa e, ancora oggi, siano le prime a sfidare il mercato con etichette importanti, in termini sia di pregio qualitativo sia di prezzo
Anche dall'Alto Adige arriveranno nella cittadina toscana quelle premiate, con riconoscimenti che spaziano dalla Chiocciola (assegnato alle cantine che interpretano i valori di Slow Food) alla bottiglia (ottima qualità media per tutte le etichette presentate in degustazione), fino alle singole bottiglie (Vino Slow, Grande vino, Vino quotidiano). "Un dato che ci colpisce sempre di questo territorio è la capacità di fare squadra e procedere coralmente nelle scelte e di fronte alle difficoltà - scrivono i redattori di Slow Wine -. Non è un caso che in Alto Adige le cantine sociali, che rappresentano il 70 per cento dell’intera produzione, siano state tra le apripista della rivoluzione qualitativa e, ancora oggi, siano le prime a sfidare il mercato con etichette importanti, in termini sia di pregio qualitativo sia di prezzo. In questo percorso virtuoso gran parte del merito va dato ai vari kellermeister lungimiranti e coraggiosi che, a partire dalla metà degli anni Ottanta, hanno scommesso sulle potenzialità di questa terra".
E ancora: "L’unione che rende forte l’Alto Adige va ben oltre il sistema cooperativistico, in quanto è garantita da un approccio culturale e sociale che coinvolge anche gli altri due tasselli del mosaico vitivinicolo: i commercianti di vino (il 25 per cento della produzione) e i vignaioli indipendenti (il 5 per cento), tutti o quasi riuniti insieme alle cooperative sociali sotto il grande cappello del Consorzio Vini Alto Adige. Molti dei vignaioli indipendenti hanno un passato da conferitori di uve e nel tempo hanno dato vita a realtà originali e di indiscusso valore, come dimostrano le due nuove chiocciole assegnate a Urban Plattner della cantina Weingut in der Eben di Cornedo all’Isarco/Karneid e a Christian Kerschbaumer della cantina Garlider di Velturno/Feldthurns".
Le altre sette Chiocciole dell'Alto Adige sono quelle assegnate alle cantine di Alois Lageder, Kuenhof (di Peter Pliger), Manincor, Nusserhof (di Heinrich Mayr), Pranzegg (Martin Gojer) e Unterortl-Castel Juval.
Tra i Vini Slow per il 2019 figurano anche prodotti di cantine cooperative, come la Schiava Gschleier Alte Reben 2016 della Cantina Girlan di Cornaiano. E, ancora, il Kastlet 2015 di Loacker, il Rouge 2017 della Tenuta Dornach di Patrick Uccelli e il Pinot Bianco Vom Muschelkalk 2016 di Weingut Abraham. Quest'ultima azienda, che ha sede ad Appiano sulla Strada del Vino, è una delle tante belle espressioni di nuovi giovani vignaioli. "Siamo giovani agricoltori per tradizione, convinzione e passione per l'agricoltura", scrivono sul loro sito.
Domani su Salto.bz un approfondimento con Federica Randazzo, coordinatrice regionale per l’Alto Adige di Slow Wine.