Politics | La crisi

Tutto da rifare

Governo, salta Conte, M5s e FdI evocano impeachment per Mattarella. Cottarelli convocato al Quirinale. Fraccaro: “Stop ai Diktat”. Svp: “Rispetto per il Capo dello Stato”
Mattarella, Sergio
Foto: upi

L’Italia torna mestamente nel cul de sac in cui si è infilata dal 5 marzo, giorno dopo le elezioni politiche. Il clamoroso colpo di scena arriva ieri sera, domenica 27 maggio. Il governo sostenuto da M5s e Lega non s’ha da fare. La Terza Repubblica non ci sarà. Giuseppe Conte, dopo 4 giorni da premier in pectore, rinuncia all’incarico di presidente del Consiglio, il motivo: l’indicazione di Paolo Savona al dicastero dell’Economia, presente nella lista dei ministri sottoposta dallo stesso Conte al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Il Capo dello Stato non può subire imposizioni. Ho chiesto per il ministero dell'Economia l'indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, coerente con il programma. Che non sia visto come sostenitore di una linea più volte manifestata che potrebbe provocare l'uscita dell'Italia dall'euro. La designazione del ministro dell'economia costituisce sempre un messaggio immediato per gli operatori economici e finanziari, ho chiesto per quel ministero l'indicazione di un autorevole esponente politico della maggioranza, che al di là della stima e della considerazione della persona non sia visto come sostenitore di linee che potrebbe provocare la fuoriuscita dell’Italia dall'euro, cosa differente dal cambiare l'Ue in meglio dal punto di vista italiano. A fronte di questa mia sollecitazione ho constatato con rammarico indisponibilità a ogni altra soluzione, e il presidente del consiglio incaricato ha rimesso il mandato”. Questo un passaggio del discorso di Mattarella (qui il testo integrale) al Colle dopo la “resa” di Conte. Il Presidente della Repubblica ha convocato al Quirinale per oggi, in mattinata, Carlo Cottarelli, l'ex commissario alla spesa pubblica durante il governo Letta, incarico per il quale si guadagnò il soprannome di “Mister Forbici”.

 

 

Pro e contro Mattarella

 

I leader di 5 stelle e Fratelli d’Italia, rispettivamente Luigi Di Maio e Giorgia Meloni chiedono ora l’impeachment per Mattarella. “Impeachment? Di questo non parlo. Sono profondamente incazzato che dopo settimane di lavoro in mezz'ora ci hanno detto che questo governo non doveva nascere”, scrive Matteo Salvini, numero uno della Lega, “il governo del cambiamento non poteva nascere, i Signori dello Spread e delle banche, i ministri di Berlino, di Parigi e di Bruxelles non erano d’accordo”.

Anche il deputato trentino Riccardo Fraccaro, che era stato proposto come futuro titolare del ministero per i Rapporti col Parlamento e per la democrazia diretta, si sfoga su Facebook:

 

 

In una nota la presidente del Gruppo per le Autonomie del Senato Julia Unterberger (Svp), esprime, a nome della compagine, “la massima solidarietà al Presidente Mattarella. In questo passaggio così delicato sta svolgendo il suo ruolo in maniera ineccepibile, nel pieno rispetto delle sue prerogative e dei principi costituzionali. Proviamo sgomento per quelli che, in questi minuti, stanno parlando di impeachment. Siamo vicini al Presidente anche dal punto di vista umano. Nessuno può pensare di calpestare le istituzioni e la Costituzione del Paese. Ci vuole rispetto e senso di responsabilità”.

Sulla stessa linea la collega di partito Renate Gebhard, vicepresidente del Gruppo Misto e coordinatore della componente “Minoranze Linguistiche” della Camera: “Il Presidente della Repubblica ha operato nel pieno rispetto delle proprie prerogative costituzionali, che non sono e non possono essere negoziabili e oggetto di attacchi politici strumentali”. 

“Il Presidente della Repubblica ha posto in essere tutte le condizioni possibili per consentire la formazione del governo, come proposto dalla Lega e dai Cinque Stelle, anche attendendo che fossero superate le rispettive contrapposizioni sulla Presidenza del Consiglio. Chi oggi parla di veti deve riflettere sulle propria volontà, nella composizione del governo, di imporre al Capo dello Stato ciò che ad egli non può essere imposto”, così Gebhard che insiste, rinnovando il sostegno a Mattarella, sulla irrinunciabilità della collocazione europea e della difesa dei conti pubblici dell’Italia. Nel frattempo si affaccia l'ipotesi di un ritorno alle urne il 9 settembre.