Politics | Stampe
Contro la barbarie
Foto: upi
Complice l'atteggiamento sfrontato delle forze di maggioranza e di alcuni esponenti dell'esecutivo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sa di dover "presidiare" la Costituzione. Lo ha fatto, in modo esemplare, a gennaio, nominando senatrice a vita Liliana Segre, deportata ad Auschwitz da bambina, sopravvissuta alla Shoah. E continua ad esercitare con forza questa prerogativa in ogni occasione, come dimostra il suo intervento del 26 luglio alla cerimonia per la consegna del Ventaglio da parte dell’Associazione Stampa Parlamentare.
Il suo messaggio parla anche a noi di Salto.bz: "Incontrare i giornalisti della stampa parlamentare rappresenta un’occasione per ribadire l’importanza primaria della libertà di informazione. Questa non è un prodotto ma un diritto fondamentale, tutelato dalla Costituzione. L’articolo 21 garantisce, con sobria efficacia, determinata, questo diritto, che fornisce sostanza alla democrazia dei moderni. La libertà di informazione e i diritti che vi sono collegati - e il sostegno, funzionale ad assicurarla in concreto - alimentano il circuito democratico. Attraverso l’informazione - ha ricordato Mattarella - i cittadini acquisiscono elementi di conoscenza per elaborare opinioni, che devono essere libere e consapevoli. I media stanno attraversando una stagione di grandi trasformazioni, con nuovi mezzi di ampia diffusione. L’abbondanza informativa, offerta dal web, è preziosa ma occorre evitare che, con essa, si riduca il livello dell’approfondimento e la capacità di stimolare riflessioni. Insomma, evitare che ne derivi una forma di povertà critica o di rifiuto del confronto con le altrui opinioni".
Vi appaiono segni astiosi, toni da rissa, che rischiano di seminare, nella società, i bacilli della divisione, del pregiudizio, della partigianeria, dell’ostilità preconcetta che puntano a sottoporre i nostri concittadini a tensione continua
Più avanti, l'intervento si è trasformato in un atto d'accusa: "Siamo tutti consapevoli, naturalmente, che vi sono usi distorti – talvolta allarmanti – del web. Vi appaiono segni astiosi, toni da rissa, che rischiano di seminare, nella società, i bacilli della divisione, del pregiudizio, della partigianeria, dell’ostilità preconcetta che puntano a sottoporre i nostri concittadini a tensione continua. Sta a chi opera nelle istituzioni politiche – ma anche a chi opera nel giornalismo – non farsi contagiare da questo virus, ma contrastarlo, farne percepire, a tutti i cittadini, il grave danno che ne deriva per la convivenza e per ciascuno. Vi è il dovere di governare il linguaggio. Con il coraggio, se necessario, di contraddire opinioni diffuse".
Per spiegare che cosa intende dire, Sergio Mattarella ha fatto un esempio, tratto dalla cronaca degli ultimi giorni: "L’Italia non può assomigliare al Far West, dove un tale compra un fucile e spara dal balcone colpendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il futuro. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione". Nei giorni scorsi, però, non è stato così: secondo un cittadino intervistato dalla trasmissione di Rai3 Agorà, quel pallino avrebbe dovuto essere un proiettile. A chi scrive il giornalista che ha realizzato quel servizio ha spiegato: "Sono rimasto abbastanza sbalordito, e mi sono più che altro premurato di capire se fosse abbastanza lucido e sembra di sì". Purtroppo.
È con - presunta - lucidità che alcuni italiani ormai pensano di poter manifestare liberamente i propri istinti violenza e il proprio odio razziale (la bambina ferita è rom), non solo al bar o su Facebook ma anche di fronte alle telecamere della Rai. E mentre il sindaco di Roma, città dov'è avvenuto il ferimento, ci ha messo quasi una settimana per andare a trovare la bambina in ospedale, il ministro dell'Interno non ha speso nemmeno una parola sul caso. Attaccando però le parole del presidente Mattarella, da Radio24: "nessuno vuole il Far west in Italia, nessuno vuole le pistole libere"; "noi semplicemente con la legittima difesa vorremmo rendere meno complicato difendersi per coloro che sono in stato di aggressione da parte di delinquenti che le armi purtroppo le hanno".
Per spiegare che cosa intende dire, Sergio Mattarella ha fatto un esempio, tratto dalla cronaca degli ultimi giorni: "L’Italia non può assomigliare al Far West, dove un tale compra un fucile e spara dal balcone colpendo una bambina di un anno, rovinandone la salute e il futuro. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione". Nei giorni scorsi, però, non è stato così: secondo un cittadino intervistato dalla trasmissione di Rai3 Agorà, quel pallino avrebbe dovuto essere un proiettile. A chi scrive il giornalista che ha realizzato quel servizio ha spiegato: "Sono rimasto abbastanza sbalordito, e mi sono più che altro premurato di capire se fosse abbastanza lucido e sembra di sì". Purtroppo.
È con - presunta - lucidità che alcuni italiani ormai pensano di poter manifestare liberamente i propri istinti violenza e il proprio odio razziale (la bambina ferita è rom), non solo al bar o su Facebook ma anche di fronte alle telecamere della Rai. E mentre il sindaco di Roma, città dov'è avvenuto il ferimento, ci ha messo quasi una settimana per andare a trovare la bambina in ospedale, il ministro dell'Interno non ha speso nemmeno una parola sul caso. Attaccando però le parole del presidente Mattarella, da Radio24: "nessuno vuole il Far west in Italia, nessuno vuole le pistole libere"; "noi semplicemente con la legittima difesa vorremmo rendere meno complicato difendersi per coloro che sono in stato di aggressione da parte di delinquenti che le armi purtroppo le hanno".
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