Politics | Coraggio civile: i testimoni

Il partigiano Giorgio Marincola, saltatore di muri ed esploratore di frontiere

Per il sociologo Adel Jabbar la figura del partigiano con sangue somalo è da valorizzare anche per lotta di tipo personale da lui portata avanti per riconoscimento della propria dignità. Nel 1943 Marincola venne ucciso dai soldati tedeschi in val di Fiemme.

Nella terra che ha conosciuto l’azione e il pensiero di Alexander Langer, tenere viva la memoria di Giorgio Marincola, giovane partigiano di origine somala imprigionato nel lager di Bolzano e ucciso da soldati tedeschi a Stramentizzo in Val di Fiemme, sarebbe importante in quanto si presta in modo particolare a rappresentare la figura del 'saltatore di muri' e 'esploratore di frontiere' auspicata da Langer. 

Marincola, nato nel 1923 da madre somala di nome Askhirò Hassan, e padre italiano in servizio come militare di carriera dell’esercito in Somalia, Giuseppe Marincola, raggiunse l’Italia insieme al padre solo nel 1926. Venne affidato allo zio paterno, con il quale passo i suoi primi anni d’infanzia a Pizzo Calabro. Si trasferì poi nella casa paterna a Roma all’età di 10 anni. Fu soprattutto durante gli anni del liceo nella capitale che acquisì una consapevolezza politica, grazie in particolar modo alla figura del suo professore di storia e filosofia, Pilo Albertelli, militante del Partito d’Azione e una delle vittime delle Fosse Ardeatine. Inoltre risulta dagli appunti di Giorgio Marincola di quell’epoca che il giovane fu particolarmente attratto anche dal pensiero di Benedetto Croce, in quanto sottolineò ripetutamente l’importanza dei concetti di uguaglianza e libertà. Va tenuto presente che la maturazione della sua presa di coscienza avvenne nel periodo in cui la propaganda razzista del regime dominava tutti gli ambiti della società. Va da se che Marincola, quale figlio del meticciato, fosse bersaglio costante di questa propaganda discriminatoria e criminalizzante. 
Nel ’43 infine il giovane Marincola decise di aderire alle formazioni partigiane legate al Partito d’Azione ed entrò così in clandestinità. Questa scelta di resistenza rappresenta a mio parere da un lato una lotta di tipo politico finalizzata al cambio di regime e l’instaurazione di un nuovo modello democratico, dall’altro è una lotta di tipo personale per il riconoscimento della propria dignità, negatagli per le sue caratteristiche fisiche che non corrispondevano ai parametri del regime di allora. In questo senso la scelta di Marincola va letta soprattutto come una scelta valoriale universale più che come una scelta di adesione ad una specifica appartenenza territoriale o nazionalistica. Di fatto quindi le sue azioni possono essere considerate come quelle di un “saltatore di muri” e “esploratore di frontiere” secondo l’idea di Langer.