Come riparte l’economia in Alto Adige
Da lunedì 30 novembre in Alto Adige riaprono i negozi. È prevista per oggi la firma del governatore Arno Kompatscher sulla nuova ordinanza, e a parte qualche eventuale limatura la linea dovrebbe essere questa: via libera a tutte le attività commerciali, ai mercati cominciando dall’alimentare, ai parrucchieri e alle scuole medie. Dal 4 dicembre, con il passaggio della provincia di Bolzano dalla zona rossa a quella gialla, sarà il turno dei centri estetici, bar e ristoranti (ma fino alle ore 18) e centri commerciali, aperti nei weekend.
Del circuito economico si è discusso animatamente ieri in consiglio provinciale intorno alla mozione (approvata dall'Aula) di Gert Lanz della Svp sullo sblocco di contributi in conto capitale per le aziende fermate dal secondo lockdown. Se da una parte è stata unanime la volontà di dare un sostegno a fondo perduto pari ad almeno quanto previsto dai decreti statali “Ristori” e “Ristori bis”, nodo del contendere è stata invece la proposta di dispensare dall’obbligo di restituire i contributi provinciali ricevuti a primavera dalle aziende che ne hanno beneficiato, pur non avendo avuto la contrazione del fatturato pari al 20% nel 2020, prevista come requisito dalla legge provinciale di aprile. “Il rimborso dei contributi in conto capitale potrebbe essere prematuro visto che nella situazione attuale non si riesce a valutare lo sviluppo finanziario e le possibili conseguenze”, ha detto Lanz.
Critiche sono arrivate da Riccardo Dello Sbarba dei Verdi, Sandro Repetto (Pd), Helmuth Renzler (Svp) e Alessandro Urzì che ha affermato: “Se il calo di fatturato non c’è stato il contributo è risultato non dovuto, ma ora si vorrebbe che queste aziende selezionate che si sono rivolte alla Svp non debbano restituire quanto incassato. E così peraltro si stanno sottraendo risorse a chi invece potrebbe averne non solo titolo ma bisogno”.
Nel frattempo è arrivato l’ok da parte di Camera e Senato sullo scostamento di bilancio da 8 miliardi, “un passo in avanti importante che ora dovrà essere rapidamente tradotto in un nuovo meccanismo per erogare i contributi a fondo perduto” ha sottolineato Claudio Corrarati, presidente di Cna. Il Parlamento ha accolto la richiesta dell’associazione degli artigiani di modificare i criteri per i ristori superando i codici Ateco e ampliare la moratoria fiscale.
“Diventa indispensabile adottare come criterio per acceder al contributo a fondo perduto il calo di fatturato, unico strumento che effettivamente fotografa l’andamento delle imprese - ha spiegato Corrarati -. In questa logica il riferimento non può essere limitato allo scorso mese di aprile ma dovrà tenere in considerazione un periodo più congruo, considerando la ciclicità di molti settori dell’economia. In questo modo si potranno sostenere tutte le aziende di filiera, e non solo quelle chiuse in base ai codici Ateco. Per ogni azienda, chiusa - conclude il presidente di Cna - ci sono almeno tre aziende artigiane e dei servizi che hanno meno lavoro”.