“Tagliare le Regioni? Non se ne parla”
Diminuire il numero delle regioni, da 20 a 12, un progetto che diventerebbe anche una costola della riforma costituzionale. Un’accelerazione, a dirla tutta, che tuttavia non è piaciuta a diversi esponenti del governo, Debora Serracchiani, vicepresidente del Pd e presidente della regione Friuli-Venezia Giulia in primis: “L’accorpamento delle Regioni? Assolutamente no. Governo e Pd non hanno in agenda nulla di simile”.
L’ordine del giorno sul cosiddetto taglio delle regioni era arrivato dal senatore dem Raffaele Ranucci, l’8 ottobre scorso. L’obiettivo: ridurre gli sprechi per 2 miliardi di euro. Ranucci ha presentato un ddl al Senato sul tema e uno analogo alla Camera è stato firmato da Roberto Morassut. L’odg fatto subito proprio dal governo non è stato dunque messo al voto ed è finito temporaneamente nel dimenticatoio per poi tornare in queste ore alla ribalta. “Non si può mica cominciare dalla coda. E poi abbiamo appena deciso l’abolizione delle province. Accorpassimo ora le Regioni, sarebbe un triplo salto carpiato. Insomma, tutto è possibile, ma nell’interesse dei cittadini”, afferma Serracchiani al Corriere della Sera che poi aggiunge: “una frammentazione territoriale è pericolosa. Non a caso siamo definiti il Paese degli 8 mila campanili. Piuttosto riaggreghiamo i Comuni piccoli, sotto i 10 mila abitanti”.
Il piano sull’accorpamento si rifà agli studi storici della Fondazione Agnelli che prevede 12 macroregioni che lasciano intatte solo Lombardia, Sicilia e Sardegna. Secondo la nuova mappa, ad esempio, Piemonte, Val d’Aosta e Liguria, sarebbero sostituite dalla Regione Alpina. Dall’unione di Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige nascerebbe invece il Triveneto. Una riforma, insomma, che apre già una lungo rettilineo alle polemiche; la miccia, intanto, è innescata.
Fonte: Corriere.it