Society | Dopo il lockdown

Smart working, manca il contratto

Oltre il vecchio telelavoro. Da Bolzano Caramaschi spinge per nuove regole in tutti i Comuni. Dipendenti soddisfatti (8 su 10), si valuta la risposta dei cittadini.
Smart working
Foto: Pixabay

Smart working. Lavoro agile, intelligente. Ma cos’è veramente? E come si misura? Il Comune di Bolzano prende spunto dall’esperienza dei servizi a distanza svolti durante il lockdown da coronavirus per dare il proprio contributo ad una nuova contrattazione di settore, utile a tutti gli enti locali altoatesini. Allo smart working propriamente detto  non corrisponde infatti una specifica piattaforma contrattuale del pubblico impiego locale: per questo il municipio spinge la discussione con i sindacati nella sede naturale per tale trattativa, il Consorzio dei Comuni. Bisogna superare la “vecchia” disciplina del telelavoro, categoria in cui nell’epoca pre-Covid erano inseriti 7-8 dipendenti del capoluogo, in prevalenza donne, come precisa il sindaco Renzo Caramaschi. E trovare regole adatte ai tempi attuali.

 

Il lavoro agile oltre l’emergenza

 

La modalità, guardata con superficialità in molte realtà pubbliche e private prima dell’emergenza, si è affermata gioco forza con gli effetti della pandemia e la necessità di garantire gli stessi servizi a distanza. Per fare un esempio, la Provincia di Bolzano l’ha applicata durante i mesi critici per 5.142 dipendenti, il 94% della sua forza lavoro. Ora un gigante dell’high tech come Google ha deciso di prorogare il lavoro a distanza per 200.000 collaboratori da gennaio all’estate 2021In un mondo in cui tutto (anche se non proprio tutto, molti archivi e pratiche restano cartacee) si può fare a distanza, lo stesso concetto di ufficio cambia significato. E oltre ai vantaggi per la vita del lavoratore c’è quello dell’amministrazione di evitare assembramenti, utile nella fase di convivenza con il virus. 

Ecco perché il Comune di Bolzano considera un’opportunità l’individuazione di nuove regole in quest’ambito. “Abbiamo preso atto del grado di soddisfazione, piuttosto elevato, circa 8 su una scala di 10, dei nostri dipendenti che hanno lavorato a distanza durante l’emergenza” precisa Caramaschi. “Ora la giunta con un promemoria ha deciso di effettuare un’indagine anche sul grado di soddisfazione dei cittadini. Al termine avremo conoscenze maggiori per fare le nostre proposte a livello di normativa contrattuale. Occorre infatti trovare degli indicatori univoci per misurare la qualità e la quantità di lavoro agile”.

In primo luogo l’esecutivo comunale ha preso atto dei dati emersi dalla rilevazione sui propri dipendenti promossa dall’ufficio statistica e tempi della città in collaborazione con l’ufficio personale. Il giudizio complessivo in una scala da 1 a 10 si è attestato su una media di 8,2. Durante il lockdown sono state circa 470 le postazioni di lavoro attivate per lo smart working. I dipendenti hanno utilizzato nel 78% dei casi, mezzi informatici propri, mentre per il 16,6% quelli messi a disposizione dall’amministrazione. Attualmente, su un migliaio di collaboratori del municipio, contando tutti i servizi, di cui circa sono 700 funzionari e impiegati, il 20% si trova in ferie mentre un altro 20% resta in modalità smart working.

“Il grado di soddisfazione - riprende il sindaco - è stato molto elevato. Adesso promuoveremo l’indagine per campione strutturato per conoscere e valutare anche il grado di soddisfazione dei cittadini, perché ovviamente sono loro a dover essere principalmente soddisfatti del servizio. A seguire a livello di Consorzio dei Comuni, attiveremo un gruppo di lavoro anche con i sindacati per valutare se e come potenziare il lavoro agile rispetto a quanto avveniva per periodo pre-Covid. Ci sono effettivamente delle complessità per gli uffici, ad esempio nell’accesso agli archivi, per il fatto che non tutte le pratiche sono scannerizzate. Ma dobbiamo trovare soluzioni: stiamo attraversando un lento cambio di mentalità e occorre un cambio di passo anche contrattuale”.

Bild
Profile picture for user Massimo Mollica
Massimo Mollica Tue, 07/28/2020 - 11:48

Solo io trovo abberrante che i lavoratori abbiano utilizzato "nel 78% dei casi, mezzi informatici propri"? E se uno non ha un PC? E la sicurezza dei dati? Ma dove viviamo? Al di là degli aspetti burocratici, che sono il peggiore danno di questa nazione, per lavoro agile s'intende un lavoro che non rientra nei soliti canoni temporali ma viene valutato per obiettivi. Quindi sarebbe opportuno parale di remote working. Comunque il problema è di metalità e gestionale. Manca un portale (leggi anche APP) dove sia possibile con un semplice CLICK non richiedere inutili documenti ma attivare delle procedure, in stretta correlazioni con la realtà provinciale (e statale). Ecco quindi l'importanza di creare uno sportello unico, come scrissi tempo fa qui ( https://www.salto.bz/it/article/24012016/il-cloud-eliminera-la-burocraz… ) e appunto un portale dove attivare le procedure. E poi, chiaramente, dotare tutti i lavoratori di un portatile lavorativo e connessione così da essere operativi al 100% in qualsiasi parte del mondo! Acciderbolina!

p.s. oggi si riesce ad attivare un conto bancario in semplici click, accedere a piattaforme d'intrattenimento e fare tante altre cose in pochi passaggi, e comodamente da casa (anche ordinare del cibo, oltre chiaramente ad acquistare qualsiasi cosa uno voglia). La pubblica amministrazione deve svegliarsi e ragione in funzione dei cittadini.

Tue, 07/28/2020 - 11:48 Permalink