Economy | Bolzano sud

"Partiti tardi, ma limitando gli errori"

Visita ai cantieri del NOI Techpark, che saranno conclusi nel 2024. Stofner: "Stiamo mettendo al centro le imprese".
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Foto: @salto.bz

Camminando tra gli splendidi edifici vecchi e nuovi del NOI Techpark si ha un effetto un po’ straniante: non è così la Bolzano a cui si è abituati. Sembra, invece, di trovarsi in una città dallo spirito e dalla quotidianità “internazionali”.

Visitando i cantieri oggi in fermento, è anche inevitabile chiedersi che sviluppo potrebbe avere avuto l’area se avesse iniziato l'attività nei primi anni Duemila quando i “parchi della ricerca e dell’innovazione” nascevano come funghi in tutta Europa e la Provincia aveva bilanci da favola in cui la parola “risparmio” non era neppure contemplata. Allora si parlava delle Silicono Valley di casa nostra, del Triangolo Eindhoven-Leuven-Aachen, del parco tecnologico di Trieste. Ma in Alto Adige qualcuno sensibile al tema già c’era. "Gli orientamenti della politica industriale sono focalizzati da tempo ad incentivare gli investimenti ecologici delle imprese altoatesine, e il costituendo Parco tecnologico darà un ulteriore contributo alla ricerca e allo sviluppo nel campo delle energie e dei prodotti ecocompatibili", diceva l’allora assessore all’industria Michele Di Puppo in un comunicato stampa del 2003 di ritorno da un viaggio in Germania. L’ex Landeshauptmann Luis Durnwalder, però, al tempo aveva altre priorità, l’industria era, appunto, ancora nelle mani di un assessore di lingua italiana, lo sviluppo di Unibz era frenato il più possibile (l’unica cosa che contava era formare gli insegnanti a Bressanone), e il concorso di progettazione fu fatto solo nel 2007. Quindi si procedette con ritmi “italiani” arrivando all’inaugurazione nel 2017, quando l’ex presidente era ormai già in pensione da 4 anni e gli altri parchi tecnologici volavano.

Il direttore e demiurgo della struttura Uli Stofner vede però il bicchiere mezzo pieno. “Siamo un po’ in ritardo rispetto ad altre realtà, ma il fatto di essere partiti dopo ci permette anche di evitare alcuni errori che hanno fatto altrove. La cosa per noi più importante è l’aver capito che è indispensabile mettere al centro le imprese. Un techpark può funzionare solo se si parte da questo presupposto”.

I numeri del NOI dicono molto sullo sviluppo che la struttura sta conoscendo: 40.000 mq di superficie già in uso, 60 aziende, 30 start-up e 45 laboratori, per un totale di oltre 1.000 addetti. Ma gli edifici sono già insufficienti per soddisfare le richieste delle aziende e degli istituti di ricerca. L'hub dell'innovazione amplierà quindi superfici e capacità. “Grazie alle decisioni e agli investimenti della Giunta Provinciale, nel prossimo biennio ci espanderemo a Bolzano e a Brunico. L'attrattività del NOI come luogo che coniuga scienza e business è in aumento", afferma Stofner.

È appena stato ristrutturato l'ultimo degli edifici storici in stile Bauhaus di via Volta, che da ottobre ospiterà l'Istituto di Biomedicina di Eurac Research.

 

Nella primavera del 2023 è prevista invece l'apertura di NOI Techpark Brunico, il nuovo centro per la mobilità sostenibile dedicato a uno dei settori principali dell'economia altoatesina: in tutto il mondo un'auto su tre monta componenti prodotti in Alto Adige, che rappresentano nell'insieme ben il 50% dell’export locale. La filiera dell'automotive, con lo stop ai motori a combustione, sembra tra i settori di sviluppo economico più promettenti.

Qualifiche professionali strategiche – si legge in una nota del NOI -  verranno generate anche dalla nuova Facoltà di ingegneria di unibz, la cui inaugurazione è prevista nel 2024 e che formerà sviluppatori hardware e software capaci di combinare le aree dell'ingegneria elettronica, dell'automazione e dell’informatica per una varietà di campi di applicazione. Destinata ad ospitare 800 studenti da tutto il mondo, la facoltà voluta e progettata dal rettore uscente Paolo Lugli “aprirà un nuovo capitolo per l’intero areale, trasformandolo in un vero e proprio campus universitario. E aiuterà tante aziende locali, che oggi faticano a trovare profili qualificati di questo tipo”, dice Stofner.

Lungo la via Brida sono infine in costruzione due ulteriori edifici, ciascuno con una superficie di circa 2.200 mq, che verranno inaugurati a inizio 2024 per ospitare aziende private e laboratori. Il primo edificio verrà dedicato all'ambito "Food", dove ci si focalizzerà sui processi di trasformazione, sulla determinazione dell’origine degli alimenti e sulla loro conservazione, aiutando le aziende a trasformare i sottoprodotti in valore aggiunto e quindi in profitto. Il secondo edificio verrà invece dedicato all'ambito "Green", dove ci si focalizzerà su energie rinnovabili, edilizia sostenibile e tecnologie idriche. “Temi, tutti, che giocano un ruolo chiave per il futuro dell'economia locale nel contesto del cambiamento climatico e della transizione energetica”, spiega Stofner.

 

Qualche altra cifra: sono 600 i progetti di ricerca e sviluppo in corso, per una spesa di 31 milioni. “La quota di investimenti dei privati è maggioritaria”, precisa Stofner. Per realizzare i 5 edifici (i 4 a Bolzano sud e quello di Brunico che sarà inaugurato nella primavera 2023) vengono investiti 140 milioni, metà dei quali escono dalle casse dalla Provincia. Sui costi finali e i rischi di aumento della spesa dovuti alla reperibilità delle materie prime, Stofner non si sbilancia. “E’ presto per dirlo, nelle ultime settimane i costi sono un po’ scesi rispetto ai primi mesi della guerra in Ucraina, e non è detto che alla fine i costi aumentino di molto”.

Nel mondo delle imprese altoatesine, inzialmente freddissimo sul NOI Techpark, le perplessità sulla struttura nata "top-down" (e cioè su spinta dall'alto) si stanno affievolendo, anche se da alcune parti si osserva che i laboratori dovrebbero finanziarsi maggiormente con i mezzi privati e che sarebbe necessario una maggiore collaborazione con le imprese locali, perché, appunto, l'innovazione dovrebbe nascere in fabbrica e non essere calata dall'alto. Il NOI dovrebbe nel tempo diventare più un facilitator(e) che aiuta le imprese locali a trovare partner esterni, più che essere il "motore" dell'innovazione. Del resto, però, va anche rilevato che l'attitudine all'innovazione e alla ricerca sembra essere nel DNA di un numero limitato di imprese altoatesine, per cui forse la sintesi si troverà più in là nel tempo. Il fermento dell'area comunque si avverte anche solo passandoci qualche ora. Se tutto andrà secondo i piani non ci sarà da stupirsi se fra quatto o cinque anni il quartiere dell’innovazione finirà in uno dei “tips” di qualche guida tipo Lonely planet ed inizierà ad avere pure un’attrattività turistica.