Politics | L'intervista

Un’inguaribile ottimista

Chiara Rabini (Verdi), neoreferente cittadina per i migranti, su gioie e dolori del nuovo incarico, la gestione dell’accoglienza e la modernità della lezione langeriana.
Chiara Rabini
Foto: Salto.bz

Fresca di nomina, Chiara Rabini, consigliera comunale dei Verdi, impiegata (dal 2001) nell’Ufficio per la cooperazione allo sviluppo per la Provincia di Bolzano e figlia di Edi Rabini, presidente della Fondazione Langer, è la nuova “referente per la questione dei richiedenti asilo e rifugiati che si trovano nel territorio di Bolzano”. L’incarico le è stato affidato, malgrado la levata di scudi da parte di alcuni alfieri della destra, estrema e non, a margine della seduta del consiglio comunale di mercoledì scorso, 26 ottobre, con 23 voti favorevoli, 14 contrari e 6 astenuti.
 

salto.bz: Rabini, in cosa consiste esattamente questo ruolo?
Chiara Rabini: L’idea di questo incarico è nata nell’ambito di uno dei gruppi di lavoro dei Verdi, il tema migranti è prioritario per noi motivo per cui già da un paio di anni ci incontriamo regolarmente per discuterne. La mia esperienza politica iniziata eletta in circoscrizione Centro-Piani-Rencio con i Verdi ai tempi della candidatura a sindaca di Cecilia Stefanelli e da lì ho iniziato a seguire in modo particolare i temi sociali. Quando poi abbiamo iniziato le trattative con la maggioranza abbiamo fatto presente la nostra richiesta di nominare un referente per l’immigrazione che è poi stato scelto all’interno del consiglio comunale. Ciò non toglie la necessità di individuare una figura nell’amministrazione del Comune che si occupi con me di questo argomento.

C’è l'intenzione di creare una commissione apposita?
È stato discusso anche questo punto in consiglio, l’opposizione chiedeva perché non ci fosse stato un coinvolgimento collettivo visto che la questione ci riguarda tutti. E allora è stata avanzata questa proposta di una commissione che raggruppi diverse competenze e anche diverse posizioni politiche, un nucleo, insomma, che possa risolvere concretamente i problemi del caso. Ma di questa possibilità dovremo parlare più approfonditamente in consiglio.

Sarà coinvolta anche nei rapporti con la Provincia?
Dipende da come evolverà questo incarico. Per ora è chiaro che io mi concentrerò sulla città di Bolzano, cercando di creare nuove esperienze di accoglienza diffusa, ma potrò dare volentieri il mio contributo anche per quel che riguarda la linea da tenere con la Provincia, linea che naturalmente sarà il Sindaco a gestire. Mi è già capitato, in effetti, di proporre già un’idea partorita insieme ai Verdi e all’ex assessore Luigi Gallo e cioè quella di chiedere al Consorzio dei Comuni di accogliere una famiglia in ogni comune.

Si appresta ad assolvere un incarico piuttosto impopolare, lo sa, non è vero?
[Ride] Ne sono consapevole, ma credo anche che questa sia la strada giusta, possiamo dimostrare che lavorando concretamente si possono risolvere criticità che in fondo non sono così insormontabili, non è così impossibile integrare queste persone in una Provincia di 500mila abitanti.

Come intende spiegarlo alla destra che peraltro è stata molto critica riguardo questa nomina, durante la seduta dell’altra sera in consiglio comunale?
Non è facile digerire le critiche specie per chi, come me, è alla prima esperienza in consiglio comunale, ma ho intenzione di fare la mia parte per la città e sono pronta ad accettare proposte costruttive da tutti gli schieramenti, sui giornali spesso leggiamo titoli come “via 100 profughi da Bolzano”, basta parlare di numeri, lo stiamo facendo da troppo tempo, ora è il momento di agire. Non scordiamoci che siamo una delle Province più fortunate d’Italia, pensiamo a paesi come il Libano o la Giordania che contano un profugo ogni 4 abitanti e comunque sono sempre pronti ad accogliere e a dimostrarsi solidali. In consiglio l’altra sera è stato anche detto che accogliere è un dovere dal momento che questa immigrazione è stata causata anche dalle colpe dell’Occidente, compresa l’Italia, che nei paesi in guerra ha venduto armi e sostenuto classi dirigenti neoliberiste.

Crede che Bolzano sia in grado di gestire i flussi più che subirli?
La questione centrale è proprio il coordinamento, che in questo momento manca. Ho già proposto di convocare in Comune un tavolo con tutti gli uffici competenti, tutte le associazioni del territorio, esperti e chi ha proposte concrete da avanzare. Se si mettono insieme diversi attori a partire dalla Provincia, e poi il Comune, le circoscrizioni, ma anche lo Stato, la società civile e tutto il mondo del volontariato, allora si può fare molto.

Purché non sia poi il volontariato a supplire, come spesso accade, alle mancanze delle istituzioni.
Questo non deve accadere. Credo che a Bolzano il volontariato sia un fattore essenziale e potrebbe avere un ruolo determinante nella gestione del fenomeno, ecco perché ho intenzione di coinvolgere tutte queste associazioni. Il periodo invernale poi, si sa, è quello più difficile e mi auguro vivamente che nessuno resti mai più fuori dai centri di emergenza freddo e che volontari e operatori non debbano più trovare soluzioni tampone di giorno in giorno perché Bolzano, città virtuosa in così tanti settori, deve diventarlo anche nell’ambito dell’accoglienza. Ci è stata assegnata una quota e dobbiamo rispondere adeguatamente a quanto ci viene richiesto di fare.

Anche se non si è ancora concluso il 2016 è già l’anno con il più alto numero di arrivi di migranti in Italia mai registrato (finora oltre 150mila), il capo della Polizia Franco Gabrielli ha detto che non c’è stato alcun incremento di reati rispetto all’aumento della presenza di immigrati, sradicare i luoghi comuni legati all'immigrazione è possibile?
Sì, nel mio piccolo finora ho conosciuto diverse persone immigrate, quando si stabilisce un contatto passa ogni diffidenza e timore. È importante conoscere le singole storie, così si ha anche l’opportunità per comprendere e informarsi su ciò che accade nei paesi d’origine dei migranti.

Un tema di stringente priorità è quello dei profughi minorenni, la circolare di Critelli, poi in parte modificata, sembrava quasi voler creare un alibi per non doversi occupare di queste persone.
Mi ha molto colpito leggere i dati sui minori non accompagnati, 257 transitati sul territorio da gennaio ad oggi, è un fenomeno che va assolutamente monitorato visto che spesso questi ragazzi spariscono nel nulla diventando vittime di tratta e sfruttamento. Mi sembra, per esempio, una buona idea quella della piattaforma per far conoscere profughi e famiglie ospitanti.

Il deplorevole episodio accaduto a Gorino qualche giorno fa dimostra innegabili faglie nel sistema di accoglienza, ciò succede perché si insiste nel voler inquadrare il fenomeno in un’ottica emergenziale e non strutturale?
Ciò che non si conosce fa paura, credo che quelle donne e quei bambini sarebbero stati integrati senza resistenze se si fosse data loro una possibilità. Esiste, sì, questa psicosi dell’emergenza, il timore che il flusso non si esaurisca mai. E allora tocca alle istituzioni e alla politica non creare allarmismi eccessivi, informare con dati certi, trasparenti e comparati in modo che i fatti non vengano distorti.

22 anni fa Alexander Langer ha redatto il “Tentativo di decalogo per la convivenza inter-etnica”, un documento del tutto attuale anche se finora, di fatto, disatteso. “La convivenza pluri-etnica - si legge nel testo - può essere percepita e vissuta come arricchimento ed opportunità in più piuttosto che come condanna: non servono prediche contro razzismo, intolleranza e xenofobia, ma esperienze e progetti positivi ed una cultura della convivenza”. Quanto siamo lontani, ancora, dall’obiettivo?
Come sempre le parole di Alex sono istruttive, ed è vero, sembrano scritte oggi. Condivido ogni parola e credo che la somma delle esperienze ci porterà lontano, occorre solo farle vivere all’unisono, in maniera più ordinata.

Un ottimismo, il suo, che i maligni potrebbero scambiare per ingenuità.
Voglio lavorare per la mia città, se non otterrò risultati ne prenderò atto. Sono anni che credo in questi valori e sono convinta di poterli portare avanti.