Culture | Intervista/Mostra

Invisibile agli occhi degli altoatesini

Attraverso immagini e ricerche, "Durchgangsland – Terra di passaggio" svela il lato meno noto del cantiere del BBT: la quotidianità dei lavoratori, i villaggi temporanei e l’impatto di un’opera colossale che resta quasi invisibile nel dibattito pubblico.
Francesca Cirilli
Foto: Seehauserfoto
  • Francesca Cirilli è una fotografa che esplora il rapporto tra spazio, ambiente e abitare. Nei suoi progetti emergono temi legati alle dinamiche politiche, sociali e culturali che influenzano il modo in cui viviamo e ci relazioniamo con il territorio.

    Oltre alla ricerca fotografica, lavora come freelance per istituzioni culturali, insegna in scuole d’arte e accademie ed è cofondatrice di JEST, uno spazio non-profit a Torino dedicato alla fotografia contemporanea.

    Dalla fotografia alla ricerca sul territorio, Francesca Cirilli ha fatto dell’osservazione dello spazio e delle sue trasformazioni il cuore del suo lavoro. E proprio questo sguardo l’ha portata in Südtirol - Alto Adige per Durchgangsland – Terra di passaggio, un progetto nato da una residenza artistica svoltasi nella Valle dell’Isarco, tra Fortezza e Mules. Qui, tra cantieri, infrastrutture imponenti e un paesaggio di transito, ha documentato un mondo poco raccontato: quello delle vite sospese che ruotano attorno alla costruzione del tunnel ferroviario del Brennero, la galleria più lunga del mondo.

    Ne abbiamo parlato con lei.

  • Villagi temporanei: Non solo per chi vorrebbe scalare una vertice pericolosa, ma anche per chi vorrebbe scavare sotto le montagne serve un campo base. Foto: Francesca Cirilli
  • SALTO: In che contesto nasce il progetto Terra di Passaggio e quali sono state le ispirazioni iniziali?

    Francesca Cirilli: La mostra Terra di Passaggio nasce su invito del curatore Stefano Riba e di Foto Forum, spazio espositivo dedicato alla fotografia a Bolzano e si è sviluppata attraverso una serie di residenze artistiche nella Valle Isarco nel corso del 2024.

    L’idea della mostra ruota attorno al cantiere del tunnel di base del Brennero (BBT), un’opera infrastrutturale imponente, per lo più sotterranea e quindi solo parzialmente visibile. Durante il lavoro di ricerca abbiamo conosciuto una realtà molto particolare, quella dei campi base, ovvero i villaggi temporanei in cui vivono i lavoratori legati alla costruzione del tunnel.

    Nel tratto di circa 15 chilometri tra Fortezza e Mules, dove si trova anche l’ingresso principale al cantiere, sono presenti tre di questi villaggi, costituiti essenzialmente da container abitativi. La maggior parte degli operai proviene dal sud Italia: si tratta di lavoratori specializzati che conducono vite “nomadi”, spostandosi di cantiere in cantiere. Avendo spesso affrontato nei miei progetti il tema dell’abitare e della relazione con il territorio, Stefano Riba ha pensato di coinvolgermi in questa ricerca, che abbiamo poi condotto insieme.

  • Ha Ha Hai Heimat: Questa poesia di N.C. Kaser non ha trovato spazio all'interno della mostra, bensì nel catalogo. Foto: Francesca Cirilli

    Com’è strutturata la mostra?

    La mostra si articola in due filoni principali. Il primo è una ricerca sulla Valle Isarco come terra di passaggio, concetto che ha ispirato il titolo della mostra. L’espressione è tratta da una poesia del poeta altoatesino Norbert C. Kaser, che abbiamo scoperto incisa su un muro di un locale della valle. Questo territorio ha una natura ambigua: è un luogo di transito e di frontiera, ma anche un’area segnata dalla presenza di infrastrutture che definiscono il paesaggio e inevitabilmente, la vita delle persone.

    Nella mostra sono presenti immagini che documentano la stratificazione storica della valle, un territorio attraversato da flussi migratori e infrastrutture sin dall’epoca romana! Qui infatti sono state trovate tracce di una strada romana e della stele del dio Mitra, portata da lavoratori di altre regioni dell’Impero. Lo stesso fenomeno si è ripetuto con la costruzione del forte di Fortezza nell’Ottocento, della ferrovia, dell’autostrada e della diga: ogni grande opera ha richiesto l’arrivo di migliaia di lavoratori, che hanno momentaneamente abitato il territorio in strutture temporanee simili agli attuali campi base.

    Il cuore della mostra è dedicato al presente e al cantiere del BBT, con un focus sulle conseguenze di questa infrastruttura sul territorio e sui lavoratori. Pur essendo un progetto enorme, il cantiere rimane invisibile agli occhi degli alto atesini: è un mondo sotterraneo, separato dal contesto esterno, direi affascinante ma anche molto alienante. Centinaia di persone lavorano in questo spazio da anni, vivendo una loro quotidianità scandita da turni.

  • In bocca al tunnel: Cosa vuol dire vivere in un spazio, cosa passarne? La mostra ci regala uno sguardo spazzi visti da poche persone. Foto: Francesca Cirilli

    Viene spontaneo chiederle se il suo lavoro ci racconta qualcosa sulle condizioni di vita e di lavoro degli operai…

    Ho deciso di concentrarmi sullo “stare” e sull’ “abitare” dei lavoratori: segni del loro passaggio e del modo in cui abitano questi luoghi temporanei. I campi base, nonostante la loro provvisorietà, ospitano alcuni operai per periodi anche molto lunghi, fino a otto o dieci anni. La mia ricerca ha esplorato anche gli spazi comuni – mense, bar e luoghi di ritrovo – e le stanze private osservando come ciascun lavoratore tenti di ricreare un senso di casa in un ambiente così transitorio.

    Abbiamo scelto di non includere ritratti diretti dei lavoratori. Durante il processo creativo mi è capitato di scattare ritratti ma ho preferito non inserirli in mostra per evitare un approccio troppo “voyeuristico” alla tematica. Il mio lavoro non è giornalistico, si basa su un linguaggio più evocativo, fatto di suggestioni e dettagli. Attraverso le immagini, lo spettatore può cogliere le tracce di chi abita questi spazi: piccoli segni della loro presenza, oggetti, atmosfere. L’obiettivo era raccontare non le singole storie personali, ma i processi e le condizioni di vita collettive - nel rispetto dei singoli e dell’intimità dei loro alloggi.

    Terra di Passaggio vorrebbe essere un omaggio ai lavoratori che costruiscono questa infrastruttura, destinata a diventare parte della nostra quotidianità. Un domani, viaggeremo attraverso il tunnel a 200 km/h senza soffermarci a pensare a chi l’ha realizzato, a quanti anni ci sono voluti. Questo lavoro cerca di restituire attenzione a quei luoghi e a quelle vite spesso invisibili, che esistono dietro alle grandi opere che attraversiamo senza accorgercene.

  • Per quanto riguarda il fatidico tunnel… se ne parla pochissimo, com’è possibile che un progetto così imponente rimanga quasi invisibile nel dibattito pubblico?

    In Alto Adige, della costruzione del tunnel di base del Brennero si parla pochissimo, il progetto è praticamente invisibile.

    Quando Stefano mi ha proposto il progetto, mi ha detto: "È comunque la costruzione del tunnel ferroviario più lungo del mondo, almeno così viene presentato". Eppure quasi nessuno sembra interessarsene e questo è molto curioso. Io stessa non ne avevo idea e anche qui in Alto Adige, al di fuori di Fortezza, quasi nessuno ne parla. Certo, chi vive a Fortezza ne è consapevole, ma parliamo di un paese molto piccolo.  Ne avevano parlato anche in relazione ad un possibile ritorno economico per la comunità… ma in realtà l’impatto economico locale del cantiere è minimo: gli operai vivono nei campi base, mangiano in mensa, comprano giusto qualche prodotto nei supermercati, ma non hanno una vera vita sociale nel territorio. Fanno turni di dodici ore e nei giorni liberi tornano a casa. Non c’è un rapporto significativo con la comunità locale.

    Dal punto di vista geografico, la Valle Isarco è un territorio molto particolare: poco abitato, più una zona di transito che una meta turistica - soprattutto se messa a paragone con altre località sudtirolesi. Escludendo Fortezza, non attira molti visitatori. È un posto strano, in cui il cantiere si sviluppa quasi senza lasciare traccia nel discorso pubblico.

    Tornando al discorso tunnel, il nostro lavoro non ha avuto un intento di denuncia: io stessa non mi sentivo nella posizione di esprimere un giudizio critico approfondito. So che il No Tav in Val di Susa è una questione complessa, e anche se ho una mia opinione, so che non è tutto bianco o nero. Lo stesso vale per la costruzione del BBT: non avevo abbastanza elementi per valutare tutte le implicazioni, ma osservando la situazione ho cercato di raccogliere spunti di riflessione.

    Durante la talk organizzata all’inaugurazione della mostra, una delle questioni emerse è che il cantiere potrebbe effettivamente ridurre il traffico autostradale; ci sono stati meno espropri rispetto al progetto della Torino-Lione e sembra che ci siano meno rischi ambientali legati a falde acquifere o materiali pericolosi come l’amianto. Qualcuno ha anche sottolineato che in Alto Adige si evita spesso il conflitto: ci sono meno proteste rispetto ad altre regioni. Insomma, la situazione è complessa e ha molti lati, va valutata attentamente.

  • Omaggio: „Terra di Passaggio vorrebbe essere un omaggio ai lavoratori che costruiscono questa infrastruttura, destinata a diventare parte della nostra quotidianità.“ Foto: Francesca Cirilli
  • Che impressione le ha lasciato questa dimensione geografica, lavorativa (e abitativa) così particolare?

    Noi abbiamo cercato semplicemente di osservare e documentare, senza spingere su una posizione polemica. Tuttavia, le condizioni abitative degli operai lasciano un forte impatto visivo: vivono in container, cubi metallici in cui ci sono solo un letto, una scrivania, una sedia e un bagno di pochi metri quadrati. Sono ambienti angusti, sebbene siano a norma e le imprese di pulizia garantiscano un minimo di decoro. Ma rimane comunque una situazione alienante, che fa riflettere più in generale sul modello di sviluppo in cui viviamo.

    Parlando con gli operai, emerge un atteggiamento di accettazione: chi lavora nel cantiere sa che fa parte del "pacchetto lavoro". Come ho già detto, molti vengono dal sud Italia e scelgono questo mestiere perché garantisce uno stipendio migliore rispetto a molte alternative locali. Il lavoro è duro, ma non emergono denunce di ingiustizie particolari, se non quelle sistemiche legate alla transitorietà di questo tipo di occupazione.

    Il cantiere coinvolge poi molte figure oltre ai minatori che scavano il tunnel: ci sono elettricisti, addetti alla manutenzione dei campi base, personale della mensa, insomma… è a tutti gli effetti un microcosmo di lavoratori. Che pur vivendo in Alto Adige per anni, rimangono quasi invisibili agli occhi della popolazione locale.

  • La mostra Durchgangsland – Terra di passaggio sarà visitabile dal 12 marzo al 26 aprile 2025 presso Foto Forum a Bolzano.

Bild
Profile picture for user Martin Ausserdorfer
Martin Ausserdorfer Fri, 03/28/2025 - 23:13

In Bezug auf die im Text durch eine persönliche Meinung suggerierte Nichteinbeziehung der Öffentlichkeit möchte ich darauf hinweisen, dass allein im BBT-Infopoint in den vergangenen Jahren rd. 225.000 Besucher gezählt wurden – ganz zu schweigen von den unzähligen Abendveranstaltungen in den verschiedenen Projektgemeinden zwischen Brenner und Salurn, sei es in Gemeindesälen, Kultursälen, Feuerwehrhallen, Bars oder anderen Veranstaltungsorten.

Zusammenfassend lässt sich sagen, dass gerade durch die intensive Einbeziehung der Bevölkerung, sowie durch transparente und klare Information die Situation hier im Vergleich zu anderen Regionen ruhig ist. Und das ist gut so – genau das wünschen sich die Menschen.

Fri, 03/28/2025 - 23:13 Permalink
Bild
Profile picture for user pérvasion
pérvasion Sat, 03/29/2025 - 06:27

»Dal punto di vista geografico, la Valle Isarco è un territorio molto particolare: poco abitato, più una zona di transito che una meta turistica - soprattutto se messa a paragone con altre località sudtirolesi. Escludendo Fortezza, non attira molti visitatori.«

Sehr intensiv scheint sich Frau Cirilli mit dem Land ja nicht auseinandergesetzt zu haben.

Sat, 03/29/2025 - 06:27 Permalink