Economy | Tasse
L'Europa unita contro i "grandi evasori"
Foto: BR
L'Europa ha cambiato rotta sull'elusione fiscale, almeno per quanto riguarda quei gruppi che devono il proprio reddito ai mercati digitali, vendendo spazi pubblicitari o beni e servizi sul web.
A tracciare la linea di confine rispetto al lassismo che aveva caratterizzato gli ultimi 15 anni di lotta contro i paradisi fiscali e i Paesi a fiscalità agevolata - il più importante network indipendente sul tema, il Tax Justice Network, è nato nel 2003 -, è stata probabilmente la fermezza della Commissaria europea alla Concorrenza: la danese Margrethe Vestager nell'agosto del 2016 ha multato Apple per 13 miliardi di euro (la cifra si riferisce ai profitti del periodo 2003-2014 ottenuti grazie ad aliquote vantaggiose basate su accordi fiscali stipulati con l'Irlanda), avviando di fatto un'offensiva che ha coinvolto anche Google, Facebook ed Amazon. È grazie a questo, così, se il terzo consiglio d'Europa dedicato al tema della digitalizzazione, in programma il 29 e 30 settembre a Tallin in Estonia, e titolato “Culture 4D: Digitisation, Data, Disruptions, Diversity”, finirà per affrontare il tema di una web tax, per armonizzare le politiche fiscale dei Paesi dell'Unione europea e rendere possibile per i singoli Paesi membri tassare le multinazionali laddova generano i propri ricavi.
A tracciare la linea di confine rispetto al lassismo che aveva caratterizzato gli ultimi 15 anni di lotta contro i paradisi fiscali e i Paesi a fiscalità agevolata - il più importante network indipendente sul tema, il Tax Justice Network, è nato nel 2003 -, è stata probabilmente la fermezza della Commissaria europea alla Concorrenza: la danese Margrethe Vestager nell'agosto del 2016 ha multato Apple per 13 miliardi di euro (la cifra si riferisce ai profitti del periodo 2003-2014 ottenuti grazie ad aliquote vantaggiose basate su accordi fiscali stipulati con l'Irlanda), avviando di fatto un'offensiva che ha coinvolto anche Google, Facebook ed Amazon. È grazie a questo, così, se il terzo consiglio d'Europa dedicato al tema della digitalizzazione, in programma il 29 e 30 settembre a Tallin in Estonia, e titolato “Culture 4D: Digitisation, Data, Disruptions, Diversity”, finirà per affrontare il tema di una web tax, per armonizzare le politiche fiscale dei Paesi dell'Unione europea e rendere possibile per i singoli Paesi membri tassare le multinazionali laddova generano i propri ricavi.
Intorno a metà settembre è stato diffuso un dossier firmato da Paul Tang, europarlamentare socialista e responsabile della riforma del dossier sulla tassazione delle imprese, che ha stimato una presunta elusione fiscali pari a 5,4 miliardi di euro per Google e Facebook nel periodo 2013-2015.
Una somma che è stata calcolata guardando alla differenza tra l'aliquota fiscale media pagata fuori dall'Europa e quelle rese possibili grazie alla "residenza irlandese" delle due corporation, e ad un meccanismo noto come double-Irish (chi volesse leggere il rapporto nella sua versione integrale, può farlo a questo link: "EU Tax Revenue Loss from Google and Facebook").
Una somma che è stata calcolata guardando alla differenza tra l'aliquota fiscale media pagata fuori dall'Europa e quelle rese possibili grazie alla "residenza irlandese" delle due corporation, e ad un meccanismo noto come double-Irish (chi volesse leggere il rapporto nella sua versione integrale, può farlo a questo link: "EU Tax Revenue Loss from Google and Facebook").
Tallin, così, diventa una tappa fondamentale verso "una profonda revisione dell'attuale sistema di tassazione, per assicurare un fisco efficiente, equo e trasparente" come hanno scritto nei giorni scorsi i governi di Italia, Francia, Germania e Spagna in un documento congiunto. I quattro Paesi, già autori dell'iniziativa che proponeva di tassare il fatturato delle imprese digitali, chiedono ora anche una riflessione sull'Iva. Bisogna assicurare che "lo stesso contenuto, bene o servizio sia soggetto a Iva nello Stato di consumo, senza pensare alla sua natura fisica o digitale", scrivono i quattro Governi ripresa dall'agenzia ANSA. Perché bisogna fare in modo che "i nuovi modelli di business siano tassati efficacemente". "Non ha senso applicare un doppio standard che in ultima analisi altera le condizioni della concorrenza". Sulla web tax, il documento ribadisce l'approccio dell'Ecofin cioè che "servono cambiamenti" alla legislazione "per assicurare che i profitti tassabili siano attribuiti dove viene generato il valore, per evitare l'erosione della base imponibile e lo spostamento dei profitti (BEPS)". Bisogna però cambiare l'attuale sistema, "basato sullo stabilimento permanente" delle imprese, perché è un approccio "non adatto al business digitale", che ha una ridotta presenza materiale. "Questo ha portato ad una situazione di mancate entrate per quei Paesi dove le aziende generano profitti in modo remoto", cioè "con scarsa o nessuna presenza". E "spiana la strada a una evasione sistematica".
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