Chronicle | Elezioni comunali

Flop a 5 stelle

Si afferma il centrosinistra e crolla il Movimento di Beppe Grillo. Ma il 40% degli italiani che avrebbero potuto votare rimane a casa. Si andrà al secondo turno (il 9-10 giugno) a Roma, Ancona, Avellino, Barletta, Brescia, Imperia, Lodi, Siena, Treviso, Viterbo.

In tutti i 15 comuni nei quali si è votato, candidati e liste del centrosinistra s’impongono al primo turno (Brescia, Imperia, Viterbo e Treviso finora erano amministrate dal centrodestra). In quattro città (Massa, Vicenza, Pisa e Sondrio) non ci sarà neppure bisogno di andare al ballottaggio. E quasi ovunque il movimento di Beppe Grillo vede ridursi il consenso che aveva conquistato solo pochi mesi fa alle politiche. Sono questi i dati salienti emersi dalle elezioni di ieri, insieme a quello dell’astensionismo (a Roma ha votato soltanto il 52% degli aventi diritto, mentre su base nazionale si è arrivati al 62%). Nella capitale ci sarà il ballottaggio tra l’ex senatore del Pd, Ignazio Marino (aggiudicatosi quasi il 43% dei consensi), e il sindaco uscente, Gianni Alemanno (rimasto al 30%).

Come detto, però, l’argomento più dibattuto è senza dubbio la sconfitta di Beppe Grillo. Alle 18:55 di ieri, Marcello De Vito, il candidato del Movimento 5 Stelle alle comunali di Roma, dichiarava: “Le proiezioni ci danno tra il 13 per cento e il 14 per cento [raggiungerà poi il 12, 43 ndr], non pensiamo che sia giusto confrontare questi dati con i dati nazionali. Alle regionali abbiamo preso il 16 per cento, quindi c’è un calo, ammesso che le proiezioni siano confermate. Le altre coalizioni hanno messo in campo una forza economica e mediatica molto forte, ciononostante abbiamo preso il 14 per cento. Si tratta di percentuali che prendeva il Partito socialista o Alleanza nazionale. Non è un risultato da poco. Non ci sembra un risultato negativo, entriamo in consiglio comunale, faremo opposizione responsabile e seria”.

Si potrebbe partire da queste affermazioni per tirare le somme, ovviamente provvisorie, su ciò che è accaduto. La spiegazione consiste certamente nella differenza che separa una consultazione su base nazionale da quella centrata su dinamiche più ristrette, senza dimenticare che può senz’altro avere inciso anche l’appannamento derivante dai primi mesi di permanenza nel Parlamento o persino la parziale delusione legata all’amministrazione di alcune città già conquistate (per esempio Parma).

Commentando a caldo i primi risultati, Maria Teresa Fortini ha rilasciato la seguente dichiarazione: “Un movimento che prende il 12% dei voti non è poco. Indubbiamente le elezioni locali sono diverse dalle politiche per almeno due motivi: per prima cosa si tratta di consultazioni molto più legate a temi e personaggi locali; secondariamente ci sono dinamiche di scambi e favori molto più forti. Indubbiamente il Movimento paga lo scotto dell’entrata in Parlamento: c’era e c’è tanta speranza di cambiamento nel voto nazionale al Movimento, molti avranno creduto che in pochi giorni fosse possibile fare una rivoluzione. Ma non è così semplice, anche se i cittadini parlamentari stanno facendo grandi cose, spesso non riprese dalla stampa, molto più attenta al gossip e ai comizi di Grillo che al lavoro in Parlamento. Ora dobbiamo riflettere sull’aumento vistoso dell’astensionismo e sul perché questi cittadini, che hanno voluto esprimere un distacco dall’attuale politica, non abbiano visto nel Movimento un punto di riferimento”.