Culture | Arte e Design

"The Future", il vocabolario del futuro

La mostra, curata da un gruppo di studenti della Facoltà di Design e Arti, abbina una serie di parole, individuate come chiavi di lettura del tema, a delle installazioni
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Paura, spettacolo, casa, corpo, automazione, adattamento, eredità, dati: sono i concetti sui quali è imperniata la mostra “The Future”, curata e organizzata dagli studenti del corso di Comunicazione visiva della facoltà di Design e Arti della Libera Università di Bolzano, coordinato da Giorgio Camuffo, Hans Höger e Matteo Moretti. In calendario dal 26 al 27 gennaio, in occasione della "Diplorama", al pubblico sono state presentate una serie di installazioni originali realizzate durante il semestre, che offrono interrogativi o spunti su diverse sfide che ci attendono. “Il futuro non esiste come tale. Il futuro è adesso, qui e ora. Il futuro - spiegano i curatori - sono le possibilità che siamo capaci di immaginare, pensare, vedere. Il futuro è una proiezione. Il futuro è la possibilità di agire e cambiare. Ma il futuro può anche essere schiacciato sul presente fino a impedire il cambiamento. Nel mezzo dell’overload di informazioni e immagini e delle molteplici crisi del nuovo millennio, diventa sempre più difficile pensare la possibilità stessa di un futuro. Eppure compito del designer è precisamente occuparsi del futuro, renderlo pensabile, possibile e attuale”.

Dei robottini in movimento, una pista imprevedibile e con tanti vicoli ciechi, con la quale i visitatori possono interagire: è la rappresentazione del concetto di automazione di Ilaria Bonvicini ed Elena Loprieno. “Questa installazione vuole far riflettere sull’imperfezione dell’uomo - spiegano - per quanto l’umanità si sforzi di correggere la propria natura tramite continue innovazioni, la sua imperfezione non potrà che essere sempre trasferita alle macchine, nonostante queste stiano raggiungendo giorno dopo giorno un sempre più elevato livello di precisione”. Che cosa sia l’eredità, invece, Erica Ghioni e Sabrina Trevisan lo lasciano stabilire ai visitatori. Un bigliettino, tre domande: cos’è per te l’eredità? Lasciare ha un valore? Cosa verrà tramandato? Una volta riportata la propria idea sul post -it, questo va inserito in una pallina di plastica e lanciata in un cesto che all’occorrenza funge anche da distributore. Di lasciti. Coscienza, limite e protesi sono invece i tre pilastri della rappresentazione del corpo firmata da Francesco Bevilacqua e Marta Brevi: una sorta di altalena sorretta da un sistema di carrucole, un video che parte solo se si gira una manovella molto velocemente, un periscopio/maschera che permette di guardare un filmato su uno schermo che si trova molto più in alto di noi. “Questa installazione - chiariscono gli studenti - vuole far riflettere su come non sia possibile stabilire una separazione netta fra corpo e mente. La nostra percezione, e quindi la nostra forma mentis, deriva dai sensi e dalla limitatezza del corpo. Ha senso liquidare il corpo come elemento secondario del sistema uomo? Il cervello non è che un organo”. 

“Ogni nostro gesto è parte di un grande spettacolo di cui siamo partecipi”, spiegano invece Sofia Bresciani e Maria Teresa Scarabello, autrici dell’installazione sullo spettacolo. “Come rendere lo spettatore consapevole del suo ruolo e del suo agire? Cosa succede quando una persona si rende conto di essere parte di uno spettacolo?”. La risposta a queste domande sono delle maschere, rappresentative di diversi concetti sul tema, dalla privacy all’interazione. Il visitatore viene inviato a indossarle e porsi davanti ad uno specchio semiriflettente, con posizionata sul retro una webcam che registrerà le persone mentre provano le maschere. Il video viene poi riprodotto in diretta su un pc posto in un luogo a parte e permette ad altri visitatori di vedere lo “spettacolo”, del quale il visitatore è protagonista inconsapevole. “Tensione alle stelle per una valigia abbandonata”. “Barattolo misterioso”. “Terrore Isis”. È la rassegna stampa del sentimento che attualmente domina il nostro presente e probabilmente farà altrettanto in futuro: la paura. Lo spazio espositivo pensato e allestito da Andrea Lascala e Simone Melis rappresenta questa parola a 360 gradi: miniature di oggetti al centro di falsi “allarme bomba” in Italia nel mese successivo all’attacco di Parigi sono presentate come una cronologia delle segnalazioni. A comporre le pareti dello spazio, una raccolta di titoli di testate sul tema. “Questo progetto - spiegano - vuole stimolare una discussione su come la paura e l’allarme terrorismo si diffondano attraverso il sensazionalismo dei media, alterando la percezione della vita quotidiana”. Una tenda che diviene uno spazio di raccoglimento multireligioso, riconoscibile attraverso delle decorazioni che rappresentano i simboli delle diverse fedi, è invece l’installazione sull’adattamento di Eleonora Frattini e Alessia Santoro. “Adattarsi per noi significa convivere, mimetizzarsi, riconoscere gli altri come simili e tollerare le loro tradizioni o la loro religione evitando lo scontro. Un buon modello in questa direzione viene da alcuni luoghi di ritrovo che sono vere e proprie stanze di preghiera multi-religiose. Quando vi si entra, bisogna adattarsi alle loro norme perché è uno spazio comune”. 

Chiudono l’esposizione i due progetti, “A Piece of Soil/ A Piece of Soul” e “Donatori inconsapevoli di dati”: il primo, firmato da Stefania Rigoni e Camilla Valli, nasce con l’intento di indagare quale sia al giorno d’oggi il concetto di casa. In uno spazio costituito da un tappeto nero, cuscini bianchi e uno schermo sono state intervistate una trentina di persone di età, etnie e provenienze differenti, che hanno raccontato la loro storia, la loro casa e il loro rapporto con essa. Il secondo, una campagna pubblicitaria provocatoria, vuole invece far riflettere sulla condivisione e mercificazione di dati e informazioni personali. Un sito, www.donatorididati.com, promette una serie di gadget in cambio di dati personali. “Questo - raccontano i due autori Antonio Tommaso Di Cicco e Tommaso Gandini - inizialmente farà percepire un valore di scambio nel dato, ma si concluderà con un’email esplicativa di tutto il progetto”.