Society | L'Intervista

75 anni vissuti felicemente

Peppi Franzelin si racconta, a metà tra la sua giovinezza altoatesina e i successi e la vasta popolarità da annunciatrice Rai a Roma. "Bolzano è cambiata tantissimo".
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Foto: Uwe Ladinser

Peppi Franzelin ha da poco festeggiato i 75 anni. "Per il compleanno - racconta - ho fatto una bella passeggiata a Campo de' Fiori con mio marito Uwe, a pranzo siamo stati da un amico che ci ha fatto stare benissimo.  La vita è una bella cosa, e va celebrata".

Del natio Alto Adige, è oggi rimasto qualcosa di impercettibile forse nella parlata, nei meandri di un accento peraltro professionalmente dominato alla perfezione, nella assoluta e teutonica puntualità con la quale risponde al telefono. Volto e voce in Rai, parte della mitica squadra delle annunciatrici, le "signorine buonasera" entrate per deceni nella vita e nell’immaginario di milioni di italiani, da Bolzano a Roma un'esistenza nella notorietà, oltre all'incontro con Uwe Ladinser, conduttore del telegiornale in tedesco poi divenuto suo marito.

Dice di non amare vivere nel passato, Peppi. Dice di preferire il presente con uno sguardo rivolto al futuro; eppure è interessante il suo racconto della Bolzano della giovinezza, degli annunci al Sender Bozen alla radio fatti a chiamata quando ancora andava a scuola, di una città più povera e più ingenua, meno sviluppata e meno trasformata dal turismo. Quando lei è nata, 75 anni fa, e poi nella sua giovane età, ha visto una città molto diversa.

Drammatico annuncio Peppi Franzelin annuncia il discorso del presidente Carlo Azeglio Ciampi il giorno dell'attacco alle Twin Towers l'11 settembre 2001.

 

Salto.bz: signora Franzelin, quando le capita di tornare a Bolzano, come la trova rispetto al passato?

Peppi Franzelin: Cambiatissima, radicalmente diversa, più al passo coi tempi, più ricercata; la mia giovinezza la ricordo vissuta in una città molto più essenziale, sa com'è… soldi ce n'erano pochi... Oggi è molto più up to date, c'è un'offerta commerciale e culturale totalmente diversa.

Come fu la sua partenza per Roma, così giovane e quasi all'improvviso? I genitori l'hanno lasciata andare volentieri?

Mah, ai tempi si credeva che la faccenda degli annunci a Roma in televisione per me sarebbe durata tre o quattro anni ma poi evidentemente le cose sono andate diversamente... Credo che la mia mamma fino alla fine probabilmente avrà sperato che tornassi a vivere qui...

Ci ha mai pensato?

Devo dire che no, non ci ho mai seriamente pensato. Roma offre tante cose, un mondo di cose, e a me piace muovermi in una dimensione più aperta, più vasta, più libera.

Dunque, torniamo ai tempi: lei arriva a Roma, e dove va a vivere?

Ma naturalmente in Prati vicino il lavoro, in zona Rai, una stanza in subaffitto. Poi tutto il resto è arrivato dopo, direi che quasi naturalmente la vita è passata veloce, e devo ringraziare perché ho avuto la fortuna di un’esistenza finora vita felice, piena e fortunata.

Da cosa è dipeso, a suo avviso?

Non tutto dipende da noi, sa? Nascere nella parte più tranquilla del pianeta, dopo la fine della stagione delle guerre mondiali, crescere in un clima generale di fiducia e di speranza, sono cose che certamente aiutano, danno un buon timbro generale alle aspettative e alla realtà dell'esistenza. C'era dappertutto voglia di rinascere, era tra l'altro molto più facile trovare un buon lavoro, un lavoro di qualità, era molto bello.

Il lavoro, appunto: come ricorda la Rai degli esordi?

Un ambiente molto professionale dove si veniva valutati unicamente in base al merito, il male delle raccomandazioni è arrivato parecchio dopo; si viveva in una dimensione di continua crescita. Bello e stimolante.

Ad ogni annuncio un po' di emozione c'era sempre e direi meno male perché quando fai le cose con emozione, un'emozione sana, positiva, si avverte che è una cosa umana...

E ci dica di, Roma, che impatto ha avuto con la metropoli?
Ricordo questa cosa un po' spiazzante di ritrovarmi nei bar con tanta gente in piedi che prendeva il caffè di corsa, abituata com'ero ai tempi più lenti dei nostri bar altoatesini, dove si conversava di norma seduti. Per me è stato un piccolo choc ma poi mi sono rapidamente abituata. Ovunque nella Capitale si respirava un'aria di apertura, di speranza, di fiducia verso il nuovo. Eravamo assolutamente sicuri che la nostra generazione avrebbe sistemato tutto, ma credo sia un po' in sostanza l'illusione di tutte le generazioni.

Il suo primo annuncio. Lo ricorda?

Assolutamente no. Ma certamente sarò stata molto emozionata.

Si è emozionata sempre?

Sì, ad ogni annuncio un po' di emozione c'era sempre e direi meno male perché quando fai le cose con emozione, un'emozione sana, positiva, si avverte che è una cosa umana... altrimenti sarebbe tutto troppo freddo.

Tanti annunci?

Tantissimi. Ai tempi si annunciava assolutamente di tutto, anche se c'era u' interruzione che non si sapeva come riempire e magari si mandava in onda una replica di un episodio di Braccio di ferro, ebbene tu 5 minuti prima dovevi esser lì ad annunciare la replica di Braccio di ferro.

Oggi invece non si annuncia più nulla, giusto così?

Ma certo che è giusto! I tempi cambiano, abbiamo tanta di quella informazione in rete che già da tempo tutte le cose si sanno da prima,  ovviamente la tecnologia ha contribuito a semplificare e velocizzare tutto. Oggi molto probabilmente, anzi sicuramente, un nostro annuncio farebbe sorridere...

Eravate quasi delle dive, o almeno delle celebrità, una popolarità immensa. Difficile da gestire?

Beh, quando andavamo in giro davvero eravamo riconosciute ovunque, tante persone avevano delle gentilezze per noi, chiedevano autografi, volevano fare foto. Entrando ogni giorno nelle case della gente, si diventa famosi per forza!

 

Con le colleghe aveva un buon rapporto? E chi con chi, in particolare?

Un buon rapporto, si lavorava molto bene e davvero con un buon clima tra noi. Il brutto vizio delle raccomandazioni è arrivato anche dalle nostre parti, ma solo nella fase finale. Più che con tutte le altre, devo dire con Paola Perissi e Ilaria Moscato si è creata un'amicizia molto forte nel tempo.

Lavoravate in contatto con altre figure professionali? I giornalisti, ad esempio: oppure mondi del tutto divisi?

In contatto molto stretto ad esempio con i giornalisti sportivi, anche per questioni di vicinanza di uffici, ma c'erano in generale vari contatti. Ricordo ad esempio anche un giovane David Sassoli: semplice, alla mano, cordiale, bravissimo. Che gran perdita che è stata…

Ognuna di noi si ritrovava suo malgrado con un certo numero di stalker, ma per fortuna almeno nel mio caso direi nulla di grave, seccature gestibili.

La vasta popolarità, in quell'Italia, provocava anche qualche problemino?

Beh, a volte c'era chi magari rivolgeva attenzioni in maniera insistente, lettere, dichiarazioni, telefonate... Ognuna di noi si ritrovava suo malgrado con un certo numero di stalker, ma per fortuna almeno nel mio caso direi nulla di grave, seccature gestibili.

Quali sono i suoi hobbies, adesso?

Sono sempre più affascinata dalla fotografia, una delle cose più belle è stata fotografare i pescetti del Mar Rosso... E la fotografia si sposa a perfezione con un'altra mia grande passione, ossia i viaggi, anche se in questi ultimi anni un po' come tutti siamo stati frenati dalla pandemia. Poi cucino, cucinare mi rilassa e mi diverte. Il  mio hobby più scemo è quello dei giochini su Internet. Li fanno un po' tutti, solo che a volte non lo diciamo per pudore.

In famiglia com'è andata?

Bene, la mia famiglia è salda, ha retto, abbiamo un figlio che vive a Vienna e che spesso andiamo a trovare; poi ho un fratello che vive a Innsbruck.

Il momento più bello nell'ambito della sua vita professionale?

Quando a una manifestazione organizzata da una grande azienda mi è capitato di trovarmi accanto a Ella Fitzgerald che cantava. Che emozione incredibile.

E quello più brutto?

Professionalmente davvero non mi vengono in mente momenti brutti. Ricordo lo strazio per la scomparsa di una collega giovane e brava come Roberta Giusti, ma questa è una cosa che fa parte non tanto delle disavventure di lavoro quanto degli accadimenti della vita.

Oggi penso in tedesco, in italiano, in inglese. Dipende dalle situazioni, dipende dai giorni.

In fin dei conti, quanto conta avere un buon carattere?

La considero una cosa quasi decisiva.  Vedere il positivo delle cose fa tanta, tanta differenza. Non dovremmo mai dimenticare di essere nati nella parte più fortunata e pacifica del globo, affliggersi e vedere davanti a sé tutto nero per ogni piccola cosa è, oltre che sbagliato, totalmente privo di senso. Bisogna pensare, dubitare, interrogarsi; ma poi vivere le cose in modo pieno. Credo sia una buona palestra per la vita di ciascuno.

Pensa ancora in tedesco?

La mia famiglia era di lingua tedesca, ma con un nonno parlavo italiano. Oggi penso in tedesco, in italiano, in inglese. Dipende dalle situazioni, dipende dai giorni. Magari anche dall'umore.