Referendum e Progetto Benko: a chi serve il polverone ?
Uno spettro si aggira per Bolzano. E' lo spettro del Referendum sul cosiddetto progetto Benko la cui sola eventualità, dopo il confuso ripensamento della SVP, ha causato fiumi di indignazione e di rabbia contro un'indistinta politica incapace di decidere, contro i costi della consultazione, persino contro il rischio che un imprenditore a caso possa determinare l'orientamento dei cittadini con faraoniche campagne promozionali (che peraltro sono già in atto da tempo e che, fino a questo momento, avevano scandalizzato solo noi e “pochi” altri...). Si è persino evocato l'infausto precedente del Referendum su Piazza della Pace proponendo uno scenario "noir" con la spaccatura tra quartieri “italiani” e “tedeschi”. Il mantra è assordante: si dece decidere, decida la Giunta, in fretta e senza tante storie. Il Sindaco, che , peraltro, voleva decidere frettolosamente a metà gennaio, dichiara, addirittura, dopo 24 ore di tempesta mediatica di prendere atto che “i bolzanini” non lo vorrebbero senza neanche un quarto d'ora di discussione in alcuna delle sedi che dovrebbero decidere. Sembrerebbe una sentenza già scritta e senza appello destinata a spianare definitivamente la strada al “geniale” imprenditore venuto da Nord (che sia condannato in via definitiva sembra interessare a troppo pochi). E se le cose non stessero affatto così ? La proposta di Referendum non nasce affatto dalla SVP, ma da alcune associazioni sociali e ambientaliste, poi riproposta dal sottoscritto e da altri consiglieri comunali. E non è affatto un Referendum sul progetto Benko tipo prendere o lasciare, alla fine di un iter amministrativo già concluso, come ha ipotizzato la SVP. Il Comune, se accettasse il Progetto Benko o quello Oberrauch mediante la procedura prevista dalle norme introdotte frettolosamente in Estate nella Legge Urbanistica, modificherebbe tutti i suoi piani programmatici che non prevedevano affatto un Centro Commerciale di quelle dimensioni in quell'area, l'edificazione del verde, l'aumento dei parcheggi a rotazione in Centro, l'accentuazione dello squilibrio verso il centro della Città. Inoltre, la concorrenza rispetto al progetto del riuso delle aree ferroviarie dismesse (che vale 5 volte tanto in termini finanziari rispetto alle cifre millantate dal “geniale” imprenditore...) è palese. Di fronte a questo eventuale stravolgimento storico e strategico rispetto a quello che la politica e le istituzioni avevano deciso e si erano impegnate a realizzare alle elezioni, è lecito che le cittadine e i cittadini possano dire, rispondendo a quesiti merito, se alcune di quelle impostazioni restano oppure no, e se preferiscono o no una forte regia pubblica del Piano di Riqualificazione Urbana ? Questa, dunque, era la "vera" proposta. Si tratta di cambiare la nostra Città in modo permanente in base a progetti mai presentati agli elettori e a regole ad hoc frettolosamente introdotte in corso d'opera. Se non si ritiene legittimo il ricorso al voto referendario su problemi come questi, mi chiedo, quando mai lo sarà ? La verità è che si ha paura di rimettere al centro in modo trasparente i contenuti veri di un progetto e quindi, di svelarne, finalmente, tutti gli aspetti. Da notare, infine, che le norme fatte ad hoc per accelerare i tempi e favorire il progetto di Benko sono risultate tecnicamente inapplicabili su punti fondamentali e che sia il suo progetto che quello di Oberrauch presentano una serie di punti molto negativi (anche sul piano economico, sociale e occupazionale) sui quali fino ad ora si è preferito sorvolare. Non è vero che le alternative non ci fossero e non ci siano. Sono agli atti del Consiglio Comunale e di quello Provinciale da ben prima che spuntasse Benko. E non è vero che non siano economicamente sostenibili e che non ci siano risorse pubbliche e private disponibili. Per far partire il progetto relativo all'areale elaborato da Podrecca, per esempio, basterebbero i soldi di mezza circonvallazione per una decina d'anni, peraltro con prospettive concrete di ritorno degli investimenti. Si vuole evitare il referendum ? Bene! Allora si cominci a rivedere le norme “truccate” della legge urbanistica, si fissino regole eque e, soprattutto, si affidi ad ARBO (la società pubblica Provincia, Comune RFI che si occupa del progetto del riuso dell'areale ferroviario) anche il Piano di Riqualificazione ( e la gestione delle aree pubbliche interessate) dell'area Via Garibaldi, Via Perathoner, Via Alto Adige, ovviamente in rapporto con i privati interessati. Altre città hanno fatto scelte analoghe e non se ne sono pentite. Non ci metteremo di più e sbloccheremo la Città mettendo al centro l'interesse pubblico, quello vero.
Consigliere Comunale Guido Margheri (Alto Adige 28 marzo 2014)