Society | Covid 19

Il futuro dipende da tutti noi

Gli scienziati hanno sempre messo in guardia dal ritorno del Covid19. Per loro il “libero tutti” di maggio era troppo affrettato.
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Foto: Fabio Petrini Cgil-Agb

Sicuramente non è l’unica causa se siamo di nuovo in piena emergenza e se il numero degli infettati è impressionante. Il rispetto delle regole è certamente la strada maestra, ma senza controlli e senza sanzioni si arriva in un vicolo cieco.

La colpa delle istituzioni è di aver ceduto senza adeguate misure di controllo alle pressioni delle lobby, producendo nei cittadini, che a volte ignoravano le regole, un falso senso di sicurezza. Dopo il confinamento era inevitabile il rischio di un certo rilassamento; la voglia di riprendersi la propria vita ha prevalso troppo spesso sulle paure.  

Adesso tutti si appellano nuovamente al senso di responsabilità dei cittadini. Troppo tardi per evitare nuove rinunce e sacrifici pesanti per tutti. E anche chi ha dato spazio a chi faceva la voce grossa ora punta sul rispetto delle regole. Chi era sempre pronto a dispensare consigli, a proporre quotidianamente facili soluzioni e a pressare la politica è a corto di strategia.

Penso ai mercatini di Natale: per settimane i rappresentanti del commercio hanno insistito sui danni economici insostenibili in caso di disdetta per fare poi, nell’arco di 12 ore, una clamorosa retromarcia. Spero che per una volta tanto tutti abbassino un po’ i toni e si fidino anche dei consigli della scienza.

Anche tutti noi siamo impegnati da sempre nella salvaguardia delle aziende e del lavoro, ma non tralasciando la dovuta prudenza. Per questo in passato ci hanno accusati di disfattismo e talvolta ci hanno definiti schierati contro l’autonomia e gli interessi dell’Alto Adige! E anche adesso vogliamo impegnarci a salvare la stagione invernale e l’indotto. Comunque bisogna poi vedere se gli ospiti, soprattutto quelli che provenivano dall’esterno, saranno propensi a popolare le nostre piste di fronte a una pandemia che continua a mordere sempre di più.  

La “via altoatesina” nella gestione del Covid all’inizio di maggio si è palesata con l’apertura anticipata delle attività commerciali. Un modo per togliere il vento in poppa ai sovranisti. Per giorni infatti la Giunta politica si era vista accerchiata e confrontata con minacce di disobbedienza civile fino a cedere. Era una scelta politica trasversale dietro alla quale si nascondevano però i motivi politici più disparati. Oggi sembra piuttosto un messaggio rivolto a pezzi della società locale sull’applicazione di possibili interventi troppo rigorosi del Governo e sgraditi a molti operatori economici.  

Tutto questo non ha comunque impressionato il Robert Koch Institut, che fregandosene della nostra via autonoma ci ha dichiarato zona rossa al pari di altre regioni italiane. Alla fine contano i numeri e quelli sono purtroppo impressionanti. Spero che tutti abbiano capito che i virus seguono logiche proprie e che la lotta per bloccarli è un problema globale.

Ma ora ci tocca nuovamente gestire una situazione critica. La Giunta è rimasta fedele alla sua linea. Essa ha proseguito sulla “via altoatesina” con coprifuoco dalle 23 di sera alle cinque del mattino, bar chiusi alle 20 e ristoranti alle 22, scuole in Dad al 50%. Sono solo alcune delle misure prese e l’auspicio è che la curva delle infezioni possa appiattirsi se no non rimangono che ulteriori chiusure che inciderebbero pesantemente sull’economia.

Dobbiamo comunque evitare che le contradizioni, le forzature, gli egoismi e la ricerca facile del consenso politico si ricongiungono. Forse è giunto il momento di remare tutti nella stessa direzione dando peso anche alle raccomandazioni degli esperti. La lotta politica la spostiamo a momenti meno drammatici.  

Per questo l’invito a rispettare le regole è sacrosanto, ma senza controlli e senza sanzioni non funziona. Bastava andare in giro anche ultimamente per capire che queste erano largamente ignorate, spesso anche con atteggiamenti di sfida aperta. La colpa perciò non è solo del Governo ma anche nel menefreghismo di tanti cittadini. Predicare contro questi comportamenti irresponsabili, anche di fronte alla consapevolezza che il virus non era morto, serve a poco. Chi ha guardato dall’altra parte si faccia almeno una riflessione.  

Trovare ora una strada percorribile non è facile. Ma una cosa è certa: senza rinunce e senza sacrifici questa guerra è già persa. Va rispettato il distanziamento, dobbiamo rinunciare a feste private e religiose e le mascherine vanno messe su bocca e naso e non sul gomito come accessorio chic.  Penso che stare a casa, salvo qualche necessità impellente, è meglio che rischiare un nuovo lockdown totale. Anche se non siamo in marzo la sanità pubblica va ulteriormente rafforzata senza guardare a spese, investendo in personale, strumenti e strutture.

Sembrano cose ovvie. Ma negli anni è purtroppo andata persa molta della solidarietà che anche in tempi duri era il collante che salvaguardava gli interessi collettivi e la società. Al suo posto si è insinuata la competizione esasperata, la ricerca del guadagno e l’egoismo. Non sono certamente condizioni ottimali per affrontare la pandemia.

E infine rimane senza risposte la domanda perché tanti cittadini si arruolano tra le fila dei negazionisti e tra quelli che sottovalutano il virus, o lottano contro le mascherine e i vaccini. Purtroppo anche i gruppi di destra e di sinistra più radicali, i forconi e altri gruppi notoriamente allergici alle regole democratiche sono saliti su questo carro formando un mix disomogeneo e per questo ancora più pericoloso.

Ma l’umanità sarà in grado di superare anche questa sfida. Non è facile predire quale sarà il costo di tutto questo, ma come andranno le cose dipende anche da ognuno di noi. Comunque vada una cosa è certa: il mondo non sarà più quello di prima.

Alfred Ebner