Society | CONVEGNO

Verso una sanità più vicina al cittadino

Ulrich Seitz espone le proposte della Rete Anziani per migliorare la condizione delle persone nella terza età e ridurre i tempi di attesa delle prestazioni sanitarie.
waiting room
Foto: upi

Capita non di rado di dover aspettare mesi, a volte anche un anno o più, per eseguire una visita specialistica o un esame diagnostico all’ospedale oppure in un distretto sanitario.

Un nervo scoperto che pesa in modo particolare sulle persone anziane, specie se affette da malattie croniche o invalidanti.

Il 2 maggio, a Bolzano presso la EOS Accademia in via Rencio 42, dalle 9.15 alle 13, si terrà il convegno “Come contenere i tempi di attesa in sanità?”, moderato dal dottor Ulrich Seitz.

 

All’incontro la dottoressa Emanuela Reale, esperta di AGENAS, Agenzia per i servizi sanitari regionali, diffonderà i dati seguenti al monitoraggio dell’attività libero professionale intramuraria su tutto il territorio nazionale con riguardo all’anno 2014 nelle settimane indice di aprile e ottobre.

Dalla relazione completa, consultabile a questo link, emerge che a livello nazionale i tempi di attesa per 43 prestazioni ambulatoriali siano state disponibili per il 64-67% entro i 10 giorni, per il 23-27% tra 11 e 30/60 giorni rispettivamente per una visita specialistica o una prestazione diagnostica strumentale, per l’8-9% oltre 30/60 giorni: svettano con prenotazioni entro i 10 giorni la spirometria (88% dei casi ad aprile e 90% ad ottobre) e le TAC (86% ad aprile e 90% ad ottobre).

In Italia, nei periodi indicati, i tempi di attesa più lunghi si sono registrati con riguardo alla mammografia, in media 11 giorni ad aprile e 13 ad ottobre (le prenotazioni entro i dieci giorni per tale esame si attestano con percentuali inferiori alla media italiana pari al 49% ad aprile e al 46% ad ottobre), mentre il record positivo è spettato alla spirometria, il cui tempo medio di attesa è stato di un giorno.

L'AGENAS ha inoltre avviato un progetto sull'appropriatezza prescrittiva, intitolato "Applicazione diffusa delle priorità cliniche per le prestazioni ambulatoriali", che è iniziato nel 2015 e terminerà nell'autunno di quest'anno, con l'obiettivo di definire le indicazioni cliniche condivise a livello nazionale per l'attribuzione di classi di priorità clinica con tempi di attesa differenziati in base alla necessità clinica di diagnosi differenziale.

Non solo numeri al citato evento formativo, ma anche tante proposte concrete. A tale riguardo l’intervento del dottor Giuliano Mariotti dell’AGENAS focalizzerà l’attenzione sulle strategie per migliorare la valutazione inerente l’appropriatezza nelle prescrizioni nonché sul modello delle priorità e dei RAO (raggruppamento dei tempi di attesa) con specifico riferimento alle possibilità attuali della medicina generale.

 

Mariotti e Reale, rappresentanti della “Rete anziani” e di “Cittadinanza attiva - Tribunale dei Diritti del Malato”, parteciperanno inoltre, dalle 12.15 in poi, alla tavola rotonda che si interrogherà su come rispondere alle necessità dei malati cronici e delle persone anziane.

Una sempre maggiore collaborazione tra medici di base e specialisti consente di conseguire uniformità nella valutazione dei livelli di urgenza della prestazione e quindi di migliorare l’appropriatezza prescrittiva.

A questo proposito, fa parte della Rete Anziani, coordinata da Elio Fonti, l’associazione ASAA, Alzheimer Südtirol Alto Adige, il cui presidente è il moderatore del menzionato convegno dottor Ulrich Seitz che ritiene fondamentale la definizione dei tempi massimi di attesa per le prestazioni sanitarie in ragione delle patologie dei pazienti e delle loro reali esigenze.

“A tale scopo, sono necessarie una sempre maggiore collaborazione tra medici di base e specialisti nonché una sempre più ricca formazione continua. Il dialogo tra professionisti consente di conseguire uniformità nella valutazione dei livelli di urgenza della prestazione e quindi di migliorare l’appropriatezza prescrittiva”, osserva Seitz che ritiene altresì indispensabile il potenziamento del CUP (centro unico di prenotazione, ndr)”.

Il call center del Centro Unico di Prenotazione (CUP) dovrebbe divenire un centralino di informazioni: dovrebbe rispondere non solo sulla prenotazione di una visita o di un esame, ma anche in generale offrire risposte ai cittadini sull’organizzazione dei reparti e sull’esenzione dal ticket.

Ulrich Seitz spiega che per rafforzare la funzionalità del CUP si debba implementare il personale e incrementarne le funzioni: il call center dovrebbe divenire un centralino di informazioni, pertanto dovrebbe rispondere non solo sulla prenotazione di una visita o di un esame, ma anche in generale offrire risposte ai cittadini sull’organizzazione dei reparti e sull’esenzione dal ticket.

La velocizzazione e razionalizzazione dei percorsi sanitari, la riduzione dei passaggi amministrativi, l’applicazione di  metodi informatizzati di gestione delle prestazioni (tra cui anche la ricetta elettronica) sono indispensabili per Seitz: ” Per una persona con problemi di deambulazione o una malattia cronica è oneroso spostarsi dal reparto allo sportello per ricevere il timbro dell’esenzione ticket per poi ritornare al reparto. Un paziente esente dovrebbe potersi recare direttamente in reparto per la visita. Per quanto attiene alle prestazioni programmate, al termine della visita in ambulatorio ogni specialista dovrebbe già fissare la data per il prossimo appuntamento, sollevando il cittadino dall’incombente di dover prenotare”.

Ad avviso del presidente dell’associazione "Alzheimer Südtirol Alto Adige" un ulteriore ambito su cui lavorare è la sensibilizzazione della cittadinanza: “Si deve invitare il paziente a disdire le visita, se impossibilitato ovvero se egli nell’attesa si sia rivolto ad altra struttura. Un sostegno al paziente può essere costituito da una telefonata dell’Asl, che gli ricordi l’appuntamento qualche giorno prima”.

Non  solo. Ulrich Seitz ritiene che si debba altresì incentivare il paziente a rivolgersi in prima battuta dal medico di base che conosce bene la sua storia, anche familiare, a non recarsi sempre in ospedale per i controlli ma anche a fruire delle prestazioni nei distretti sanitari, spiegargli come usufruire in modo corretto del pronto soccorso, per evitarne l’intasamento.

“Infine, ottimizzare il servizio di guardia medica, affinché in una sede ancora più raggiungibile rispetto a quella attuale diventi un funzionale punto di approccio e smistamento dei pazienti” – chiosa Seitz.