La solitudine del numero legale
Non si placano le polemiche per la mancata votazione al Senato della legge sulla cittadinanza, il cd. “ius soli temperato” già approvato dalla Camera. Una vicenda assai poco onorevole per il Parlamento italiano, ultimo atto di una legislatura difficile e oramai giunta agli sgoccioli. Sabato 23 dicembre, l'aula di Palazzo Madama ha fatto mancare il numero legale per mettere in discussione il disegno di legge che prevede di concedere la cittadinanza italiana alle persone nate in Italia o arrivate nel nostro paese da minorenni, in presenza di alcuni prerequisiti. All'appello risultavano assenti pressoché tutti i senatori del Centrodestra e del Movimento 5 Stelle, oltre a ben 29 senatori (su 89) del Partito Democratico, 3 (su 16) di Articolo Uno/MDP – compresa la relatrice del provvedimento Doris Lo Moro – e 2 senatori di Sinistra Italiana. Tra i senatori del Gruppo per le Autonomie, spiccano le assenze di Hans Berger e Karl Zeller (SVP) e di Franco Panizza (PATT), mentre non ha fatto mancare la sua presenza – e la sua netta posizione favorevole in materia – l'indipendente Francesco Palermo, al capolinea della sua esperienza politica.
Le destre: sciogliamo!
Come noto, il provvedimento era stato rinviato e poi “calendarizzato” per l'aula del Senato dopo l’approvazione della manovra di bilancio. Una scelta criticata duramente dalle sinistre, vista come una calendarizzazione “fittizzia”, prevedendo di fatto quanto poi accaduto. Il Governo aveva giustificato la scelta con i numeri insufficienti per l'approvazione della proposta. L’inizio della discussione è stato rimandato al 9 gennaio, ma le Camere saranno sciolte con tutta probabilità tra oggi e domani, 28 o 29 dicembre, per andare a elezioni i primi di marzo. La legge sullo ius soli non potrà così tornare in aula, né tantomeno essere approvata, in quanto la legislatura sarà già finita. Esultano soprattutto le destre: secondo il senatore Roberto Calderoli (Lega), che aveva richiesto al Presidente del Senato Piero Grasso la verifica del numero legale, lo ius soli è “colpito e affondato, morto e sepolto. Adesso basta, Mattarella non ascolti chi da sinistra lo tira per la giacchetta”.
Cuperlo & Manconi: scegliamo!
E ora si alza il coro di chi “tira per la giacchetta” il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per rinviare di due settimane lo scioglimento delle Camere onde consentire al Senato di discutere e votare il provvedimento. A lanciare un appello al segretario del PD Matteo Renzi e al premier Paolo Gentiloni è il leader della minoranza di sinistra nel partito Gianni Cuperlo: “Non può e non deve finire così. Con una conclusione che mortifica le ragioni del diritto e della democrazia. Quegli scranni vuoti al Senato nell'ultimo giorno utile, la fuga dei senatori 5 Stelle, quel brindisi leghista, il dispiacere profondo per quelle assenze di parlamentari del Pd, sono una immagine da cancellare”. Dello stesso avviso il senatore dem Luigi Manconi, presidente della Commissione per i Diritti umani, che chiede di prolungare la legislatura di due settimane: “Attribuisco la colpa per un verso alla destra che ha mobilitato la paura e per un altro verso al PD, perché quei 29 senatori assenti dicono che il Pd non ci credeva abbastanza”. Anche dai Radicali di Emma Bonino arriva la richiesta che il Colle non sciolga subito le Camere, per dare tempo al Senato di discutere la legge sulla cittadinanza.
Ius soli temperato, ius culturae
Il disegno di legge, ricordiamolo, introduce uno ius soli "temperato" con il diritto a ottenere la cittadinanza (prima dei 18 anni) per i figli nati in Italia da genitori immigrati, a condizione che almeno uno di loro sia in possesso del permesso di soggiorno permanente (se extracomunitari) o del permesso di lungo periodo (se cittadini comunitari), ovvero che sia residente nel nostro paese legalmente e continuativamente da almeno 5 anni. Inoltre può ottenere la cittadinanza, dietro dichiarazione di volontà, il minore nato in Italia da genitori stranieri, o arrivato prima dei 12 anni, quando abbia frequentato in Italia un percorso formativo per almeno 5 anni e superato un ciclo scolastico (ius culturae). Può richiederla anche chi entra tra i 12 e i 18 anni, risieda da almeno 6 anni in Italia e abbia concluso un ciclo scolastico (o di istruzione professionale) ottenendo un titolo di studio o una qualifica.