Politics | Immigrazione

Il triangolo delle Bermuda ai Piani

I profughi sono loro stessi vittime di questi disagi e, peggio ancora, si trovano ai limiti di un buco nero che li potrebbe risucchiare da un momento all'altro.
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      Esiste un posto a Bolzano che con un po’ di fantasia possiamo definirlo : triangolo delle Bermuda. Lo scoprì il 3 ottobre scorso mentre andavo a sentire Fresu in Via Macello 24. Sapevo che iniziava alle 12 e mi incamminai 30 minuti prima pur di arrivare in tempo. E ce l'avrei fatta se non fosse che a volte assorbo l'informazione quando sono confusa e scambio Via Macello 24 con Via Garibaldi 24. Trovandomi di fronte al Naeem Spezzie ho fatto un paio di telefonate e mi spiegarono che dovevo camminare oltre Via Garibaldi, oltre la funivia, sempre oltre, finché non avrei distinto i Magazzini generali. Un paio di minuti dai Magazzini Generali e sarei giunta di fronte a Via Macello 24. E cosi feci finché mi trovai sul ciglio di una strada sconosciuta, con poca gente che man mano che camminavo sparì del tutto. Qualche abbaio di cani proveniva da dentro le case, qualche macchina sfrecciava in fretta …bici. Poi niente. E come succede nei film horror le mie tentativi di richiamare gli amici risultarono vani per mancanza di campo. 

Mi trovavo ai Piani. Un vero triangolo delle Bermuda dove spariscono i soldi, i politici , la luce , la tranquillità. Il fatto che non c'era campo mi fa presumere che forse avevano tolto wifi per colpa dei profughi che lo utilizzano per comunicare con i loro parenti e , cosi facendo danno fastidio alle mamme e ai loro bambini residenti nella zona, ritrovandosi a gruppetti nel Parco Premstaller. La fiaccolata dei giorni precedenti ha risvegliato vecchi dibattiti, in parte aggiornati dalla presenza dei profughi dell'ex-Gorio. Una settimana prima avevo trovato per caso uno scritto del 2013 : “La storia del coro ai piani di Bolzano” a cura di Carlo Gobetti. Tra le righe ho trovato queste: “Parlare della storia del coro ai Piani di Bolzano, significa risalire necessariamente ai primi anni ‘50 del secolo scorso. Fin dal primo dopoguerra nelle baracche dei Piani, rione appunto di Bolzano allora particolarmente disagiato e soprannominato Siberia”. Infatti le grida dei manifestanti “Riprendiamoci i Piani ”  hanno un po' innervosito gli altri cittadini della zona che vedono nei Piani di oggi esattamente i Piani di una volta. Le uniche novità sono i profughi affogati nella loro disperazione e i ritiri progressivi dei servizi pubblici per via dei tagli del bilancio comunale. Mi hanno confermato che i Piani sono sempre stati lasciati soli ,e sempre per colpa della politica,dei mancati soldi. Il dito puntato sopratutto verso i profughi è un dito storto, magari in buona fede, ma punta male il bersaglio. Spostando i profughi da una parte all'altra come degli animali in gabbia per colpa di un paio di “neri presunti molestatori” non sposta la prostituzione, lo spaccio, il buio e la mancata valorizzazione. I profughi sono loro stessi vittime di questi disagi e, peggio ancora, si trovano ai limiti di un buco nero che li potrebbe risucchiare da un momento all'altro.                       

Mai potrei mettere in dubbio le testimonianze dei residenti riguardo alle molestie provocate da persone di colore ma nessuno dei casi ha dato un viso al delinquente se non solo ed esclusivamente il colore nero. E in questa baraonda di rabbia e paura si tenta a generalizzare il modus viventi dei profughi solo perché neri e giovani soli, e senza le loro famiglie. Come se fosse stata una scelta felice lasciare i proprio cari nel paese nativo. Definire addirittura la molestia una loro cultura alludendo di vedere nelle ragazze di 12 anni le loro mogli è delicato, è mettere nella stessa pentola tutte le culture africane senza fare distinzioni , senza conoscere veramente la storia dei popoli e loro differenti usanze. Un po' come confondere gli albanesi con i rumeni, i serbi con croati e cosi via. Tutti sapiamo quanto le nostre culture possono essere diverse tra di loro.

I profughi non centrano niente - taglia corto una signora che vive là - Ci sono le molestie da parte di ragazzini bianchi e neri, ci sono sempre state,sopra tutte nelle zone poco illuminate. Stanno a gruppetti come tutti ragazzini e basta. Usano il parco, ma perche non dovrebbero farlo ? È il diritto di tutti no?”.  Altri alzano le spalle, e quelle spalle raccontano storie sicuramente vere ma esaltate di particolari fantasiosi, come un telefono rotto. Ho qui davanti una intervista fatta mesi fa. Il giornalista scrive  “Eppure i piani non sono in sofferenza da ieri...” e l'intervistato,il vicesindaco di Bolzano risponde: “Ma per certi versi non è solo colpa nostra. Mi sembra che l'immigrazione sia un problema o no? Gestiamo situazioni bibliche. E dobbiamo raccogliere laddove possiamo farlo”. Bolzano gestisce situazioni bibliche?  Luca Critelli direttore della Ripartizione Politiche Sociali della Provincia, riguarda alla notizia del 22 ottobre, "Bolzano tra le 10 città con piu profughi", dichiara su Facebook: "Spiace molto che venga riportato e fatto un titolo da uno studio contenente un dato falso, dato che 727 richiedenti asilo nelle strutture di Bolzano città non ci sono mai stati, ne in agosto, ne prima ne dopo ..”

Il 3 ottobre, mentre camminavo ai Piani con una leggera titubanza al cuore spuntò da una stradina stretta un ragazzo africano con una bici. Non ci salì sopra ,la portò cosi a mano e mentre andava avanti si girava tanto in tanto e mi sorrideva. Eravamo solo noi due finche non si è vista la caserma famosa di ex-Gorio. Davanti alla struttura ho visto altri ragazzi. Qualcuno seduto sul muretto. Altri con delle cuffiette prendendo un po' di sole. Figli senza le loro mamme accanto, perduti e soli in un paradiso freddo. Il mio amico di strada non è andato verso di loro ma si incamminò in avanti. Da un auto che parcheggiò davanti ai Magazzini Generali è scesa  una coppia di giovani con l'aria di chi va a sentire Fresu. Adesso eravamo in quattro. Tre di pelle bianca e uno di pelle nera. Tutti entrammo nel cortile di Via Macello 24 e poi verso il magazzino. Ero in ritardo ma avevo appena oltrepassato il triangolo senza essere inghiottita. Fresu non era ancora iniziato e io ho trovato alle ultime file una sedia libera. Mentre aspettavo che sbocciassero le prime note, ricordai un frammento di un film che mi colpì assai quando lo vidi per la prima volta. La chiave di Sara. Il film è un tratto dell'omonimo romanzo di Tatiana de Rosnaye e affronta il rastrellamento del Velodromo Hiver, tra 16-17 luglio 1942, operazione su iniziative delle stesse milizie francesi. Due bambine francesi di origine ebrea di solo dodici anni, di cui Sara, dopo essere scapate dal campo di Drancy, stanche e affamate dopo aver corso tra i boschi e campi giorno e notte, d'un colpo si accorgono della stella gialla sopra i loro vestiti. “ Le stelle... - sussurra Sara - dobbiamo scucire le stelle”. Con le manine tremanti scuciono tutte le stelle attaccate su tutte le maglie. Liberatesi di esse, si avviano verso il lago e si immergono nell'acqua. Come per risciacquare quel poco che le era rimasto di ebreo.

Ai piani la gente non se ne può piu...” - per via dei politici che arrivano sempre in ritardo e che pare che siano convinti che essere di sinistra ed essere brava gente basti a risolvere i problemi senza nemmeno alzarsi dalle poltrone. Cosicché i residenti dei Piani erroneamente rischiano di firmare patti sconvenienti con persone sconveniente illudendosi che spostando,o respingendo persone disagiate  risolverebbe il tutto. Ma ai piani la gente non se ne può piu, e neanche i profughi che, per passeggiare per strada senza provocare paura e timore, devono scucire delle stelle che hanno addosso ... Ma qualcuno sa come si può scucire la propria pelle... ?