In Scozia, sospesi nel vuoto
Cinque appassionati della montagna, gli altoatesini esperti di Slackline Benjamin Kofler e Mattia Felicetti, e i trentini Thomas Monsorso, fotografo, Matteo Pavana, fotografo anche lui e videomaker, e Stefano Borgogno, factotum in questa avventura. Sono loro i componenti della squadra - tutti ragazzi tra i 27 e i 32 anni - che è partita alla volta della Scozia per raggiungere l’Old Man of Storr, un monolito di 55 metri, formatosi grazie all'erosione basaltica, che è il punto più alto di The Storr una montagna dell'isola di Skye, situata nella penisola di Trotternish. Luogo prescelto per tentare - e testimoniare poi con un cortometraggio dal titolo Slaintè (il cin cin gaelico) - un’impresa: camminare per 110 metri sospesi nel vuoto su una fettuccia larga due centimetri a una cinquantina di metri da terra.
È stata una delle poche occasioni in vita mia in cui mi sono sentito un privilegiato, mi sono sentito al posto giusto al momento giusto, come se fosse l’unica e ultima occasione per poter immortalare quello che stavo vivendo
“Mentre salivamo all’Old Man - racconta Matteo Pavana, autore del video, su YouTube - vedevo quella lunga fettuccia che sembrava tenere uniti quei pilastri pressoché immobili da centinaia e centinaia di anni. Il bel tempo aveva richiamato numerosi turisti che cercavano di capire l’utilità di quel ‘filo’, che cosa fosse, perché fosse lì. Più ci avvicinavamo più stavamo attenti che non ci fossero forze dell’ordine che volessero tenderci un’imboscata. Mi ero proiettato in una situazione che sentivo solamente nostra, una cosa che avevamo costruito per la sola voglia di farlo, per fare qualcosa di nostro insomma. Più il tempo trascorreva - prosegue - e più gli elementi iniziavano a fondersi in maniera armoniosa. In primis la luce che filtrava dalle nuvole e poi, sul far della sera, riscaldava tutto il visibile. Poi la camminata di Benni che rimane in equilibrio per quasi quindici minuti attraversando la linea in tutta la sua lunghezza. Poi la notte, che non arriva mai per via della nostra prossimità al polo, e la luna che gioca sopra le nostre teste. È stata una delle poche occasioni in vita mia in cui mi sono sentito un privilegiato, mi sono sentito al posto giusto al momento giusto, come se fosse l’unica e ultima occasione per poter immortalare quello che stavo vivendo”.