Economy | La protesta

“Se non ci ascoltano torneremo a scioperare”

Caso Euronics: fissato per il 5 novembre l’incontro fra sindacati e vertici dell’azienda. Si apre uno spiraglio per i dipendenti?

“C’è crisi”. Una cantilena ripetuta incessantemente nelle nostre orecchie dal mattino alla sera, con pochi intervalli pubblicitari. C’è chi la subisce, questa crisi, e chi la brandisce come un’arma di distrazione di massa per giustificare lo scarso impegno a tutelare il lavoro e i suoi artefici. Non mancano gli esempi – in questo senso -  a livello locale: dopo l’Upim anche Coin ed Euronics (il punto vendita in centro e quello a Brunico) rischierebbero di chiudere. Della catena di elettronica si salverebbe solo il negozio del Centrum a Bolzano sud.

I fatti: il gruppo Galimberti, che gestisce il marchio in Alto Adige,  si tira fuori e restituirà nel 2015 la direzione ad Elettron Matteucci che ha già annunciato di non potersi permettere di mantenere aperti tutti e tre i locali. “Finira male – riferisce Gianfranco Brotto, segretario provinciale di Fisascat-Cisl -, il problema qui sono gli affitti e una serie di condizioni e accordi commerciali che si mettono di traverso e non facilitano una rapida risoluzione della questione”. Il punto è che solo finché sono dipendenti del gruppo Galimberti i lavoratori potranno usufruire degli ammortizzatori sociali nazionali, con buone speranze anche per quelli che sono vicini alla pensione. “Il nostro scopo – prosegue Brotto - è quello di far avviare una procedura di mobilità entro la fine dell’anno, ma l’azienda non vuole sentirne parlare”.

Lo sciopero di sabato scorso (25 ottobre) è quindi sembrata la mossa più indicata per dare un segnale inequivocabile ai vertici dell’azienda che da febbraio hanno continuamente rimandato le trattative con il sindacato senza mai dare una risposta definitiva. “Se non troviamo un accordo il 5 novembre – annuncia il segretario della Cisl – torneremo a scioperare, sicuramente i lavoratori non hanno intenzione di lavorare tutto dicembre come schiavi per poi essere scaricati come zavorre”.

Molti impiegati, intanto, pensano di licenziarsi prima del cambio di direzione in modo da poter recuperare almeno il TFR. “Credo che il 5 avremo delle risposte certe – conclude fiducioso Brotto – anche perché lo sciopero di sabato ha avuto l’effetto desiderato, i negozi sono rimasti chiusi e sicuramente l’azienda ha avuto una perdita economica notevole valutabile intorno ai 13-14.000 euro, l’incasso medio per giornate come quella di sabato, se non vogliono perderne altri dovranno starci a sentire, ma sono sicuro che i margini per un confronto adesso ci siano”.