Politics | violenza di genere

Non complimenti, ma molestie

I Verdi presentano in consiglio la mozione “anti catcalling” per portare alla luce una forma di violenza di genere molto invasiva ma spesso banalizzata.
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Foto: Twitter

Una violenza quotidiana, che coinvolge spesso anche minori e che oggi abbiamo imparato ad indicare attraverso un inglesismo. Il catcalling, derivante dalla fusione dei termini “cat” (gatto) e “calling” (chiamare), non è altro che una molestia rivolta prevalentemente a donne incontrate in spazi pubblici. Nello specifico si concretizza con fischi, urla, richiami, chiamate e avances sessuali. Succede nelle strade e nelle piazze, che siano affollate o meno, ma anche sui mezzi di trasporto e durante eventi pubblici, come le fiere di paese. 

La Convenzione di Istanbul classifica la violenza sessuale verbale come violenza di genere, dal momento che la maggior parte degli episodi sono  rivolti contro donne e bambine. Nella maggior parte dei paesi il catcalling non viene considerato una fattispecie di reato, mentre in alcuni paesi europei come  Francia, Portogallo, Belgio e Paesi Bassi è stato introdotto un sistema di sanzioni, non sempre tuttavia facilmente applicabile.

Il fenomeno del catcalling è diffusissimo, spesso normalizzato a tal punto da non riconoscerlo per quello che è: una molestia, appunto. 

Secondo i dati riportati dai Verdi in una mozione recentemente depositata in consiglio provinciale, in Germania il 63% delle donne dichiara di aver subito molestie sessuali almeno una volta nella vita. Percentuali che in Francia rasentano l’86%. In media, due donne su tre hanno meno di 25 anni.

 

 

Il catcalling non è innocuo, come spesso viene fatto passare, liquidato a offesa banale se non peggio un complimento di cui si dovrebbe andare fiere. È un fenomeno che intimorisce, traumatizza, limita la libertà di movimento delle donne. Secondo uno studio dell’Istituto di ricerca criminologica della Bassa Sassonia la maggior parte delle persone colpite è diventata più insicura e timorosa dopo aver subito un episodio di catcalling. Il 40% delle intervistate ha dichiarato di aver cominciato ad evitare una serie di luoghi pubblici. Quasi una donna su dieci ha rivisto il suo abbigliamento.

Se il catcalling viene banalizzato e tollerato da una società maggioritaria  può rapidamente sfociare in una spirale di violenza

Secondo l'opposizione consiliare è importante avviare un dibattito socio-politico per formare l'opinione pubblica su questo fenomeno. Attraverso la mozione si tenterà di far riconoscere al Governo provinciale, il fenomeno del "catcalling" come una forma di violenza verbale-sessuale, aggiornando la sezione del sito web provinciale "I tanti volti della violenza! Varie forme di violenza”, nonché avviare una campagna di sensibilizzazione ed educazione sul tema, a partire dalle scuole.

“È importante dare un segnale, riconoscere che questo comportamento è inaccettabile – sostengono i Verdi –. Il catcalling è un'intimidazione, un gioco di potere che porta all’inversione dei ruoli di vittima e carnefice. La donna viene colpevolizzata per via dei suoi abbigliamenti e comportamenti, nonché accusata di vittimismo. Se il catcalling viene banalizzato e tollerato da una società maggioritaria  può rapidamente sfociare in una spirale di violenza. La discussione sul catcalling non riguarda il "divieto di flirtare" sulle strade pubbliche – precisa la mozione – ma il sensibilizzare l'opinione pubblica su cosa significhi per le donne non sentirsi al sicuro negli spazi pubblici”.