Society | Backstage coop

Dietro le quinte della cooperazione

Quanto sappiamo veramente delle cooperative sociali? Sulla base di quali informazioni si è costruita la nostra visione di chi ne fa parte e del servizio offerto?
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Davide Monti
Foto: Coopbund
  • Nella speranza di rendere giustizia a un grande lavoro che rimane spesso nascosto, abbiamo voluto aprire per voi, metaforicamente, le quinte della cooperazione, incontrando alcuni dei volti che la rappresentano e ascoltandone le voci. Come quella di Davide Monti, presidente della cooperativa River Equipe, pensata inizialmente come un doposcuola e sviluppatasi, a partire dal 2004, fino a divenire un punto di riferimento imprescindibile, in Alto Adige, per quanto riguarda i fenomeni di emarginazione grave.
    “Da oltre vent’anni ci dedichiamo alle persone fragili, ai vulnerabili: accogliamo famiglie, donne, minori stranieri non accompagnati, richiedenti asilo, senza dimora”, racconta Davide Monti. Un’inclusività concreta che, nel tempo, ha saputo organizzarsi sempre meglio, arrivando a creare dei modelli riconosciuti anche a livello internazionale.

  • Foto: River Equipe
  • “Il nostro centro di accoglienza straordinaria di Laives per richiedenti asilo è stato proposto a una commissione dell'Unione Europea qualche anno fa come modello virtuoso; l’anno scorso siamo arrivati in finale al premio europeo per il servizio sociale, per due categorie, con un progetto legato all’abitare; mentre poco tempo fa
    sono arrivate in Alto Adige cinque commissioni provenienti da Bulgaria, Ungheria, Grecia, Olanda e Spagna per approfondire il nostro modello di accoglienza di minori stranieri non accompagnati”. In un momento in cui, in Alto Adige, la propensione a intraprendere un percorso professionale orientato all’aiuto alle persone è in crisi,
    River Equipe contribuisce a ritessere i fili del tessuto sociale che sarà chiamato a prendersi cura anche di noi, in un prossimo futuro. Una piccola comunità - quella cooperativa - a favore della comunità. “River Equipe ha circa una cinquantina di dipendenti, ma se la consideriamo all’interno del gruppo cooperativo paritetico di cui
    è parte - il Gruppo Volontarius - raggiunge i 150 dipendenti e 350 volontari: una vera e propria massa critica, ricca di cultura e di competenze. Tra chi lavora con noi ci sono infatti anche persone con un percorso complesso, magari in ambito migratorio: sono proprio loro a farci crescere più velocemente, tenendo conto che ci occupiamo
    di migrazione. In questo senso noi leggiamo la comunità che si prende cura della comunità”.
    Non sempre, però, l’impatto sociale di una realtà come quella di River Equipe sembra essere tenuto nella giusta considerazione. “Una cooperativa sociale come la nostra si muove quasi esclusivamente su contributi pubblici - River Equipe lavora su mandato dell’ente pubblico - ma i fondi diminuiscono e le richieste aumenta no sempre di più, anche in termini di complessità. Il rischio forte è quello di semplificare, mentre la complessità deve essere gestita e per farlo servono risorse. Da parte nostra mettiamo le competenze, le idee, sviluppiamo progetti - anche per conto dell’ente pubblico - perché abbiamo esperienza e agiamo tempestivamente. Al tempo
    stesso, bisogna dire che la politica oggi ci considera non solo una risorsa spendibile ma anche un interlocutore capace, coerente e credibile. E questo è uno tra gli obiettivi più ambiziosi che sentiamo di aver raggiunto”.

  • Foto: River Equipe
  • Ma le soddisfazioni non vengono solo dal confronto con le istituzioni: talvolta è un incontro casuale a farsi portavoce della riuscita di un percorso migratorio partito da presupposti non esattamente favorevoli. “È particolarmente gratificante entrare in un esercizio commerciale, un’impresa edile, un ristorante, incontrare le persone che inizialmente si erano affidate a noi - all’epoca ragazzi di 15-16 anni - avendo bisogno di tutto, e vederle parte del tessuto economico della città. È proprio bello, glielo leggi negli occhi come la loro vita sia cambiata”.
    Una gioia evidente, quella di Davide, che ne illumina i tratti permettendoci di cogliere per un istante, oltre il profilo del presidente che è, il giovane volontario che è stato: un ragazzo timido, particolarmente introverso ma con una spiccata sensibilità verso la relazione, che aveva appena deciso che quell’esperienza temporanea in cooperativa sarebbe diventata una scelta di vita.