Fotografie HD di metà Ottocento
La seconda metà del secolo diciannovesimo vede un avvicendarsi di evoluzioni culturali, tecnologiche e socio-economiche che rientrano in quel fenomeno chiamato rivoluzione industriale. In questo periodo l'arte figurativa si affranca dalla rappresentazione aderente alla realtà - aprendo così la strada a Impressionismo, Espressionismo per giungere all'Astrattismo – grazie a un'invenzione tecnologica, la fotografia, che a sua volta diventerà una forma d'arte. Sin dal Rinascimento era nota la camera obscura che consentiva di proiettare, attraverso un foro applicato a una scatola (o sulla parete di uno stanzino), l'immagine capovolta di una porzione di mondo reale per poi ridisegnarla. Le innovazioni tecnologiche e lo spirito sperimentale dei pionieri della fotografia, quali i J.N Nièpce, J.M. Daguerre e W. Talbot consentirono in pochi decenni, dagli anni Venti agli anni Cinquanta dell'Ottocento, di affinare un procedimento rimasto invariato nei suoi principi fino all'avvento della fotografia digitale.
Quando Jakob August Lorent nel 1853 inizia il suo personale grand tour - visiterà Italia, Turchia, Siria, Egitto, Palestina, Tunisia e infine Grecia – ha ancora un approccio dettato dall'interesse per le scienze naturali. Col tempo affinerà una spiccata sensibilità per la fotografie di architettura e di opere d'arte. Soffermandoci nuovamente sugli aspetti tecnici, la scelta di Lorent cade sulla calotipia, un procedimento debitore dell'introduzione del negativo da parte di Talbot. La calotipia prevede un foglio di carta reso fotosensibile su cui viene impressa l'immagine negativa per poi produrre le copie (positivo) tramite una tecnica a sandwich. La maggiore difficoltà consisteva nella complessità tecnica, più di 30 ore di lavorazione per giungere al positivo partendo dalla preparazione della carta per il negativo. Inoltre la macchina fotografica aveva dimensioni di circa un metro per due, il diametro dell'obiettivo misurava oltre venti centimetri e il negativo aveva le stesse dimensioni della stampa finita, nel caso di Lorent 33x47cm o 59x78cm.
Immagini ad alta definizione del secolo diciannovesimo: le calotipie di Lorent, quindici delle quali sono esposte fino al 5 dicembre presso la Galleria Foto Forum di Bolzano, sono caratterizzate da un alto grado di precisione della rappresentazione. Prendiamo ad esempio l'immagine della Basilica di San Marco a Venezia - sotto la quale all'epoca qualcuno ha apportato erroneamente la didascalia “Peterskirche in Rom” - della quale sono visibili i più minuti dettagli. Allo stesso tempo le calotipie mantengono un'aura sfumata che, unita alla tinta seppia, rende le stampe visivamente attraenti grazie al fascino dell'analogico.
Lorent trascorrerà un periodo di cura a Merano, dove negli anni Settanta dell'Ottocento, con tecniche fotografiche più avanzate, rappresenterà anche la città termale. Sarà proprio una mostra presso il Museo Civico di Merano, che detiene un piccolo archivio di stampe originali, a incoraggiare l'erede di un collezionista berlinese a rivolgersi alla galleria bolzanina per poi inviare le rare stampe che hanno consentito di realizzare la mostra.