La via della capra
Che cosa ci fa una capra con le lettere della formula famosa di Einstein (E=mc2) invece delle solite campanelle appese al collo? Così la vediamo rappresentata, dallo sguardo fiero e dritto verso di noi che la guardiamo, sulla copertina del libro di Monica Trettel uscito un po’ in sordina agli inizi di questo 2020 che ha fermato le voci della cultura ma non taciuto: La via della capra. Un racconto breve che si legge con piacere, suddiviso in capitoli dai titoli quasi simili, dotati di numeri.
Un gioco narrativo? No, tutt’altro è questa storia che ruota attorno a pochi personaggi di cui seguiamo la storia e che – scopriamo via via – si interseca in vari punti. Non in modo di Borges, lo scrittore argentino che delle intersecazioni ha fatto uno dei fulcri della sua poetica, no, qui le casualità danno luogo ad altri binari narrativi, fantastici nel senso di fantasiosi, benché fermamente ancorati a punti di realtà.
Così chi legge si inoltra in un mondo al contempo surreale e reale dove spiccano citazioni colte tra le righe che alludono a una forte critica verso il pensiero unico. Sono pillole di intelligenza poetica e sapienza scientifica che danno spessore agli abitanti di questa “visionarilandia”, in cui è ambientato il tutto, e che è stata costruita con un linguaggio di grande chiarezza e leggerezza che spesso invita a sorridere, se non a ridere.
Come abbiamo già accennato i titoli dei capitoli rivelano poco, giusto una ragazza, un taxi e un fisico e la sedia, dei quali ognuno apre le porte a episodi delle loro vite, personali e pubbliche, finché entra in scena un albero e capovolge il tutto. Non vogliamo rivelare come e in che modo, altrimenti faremmo perdere la suspence ai futuri lettori e alle future lettrici, diciamo unicamente che dopo averlo letto, questo libro, cambieremo – forse – punto di vista più spesso quando ci inoltriamo nelle nostre giornate, procedendo sui nostri passi, per far evolvere – nel vero senso della parola – le nostre relazioni e le nostre vite.
Seguire “la via della capra” potrebbe allora diventare la via per aprire gli occhi sull’universo che ci circonda e porre attenzione ai fili nascosti che tessono la materia dei nostri sogni. A occhi aperti e a occhi chiusi.
Monica Trettel, l’autrice, è nuova e non nuova in questo campo. Attrice da tanti anni, è abituata a immergersi nelle vite altrui per impersonare caratteristiche strambe, opinioni forti e passioni feroci in personaggi storici o frutto di invenzioni varie. Qui devia un po’ dal suo solito ambito, ossia di portare in scena le creature che inventa, o forse no? Nel senso che ci aiuta a visualizzarle, ognuno di noi, sul palcoscenico delle nostre menti, a patto che siano collegate col cuore. Trettel sa condurre il suo pubblico in mondi accattivanti abitati da forti emozioni e non è da meno questo suo racconto, piccolo piccolo, che sa aprire a grandi riflessioni intellettual-poetico-politiche.