Chronicle | senza dimora

Quale prospettiva?

Dopo le richieste delle associazioni, il comune di Bolzano proroga la chiusura del dormitorio per senza dimora Ex Alimarket. Un’azione necessaria ma che da sola non basta
ex alimarket dormitorio
Foto: Alessio Giordano

La Giunta comunale di Bolzano ha deciso di prorogare di un mese la chiusura della struttura di accoglienza notturna per senza dimora ex Alimarket, in Via Gobetti.
Deficitaria nei servizi, problematica e dispendiosa nella sua gestione, la struttura a bassa soglia rappresenta in ogni caso l’unica possibilità per molti di dormire con un tetto sopra la testa. Sono diverse decine le persone che all’Alimarket trovano riparo, dai richiedenti asilo che la Provincia non accoglie nei CAS ai lavoratori esclusi dal mercato immobiliare, ma anche persone con estreme fragilità che per la loro condizione avrebbero diritto ad essere inserite in una struttura protetta.
Il capoluogo e gli altri comuni della Provincia hanno aumentato l’offerta di posti letto a seguito della tragica, quanto annunciata, morte di Mostafa, il diciannovenne egiziano morto assiderato dopo una notte passata all’addiaccio.
L’Azienda Servizi Sociali di Bolzano nel mese di aprile risultava avere in carico circa 130 persone. Altre decine, risultano ospitate nelle strutture di Appiano, Merano e Bressanone, tuttora a rischio chiusura con tutte le conseguenze sanitarie e sociali che ne possono conseguire.

 

Poche settimane prima, una lettera firmata da oltre cento persone si appellava alle istituzioni  per chiedere l’apertura annuale delle strutture cosiddette in “Emergenza freddo”, il superamento dell’accoglienza in capannoni e container e l’avvio di un percorso abitativo di piccole comunità di persone in alloggi comunali e provinciali e la costituzione di un tavolo di lavoro tra istituzioni, associazioni e rappresentanti delle categorie agricole e alberghiere per discutere l’offerta di alloggio con possibilità di residenza anagrafica ai lavoratori che operano nei settori.
La decisione di proroga è arrivata dopo settimane di discussione all’interno della giunta, che non voleva replicare l’esempio dell’ex Comini: se la struttura dovesse rimanere aperta tutto l'anno, sono i timori dell’amministrazione, in autunno si sarebbe dovuta individuare una nuova struttura per far fronte a ulteriori casi rimasti fuori dal sistema accoglienza.

Una pratica che non ho mai condiviso, che porta solo disagio e sofferenze alle famiglie

Lo slittamento della chiusura del dormitorio, spiega l’assessora Chiara Rabini, è funzionale anche all’espletamento da parte della Provincia delle procedure necessarie all’inserimento delle persone richiedenti protezione internazionale nelle strutture di accoglienza straordinaria: “Tra i richiedenti asilo accolti nei dormitori cittadini  anche numerosi padri separati temporaneamente dalle loro famiglie (mogli e figli) e che attendono mesi prima di riunirsi in occasione dell’accoglienza in un CAS provinciale - sottolinea Rabini –. Una pratica che non ho mai condiviso, che porta solo disagio e sofferenze alle famiglie e che auspico venga presto abolita per un sistema di accoglienza nella nostra città sempre più ordinario e umano”.

Prorogare di 30 giorni la chiusura della struttura ex Alimarket rappresenta la classica via altoatesina della perenne emergenza

Critica invece l’Associazione Bozen Solidale, che sostiene di avere davanti un copione già scritto e denuncia la mancanza di prospettiva: “Prorogare di 30 giorni la chiusura della struttura ex Alimarket rappresenta la classica via altoatesina della perenne emergenza. Zero progetti abitativi, zero progetti di inclusione sociale – sostengono gli attivisti –. Le istituzioni provinciali sono completamente indifferenti alle sorti di decine di persone che ritorneranno per strada con conseguenze sociali purtroppo prevedibili. La politica del "nessuno dormirà più fuori", messa in atto dopo la morte di Mostafa, è durata appena qualche mese. Accoglienti con milioni di turisti e respingenti verso poche centinaia di persone senza fissa dimora”.