Economy | Sistema bancario

Banche sull'orlo di una crisi di nervi?

Perchè le banche italiane sono in pericolo?
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L'Italia, ovvero il suo sistema bancario, è veramente in una situazione critica? In parte si, in parte no, ma è certo che l'eco mediatico di un imminente tracollo è maggiore di quello che le borse stanno effettivamente registrando.

Sicuramente, l'allarmismo della «politica televisiva» non ha raggiunto, e nemmeno convinto, gli investitori internazionali. Il crollo del valore dei titoli è un dato di fatto, ma non riguarda l'Italia intesa come sistema economico-finanziario. Infatti, i tumulti di borsa risalgono al lontano luglio 2015, e più precisamente a Wall Street che da volano ha contagiato in negativo il valore dei titoli bancari europei. Negli ultimi sei mesi i loro valore è diminuito del 36%: un punto percentuale in meno rispetto alla perdita registrata a Piazza Affari, con una concentrazione del segno negativo nel corso delle ultime due settimane, salvo una repentina recente ripresa. Una caduta, quella del sistema bancario, che ad inizio 2016 quasi doppiava il risultato negativo degli indici generali di Borsa. Insomma, a prima vista sembrerebbe che i mercati internazionali si stiano preparando a una nuova crisi del credito, accompagnata da fenomeni recessivi simili a quelli del biennio 2007-2008. E' ancora presto per prepararsi a una tempesta, purtuttavia, il sistema bancario si trova di fronte a una criticità verso la quale ad oggi non sembrano pervenute risposte convincenti ne da Roma, ne da Bruxelles, ma neppure da Francoforte.

Infatti, oltre al tracollo dei titoli bancari italiani, sono altri due i segnali preoccupanti: la risalita dello spread tra Btb e Bund; il raddoppio del costo dei Cds (ovvero sul trasferimento del rischio di credito) sul debito dei singoli istituti di credito, a sua volta mediamente doppio rispetto a quelli francesi e tedeschi. Chiaro il segnale di minor fiducia verso le banche italiane!

La c.d. questione dei crediti in sofferenza detenuti delle banche italiane, rischia allora di minare la credibilità stessa dell'intero comparto, posto il loro peso superiore di tre volte rispetto alla media degli altri istituti di credito europei (Deutsche Bank esclusa). E qui che, purtroppo, entra in gioco l'inattivismo degli ultimi governi rispetto a una questione cruciale: la farraginosità delle procedure di insolvenza e recupero dei crediti, in sintonia con la lentezza del sistema giudiziario italiano. L'Italia si porta dietro un fardello dalla crisi del 2008, rappresentato da oltre 350 miliardi di Euro di crediti bancari difficilmente esigibili, ma ben presenti nei bilanci delle banche.

La differenza tra l'Italia e, può essere detto, tutto il sistema creditizio europeo (in particolare, Francia, Germania e Spagna) è tutto nel mancato finanziamento statale al sistema bancario, che ha impedito a questo di liberarsi delle sofferenze, come ad esempio fece il governo USA – seguito da Germania e Francia - per mezzo della c.d. operazione Tarp, per un valore complessivo di 255 miliardi di Dollari e, alla fine del 2011, un utile netto per il governo americano di 20 miliardi di Dollari. Invece, i vari governi italiani hanno sempre pensato di non dovere intervenire nel sistema bancario, limitandosi a prestiti ponte, regolarmente restituiti (si veda l'ancora poco compreso caso mediatico MPS).

Oggi, con l'entrata in vigore del sistema bail-in, il quale introduce anche la responsabilità diretta di certi obbligazionisti sul rischio d' impresa, e le vicende tutte mediatiche sul caso Banca Etruria, è diventato difficile immaginare un intervento sul sistema creditizio, perché impopolare, e facile preda di speculatori mediatici.

Rimane il fatto che, ad oggi, gli investitori internazionali non sembrano ancora avere infierito su questa possibile falla del sistema creditizio italiano, così come accadde nel 2011, quando fecero crollare il valore dei Titoli del Tesoro Italiano.

In un clima incancrenito, gli agitatori delle acque della finanza, alla lunga, potrebbero contribuire a spingere la barca verso quel precipizio che solo una profonda riforma tanto del sistema dei crediti quanto delle procedure sulle sofferenze potrebbe evitare. Insomma, la palla passa decisamente nelle mani del Governo Renzi - che per mano del Ministro Padoan ha appena firmato un fumoso accordo con Bruxelles per alleggerire i bilanci delle banche italiane - sperando che la quiete arrivi prima della tempesta.