Environment | Emergenza caldo

Bolzano, bollino rosso

Fino al 30 giugno una "ondata di calore" colpisce la città e altri 15 capoluoghi in tutta Italia. L'evento estremo è ormai la normalità, spiega l'ultimo report ISPRA.
Caldo
Foto: upi

Il record s'è toccato ieri, giovedì 27 giugno, con una temperatura massima percepita di 39 gradi, ma le condizioni estreme interesseranno Bolzano almeno fino a domenica 30 giugno, almeno stando alle indicazioni del ministero della Salute.
La città è tra quelle che vivono un'emergenza "Livello 3", secondo le pagine dedicate alle Ondate di calore: significa che le "condizioni ad elevato rischio che persistono per 3 o più giorni consecutivi". Tutto il territorio nazionale - spiega il ministero - "è interessato da condizioni di alta pressione che determinano temperature elevate ed ovunque decisamente superiori alla media del periodo. L'innalzamento delle temperature al di sopra della media stagionale può rappresentare un rischio per la salute della popolazione più vulnerabile - anziani di età superiore a 75 anni, malati cronici, bambini piccoli (0-4 anni), donne in gravidanza e lavoratori all'aperto (agricoltori, edili, asfaltatori, addetti alla pesca ecc.)".

Il laboratorio di analisi aria e radioprotezione dell'Agenzia provinciale per l'ambiente nel pomeriggio del 27 giugno ha registrato il superamento della soglia di informazione per quanto riguarda la concentrazione di ozono nell'aria a Laives, dove tra le 16 e le 17 si è toccata quota 193 microgrammi per metro cubo (a fronte di una soglia di 180 µg/m³).

 

"Il caldo ed il forte irraggiamento solare fanno aumentare la concentrazione di ozono, che invece diminuisce con la pioggia e, considerate le previsioni meteo, la concentrazione di ozono potrà rimanere elevata sia oggi che nei prossimi giorni. L'appello rivolto alle persone con problemi all’apparato respiratorio è quello di evitare gli sforzi all’aperto nelle ore pomeridiane e in quelle serali qualora si abbiano elevate concentrazioni di ozono" spiega una nota dell'Agenzia.
 

Un caldo record nel 2018


Alla situazione estrema di questi giorni, però, dobbiamo necessariamente abituarci: è il messaggio che arriva da una lettura dell'ultimo rapporto dell'ISPRA "Gli indicatori del clima in Italia 2018", presentato a Roma un paio di giorni fa: in Italia il 2018 ha segnato il nuovo record di temperatura media annuale, con un’anomalia (lo scarto rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990) di +1.71°C.
Significa, in pratica, che i lettori che hanno compiuto i 50 anni, si trovano oggi in una condizione di quasi 2 gradi superiore al dato medio registrato nella loro infanzia ed adolescenza.
"Tutti i mesi dell’anno - ad eccezione di febbraio e marzo - sono stati più caldi della norma, con punte di anomalia positiva nel mese di aprile al Centro (+3.74 °C) e al Nord (+3.69 °C). Il 2018 è stato il 28° anno consecutivo con anomalia positiva e quattro dei cinque valori più elevati di temperatura media sono stati registrati negli ultimi cinque anni: oltre al 2018, nell’ordine il 2015, 2014 e 2016, con anomalie comprese tra +1.34 e +1.60°C" spiega l'ISPRA.

Un elemento significativo della temperatura nel 2018 è stato il nuovo record di anomalia della temperatura minima giornaliera, pari a +1.68 °C, che ha superato il precedente record del 2014, +1.58 °C: le nostre notti sono sempre più calde, e questo rende più difficile il riposo: a fare del 2018 come l’anno più caldo della serie storica hanno contribuito in modo particolare le notti più calde.

L'autunno e l'estate del 2018, con una temperatura media di 2 gradi superiore a quella del periodo 1961-1990, definiscono quant'è facile raggiungere l'orizzonte dell'Accordo di Parigi, quello che nell'ambito delle Nazioni Unite definisce l'esigenza di frenare le emissioni di gas climalteranti per invertire le tendenze del riscaldamento globale, un documento firmato anche dall'Italia nel dicembre del 2015.


Pioggia e vento


Tra gli eventi estremi descritti nel rapporto dell'ISPRA non ci sono solo le temperature. Di particolare rilievo sono infatti anche i fenomeni associati al ciclone denominato “Vaia”, che ha investito gran parte del territorio nazionale tra il 27 e il 30 ottobre: venti di straordinaria intensità, con medie orarie fino a 120 km/h e raffiche fino a 200 km/h hanno soffiato insistentemente per diverse ore sulla nostra Penisola, causando, tra l’altro, danni ingenti ed estesi al patrimonio forestale dell'arco alpino; negli stessi giorni, precipitazioni di intensità eccezionale per diverse durate, da un’ora a tre giorni, si sono abbattute sulle regioni del Nord Italia. In Alto Adige, presso la stazione di Trafoi Cresta Zaufen, a 2.475 metri slm, la velocità del vento ha raggiunto i 188 km/h).

Negli stessi giorni diverse stazioni nel territorio della provincia autonoma di Bolzano hanno registrato il record storico di precipitazione massima su 72 ore: Bolzano (130.0 mm), Vipiteno (197 mm), Sarentino (181.0 mm), Brennero (177.0 mm), Bressanone (157.0 mm) e Dobbiaco (156.0 mm). "Gli ingenti quantitativi di pioggia hanno provocato piene dei fiumi maggiori e numerose esondazioni locali, fenomeni di erosione spondale e sporadici fenomeni di colata detritica" spiega l'ISPRA. Cosa ci aspetta nel prossimo autunno?