Una radio multilingue per i quartieri
Sintra è una cittadina a solo mezz’ora da Lisbona, si raggiunge facilmente in treno ed è una tappa quasi obbligata per chi visita la capitale portoghese (che nel 2019 è stata la quarta meta più visitata in Europa, con dieci milioni di turisti).
Lungo la linea ferroviaria che collega Lisbona e Sintra si dipanano municipalità storicamente crocevia di culture, cresciute a partire dalla dissoluzione dell’impero portoghese nel 1974. Il treno, prossimo all’arrivo a Sintra, sfiora i quartieri di Tapada das Mercês e Mem-Martins, dove nel 2006 è nata l'associazione A Comunidade Islâmica da Tapada das Mercês e Mem-Martins (ACITMMM). L’obiettivo iniziale dell’associazione era quello di supportare gli immigrati nella burocrazia da affrontare per ottenere documenti, ma presto sono nati anche un centro di sostegno allo studio – vedendo che molti genitori avevano difficoltà ad aiutare i figli nei compiti a casa – e un banco alimentare. L’ultimo progetto dell’associazione, partito nel 2021, è la radio comunitaria Sintoniza-T.
Raccontare una comunità usando le lingue che parla
La radio (il cui nome gioca con la pronuncia del portoghese sintonizate, sintonizzati) è accessibile online e ha tre programmi di produzione propria. C’è Sintra em Foco, che propone interviste a rappresentanti sia delle autorità che di iniziative comunitarie della zona. Per esempio, si può ascoltare Carlos Grácio, presidente dell’associazione CIAPA che promuove formazione tecnica e scientifica parallelamente a quella scolastica, oppure con Susana Gaspar coordinatrice del progetto ParteJ che promuove attività sociali e artistiche per i giovani.
Sintra em Foco è finanziato dal programma governativo Bairros Saudaveis, che ha l’obiettivo di migliorare la qualità della vita nelle zone fragili. Ci sono poi Arte urgente, in cui artisti emergenti dialogano sulla cultura, e Minuto Cidadão, programma che riporta le notizie principali e le traduce.
La radio permette di raggiungere tutte e tutti
Mamadou Bah, presidente della ACITMMM, ricorda la felicità delle persone nel sentire un programma di informazione nella propria lingua. La necessità di una radio che parlasse diverse lingue viene dalla constatazione che molte notizie importanti – come quelle sulle misure contro il covid – si scontravano una barriera linguistica, non riuscendo a raggiungere la comunità. “Una popolazione che non ha accesso alle informazioni è una popolazione più vulnerabile”, dice Maíra Streit, giornalista coordinatrice del progetto.
Rispetto a un testo scritto, la radio permette di raggiungere anche le persone che non sanno leggere, che siano bambini o anziani. Tradurre le notizie aiuta a scavalcare una secondo ostacolo all'accessibilità, cioè quello linguistico. Le comunità più numerose dei quartieri sono quella brasiliana e capoverdiana, ma ci sono molte persone che provengono dall’est Europa e da altri paesi africani: ad oggi dieci volontari e volontarie traducono le notizie per Minuto Cidadão in inglese, spagnolo, creolo capoverdiano, ucraino e russo, con l’intenzione di aggiungere anche l’arabo.
L’ultima notizia riportata da Minuto Cidadão è la traduzione in dieci lingue del volantino sul progetto ministeriale “Promover a Integração através da Equidade em Saúde” (Promuovere l’integrazione attraverso l’equità nella salute), ma scorrendo indietro si trovano informazioni sulle norme per la vaccinazione di persone straniere, come segnalare episodi di razzismo e la linea gratuita per segnalare episodi di violenza domestica.
Le barriere linguistiche sono barriere per l'accesso ai diritti
Streit è arrivata in Portogallo dal Brasile nel 2019 e racconta che ogni volta che sente i racconti delle persone rivede “un film di questi tre anni in Portogallo”, e che la situazione si aggrava per le persone che non parlano portoghese. Non avere padronanza della lingua parlata nel paese in cui si vive non significa solo non poter comunicare efficacemente, ma anche non avere accesso a informazioni fondamentali per la propria vita. Per Streit, non conoscere il portoghese si rivela “una grande barriera per l’accesso ai diritti basici”.