Una Stanza tutta per sé
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Una stanza arredata in modo accogliente e neutrale, dedicata all’ascolto protetto delle persone vittime di violenza che si rivolgono alla polizia, è attiva dal 1 dicembre scorso anche all'interno della Questura di Bolzano. Al momento sono quattro le Stanze tutte per sé nel territorio provinciale. Oltre a quella presente nella Questura del capoluogo e intitolata recentemente alla memoria dell'Ispettore capo della Polizia di Stato Mario Morgavi, le altre sono allestite da più tempo anche a Merano, Brunico e Laives, nelle rispettive Stazioni dei Carabinieri. Tranne quella di Laives, realizzata in collaborazione con il Comune di Laives, le altre Stanze tutte per sé, sono nate nell'ambito di un progetto presente su tutto il territorio nazionale, sostenuto dai vari Club locali dell’associazione Soroptimist International sulla base di un protocollo sottoscritto rispettivamente con l’Arma dei Carabinieri e con la Polizia di Stato.
La cronaca continua a registrare con insopportabile frequenza episodi di violenza di genere. Dal 1 gennaio 2024 il Questore di Bolzano ha emesso complessivi 21 Ammonimenti per la tipologia di reati: violenza di genere, violenza in famiglia, atti persecutori, in tutta la Provincia di Bolzano, a seguito di denunce o d’ufficio [dati aggiornati al 22 maggio 2024 ndr]. Il Questore Paolo Sartori osserva che "Nonostante quello che si pensa, i reati contro il patrimonio, ovvero furti, scippi e rapine, sono in calo. C'è invece un forte incremento di casi di reati contro la persona. Le nostre pattuglie sono chiamate ad intervenire in situazioni di criticità e di violenza spesso per futili motivi anche quattro voltre al giorno, e in media almeno una volta ogni due giorni in famiglia". Solo nella Stanza allestita all’interno della Questura di Bolzano si sono tenute dall’inaugurazione il 1 dicembre 2023 ad ora [22 maggio 2024 ndr] 74 audizioni di persone vittime di violenza, che comprendono però non solo le donne, ma anche i minori e non sempre si concludono con una denuncia.
Con un protocollo d'intesa le Forze dell’Ordine inoltre agiscono in rete con la Ripartizione Provinciale Politiche sociali, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige e i Centri antiviolenza del Servizio "Casa delle donne" per offrire un percorso protetto per le donne in situazione di violenza. Dell’uso della Stanza, della collaborazione delle Forze dell’Ordine con i Centri antiviolenza, dei dettagli del Protocollo Erika e delle strategie in atto per contrastare la violenza di genere ha parlato con SALTO Silvia Mulargia, psicologa della Polizia di Stato, da vent’anni presso la Questura di Bolzano.
SALTO: In cosa consiste il Protocollo Erika sottoscritto con altre istituzioni della Provincia e in particolare con i Centri antiviolenza, e come viene applicato in pratica?
Silvia Mulargia: Il protocollo Erika firmato il 9.12.2020 è un Protocollo d’intesa per il soccorso e l’assistenza sociosanitaria alle donne vittime di violenza. L’obiettivo è quello di garantire e migliorare la loro accoglienza all’interno del pronto soccorso degli ospedali di Bolzano e provincia. Oltre all’assistenza sanitaria, garantita dall’Azienda sanitaria dell’Alto Adige, fondamentale è il contributo della Polizia di Stato [e delle altre Forze dell'Ordine ndr] per l’avvio delle attività di indagine e supporto alle donne vittime di violenza di genere o violenza domestica. Importante è il contributo e collaborazione costante e continua dei Centri antiviolenza presenti sul territorio ed anche il coinvolgimento della Ripartizione Provinciale per le politiche sociali.
La finalità del Protocollo d’intesa è dunque quella di fornire alle donne e minori vittime vulnerabili di reati, risposte immediate alle situazioni di violenza attraverso l’attivazione concreta dei servizi coinvolti. -
In che modo le Forze dell'Ordine collaborano con i Centri antiviolenza in Provincia?
La Questura di Bolzano ha al suo interno una sezione della Squadra mobile che si occupa, da decenni, di reati contro la persona. Negli anni, il personale afferente a questa sezione, si è specializzato e formato costantemente anche in sinergia e in collaborazione con i Centri antiviolenza presenti sul territorio. Questo ha contribuito a fare rete per meglio definire le strategie, le azioni e gli interventi integrati per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere.
Per le donne vittime di violenza di genere o violenza domestica o stalking, attualmente la legislazione italiana non prevede, nella fase investigativa, la presenta dello psicologo per l’ascolto in modalità protetta.
In quali casi è previsto il coinvolgimento di una psicologa o di uno psicologo della Polizia di Stato nell’audizione di persone vittime di violenza?
In Italia abbiamo la Legge 172 del 2012 dove sono state apportate importanti modifiche al codice penale e al codice di procedura penale. Nello specifico: durante la fase investigativa (S.I.T. ossia Sommarie informazione testimoniali) la Polizia giudiziaria o l’Autorità giudiziaria (PM) quando devono procedere all’escussione di un minore, presunta vittima o testimone di reato, devono avvalersi di uno psicologo o neuropsichiatra infantile. L’ascolto investigativo ha una duplice esigenza, da un lato fare emergere la verità fattuale e dall’altro raccogliere il maggior numero di informazioni con attenzione, sia in qualità che quantità, cercando di minimizzare le fonti di stress per il minore ed evitare la vittimizzazione secondaria ossia rivivere il trauma in un contesto non tutelante, con la conduzione di un’intervista priva di ascolto empatico e comprensione adeguata. Inoltre ha la finalità di intervenire tempestivamente per interrompere eventuali abusi e attivare interventi di protezione per il minore. Per le donne vittime di violenza di genere o violenza domestica o stalking, attualmente la legislazione italiana non prevede, nella fase investigativa, la presenta dello psicologo per l’ascolto in modalità protetta. Tuttavia la squadra mobile della questura di Bolzano si avvale della mia presenza e fattiva collaborazione soprattutto nei casi complessi e traumatici.
In che modo riesce a sostenere la vittima di violenza quando questa si presenta in Questura?
Accogliere una donna che ha subito violenza impone non solo capacità professionale ma anche capacità relazionale, empatia e sensibilità. È necessario supportare e ascoltare senza pregiudizi, offrendo fiducia e comprensione. Non sempre la donna che ha subito e forse sta subendo violenza ha già maturato la decisione di uscire da tale contesto, non sempre è pronta a sporgere denuncia/querela oppure chiedere l’Ammonimento del Questore. Ha bisogno dei suoi tempi. Bisogna dunque rispettare la dignità e volontà della vittima. Per noi è fondamentale garantire la centralità della vittima stessa al fine di evitare una vittimizzazione secondaria ossia rivivere il trauma della violenza o subire ulteriore sofferenza e disagio in relazione ad un atteggiamento di insufficiente attenzione o a causa di pregiudizi e stereotipi da parte di chi è deputato all’ascolto o alla sua tutela. E’ dunque fondamentale ascoltare in modo empatico. Sappiamo quanto sia difficile per una donna vittima di violenze fisiche, verbali, psicologiche, sessuali, venire in questura e denunciare il proprio compagno, marito o ex compagno, con i quali magari ha avuto anche dei figli, vi è stato un rapporto d’amore. Vi è sempre un senso di vergogna, la paura di non essere credute, di vedersi togliere i figli. Per questo motivo devono essere accolte con sensibilità e dare un senso di protezione. Proteggere significa anche aiutare spesso i figli dal rischio di una violenza assistita (ossia la violenza, che i bambini vedono o percepiscono, agita dal loro padre nei confronti della loro madre) che comporta per i bambini stessi delle serie conseguenze psicologiche, emotive, relazionali e comportamentali sia a breve che a lungo termine, se non si esce presto da una spirale di violenza dove la donna è catapultata.
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Qual è la fascia di età prevalente delle donne che arrivano a fare denuncia? C’è una categoria sociale più esposta? Ci sono anche persone di genere maschile o nonbinario che denunciano violenze subite?
La violenza sulle donne in tutte le sue forme fisica, psicologica, sessuale, economica non è direttamente legata alle condizioni economiche, allo status educativo e sociale o all’età. È caratterizzata infatti da trasversalità territoriale, generazionale e di appartenenza sociale.
La Stanza d’ascolto protetto inaugurata il 1 dicembre 2023 ha avuto un riscontro positivo nelle audizioni? Qual è la sua valutazione e la sua esperienza professionale diretta: l’ambiente neutrale e accogliente aiuta effettivamente a sentirsi più a loro agio le persone vittime di violenza rispetto a come era prima, in un normale ufficio di polizia?
La donna, vittima di violenza, che si reca in Questura per esporre la propria sofferenza, considerata la particolare condizione psicologica in cui si trova, ha la necessità di un setting di ascolto accogliente e tecnologicamente avanzato, privo di barriere fisiche ed emotive e nel contempo deve essere assistita da personale formato e specializzato. La stanza dell’ascolto [all'interno della Questura di Bolzano ndr] l’8 maggio 2024 è stata dedicata alla memoria dell’Ispettore Capo Mario MORGAVI, deceduto in Servizio l’8 Maggio 2012, all'epoca responsabile della Sezione Reati contro la persona della Squadra Mobile e precursore della Rete cittadina contro la violenza di genere.
Possiamo confermare che le persone che finora sono state accolte nella nuova stanza hanno potuto raccontare i propri vissuti e le narrazioni sentendosi a loro agio e non giudicate. -
L’audizione e in alcuni casi la conseguente denuncia, sono una fase delicata di un percorso di emancipazione e separazione della vittima dal maltrattante violento. Come sono preparati gli Agenti e il personale di Polizia ad affrontate questo tipo di situazioni? Hanno una formazione specifica?
La Legge 19 luglio 2019, n. 69, conosciuta come Codice Rosso ha al suo interno l’art.5. Questo articolo fa riferimento all’importanza della formazione degli operatori della polizia giudiziaria, disponendo che entro dodici mesi dall’entrata in vigore della stessa vengano attivati presso gli istituti di formazione della Polizia di Stato idonei corsi in materia di violenza di genere e violenza domestica. La medesima norma impone tale formazione anche a tutto il personale con funzioni di pubblica sicurezza e/o polizia giudiziaria.
La questura di Bolzano periodicamente organizza corsi di formazione e aggiornamento professionale, su aspetti giuridico-normativi (alla presenza di magistrati) e psicologici, nello specifico Legge 69 del 2019 e Codice rosso Rafforzato o riforma Roccella, rivolti a tutti gli operatori di polizia con l’obiettivo di garantire una uniformità di procedure e comportamento degli stessi nella gestione delle persone offese.
Fornire competenze specialistiche necessarie a fronteggiare questa tipologia di reati, al fine di permettere il riconoscimento e l’approfondimento delle dinamiche che si attivano nelle diverse situazioni di violenza, garantendo la centralità della vittima ed evitare in tal modo la vittimizzazione secondaria. Migliorare le abilità comunicativo-relazionali durante il primo intervento tra gli operatori di polizia e le vittime vulnerabili di reato e durante l’acquisizione delle denunce. -
Cosa succede alla donna che denuncia, dopo l’ascolto protetto nella Stanza?
Terminata la denuncia, prima di lasciare la vittima è fondamentale assicurarsi che vi sia intorno ad essa una rete di sicurezza che l’accolga ossia familiari, amici, personale dei centri antiviolenza. È buona prassi che il personale di polizia, che ha operato, fornisca alla donna il numero di telefono del proprio ufficio. Fornisca altresì i numeri dei centri antiviolenza presenti sul territorio e il numero verde nazionale, il 1522. Consiglia inoltre di scaricare la nostra app YOUPOL che consente alle donne in pericolo di fare anche chiamate in emergenza ed è dotata di geo-localizzazione collegata alla nostra Sala Operativa per un intervento rapido da parte delle nostre Squadre volanti.
Mi piace ricordare un pensiero filosofico di Pitagora “educa i bambini e non ci sarà bisogno di punire gli uomini".
Secondo la sua competenza specifica, come può la società contrastare i fenomeni di violenza di genere che hanno spesso esiti tragici e sfociano nel femminicidio?
La violenza maschile nei confronti della donna è un fenomeno complesso che ha le basi su una cultura patriarcale fatta di discriminazione di genere, di rigide divisioni di ruolo, di stereotipi e di relazioni asimmetriche di potere che, da parte dell’uomo, viene utilizzato per svilire, manipolare, umiliare, controllare, sottomettere e nei casi estremi cancellare l’esistenza della donna. La violenza verso le donne in tutte le sue forme è dunque un fenomeno culturale-sociale. È pertanto fondamentale promuovere una cultura non discriminatoria, libera da stereotipi e luoghi comuni. Quindi linfa vitale deve essere la scuola a partire anche dalle primarie con l’educazione, rivolta ai bambini, alla gestione e riconoscimento delle emozioni ed al rispetto inteso come riconoscimento del valore dell’altro. Negli ultimi anni costante è stato l’impegno della Questura di Bolzano nelle scuole di ogni ordine e grado, nell’ambito di un vasto progetto di educazione alla legalità e tra le tematiche sociali affrontate ci sono state e ci saranno ancora la violenza di genere, il sexting tra adolescenti, anticamera del Reveng-porn, il Cyberstalking. Mi piace ricordare un pensiero filosofico di Pitagora “educa i bambini e non ci sarà bisogno di punire gli uomini".
Può raccontare brevemento il percorso professionale che l'ha portata alla Questura di Bolzano e il ruolo che riveste nella Polizia di Stato?
Sono Direttore Tecnico Superiore Psicologa della Polizia di Stato. Sono stata assunta dal Ministero dell’interno nel 1993. Ho trascorso i primi dodici anni a Roma presso la Direzione Centrale di Sanità. Da venti anni sono alla Questura di Bolzano dove mi occupo del sostegno psicologico agli operatori di polizia e ai loro familiari; di psicologia dell’emergenza ossia supporto psicologico agli operatori di polizia che subiscono, durante il servizio, eventi di forte impatto emotivo (in tutto il nord-est); svolgo docenze presso la Scuola Allievi Agenti di Peschiera del Garda e della Scuola Addestramento Alpino di Moena (TN). Collaborazione con la squadra mobile per donne e minori vittime di reati. Collaborazione con le scuole di Bolzano e provincia nell’ambito di un vasto progetto di educazione alla legalità. Periodicamente sono inviata in missione a Roma per far parte delle Commissioni per le selezioni e arruolamento degli aspiranti allievi agenti della Polizia di Stato.
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Appuntamento mercoledì 29 maggio alle ore 18.30
Mercoledì 29 maggio sarà consegnata da Soroptimist International Club Bolzano Bozen al Comando provinciale dei Carabinieri di Bolzano una ‘Stanza tutta per sé portatile’, consistente in un kit antiviolenza per la verbalizzazione e registrazione delle denunce delle donne vittime di violenza. A breve sarà inoltre inaugurata un’altra Stanza tutta per sé nella Stazione dei Carabinieri di Silandro, paese dove si ricorda ancora con commozione il femminicidio della ventunenne Celine Frei Matzohl uccisa dall’ex fidanzato il 12 agosto 2023.
Soroptimist International Club Bolzano Bozen, in occasione della consegna nella stessa giornata alle ore 10.00, della valigetta-kit antiviolenza al Comando Provinciale dei Carabinieri invita a una Serata di confronto con Viviana Donatello, autrice del libro autobiografico La memoria della pelle.
Mercoledì 29 maggio 2024 h 18.30, Antico Municipio, Via Portici 30, Bolzano