L'onda lunga della generosità
Mai come in questo periodo si sono visti comportamenti generosi nei luoghi di lavoro. Dipendenti che hanno dato tutto il possibile per far andare avanti i servizi e la produzione, senza risparmiarsi e senza badare ai limiti ed ai vincoli dei contratti, pur di far funzionare le cose, soddisfare la clientela, andare incontro agli utenti/pazienti e salvare la propria azienda. Molti hanno continuato a lavorare anche senza stipendio. L’emergenza ha prodotto innanzitutto molti atti di grande generosità, anche se non sono mancati, pochi per fortuna, segnali contrari.
Anche tra i piccoli e medi imprenditori la sfida per la continuità del lavoro e della stessa impresa hanno fatto uscire la parte migliore dello spirito d’impresa: molti “padroni” hanno dato fondo al proprio patrimonio familiare per tenere aperta l’azienda in assenza di entrate, molti si sono fatti carico del salario (o parte di esso) dei lavoratori sospesi, tutti hanno capito quanto il valore dei dipendenti sia anche il valore stesso dell’impresa.
L’emergenza Coronavirus ha messo in quarantena anche il modello conflittuale nelle relazioni di lavoro e sindacali. In questo momento viene prima la salvaguardia del posto di lavoro e la sopravvivenza dell’azienda, pensano in molti. Lavoratori e imprenditori hanno toccato con mano come non mai, quanto siano indispensabili gli uni agli altri.
In questo stesso periodo è venuto inoltre alla luce il grande valore e la grande utilità degli Enti Paritetici, gestiti da Sindacati e Imprenditori: Enti Bilaterali di settore, Fondi Mutualistici, Fondi di Solidarietà, Casse Edili, dove gli interessi di parte sono confluiti in un interesse comune. Tutte realtà nate sotto il segno della collaborazione tra le parti sociali ed, in definitiva, sotto il segno della loro “generosità”. La generosità è infatti la disponibilità a rinunciare a qualcosa di proprio in favore del benessere altrui ed indefinitiva di quello comune.
Il Coronavirus ha messo a terra l’economia, ci vorranno anni di grande impegno e di sacrifici per uscirne ed uscirne tutti assieme. Il modo più efficace sarebbe quello della collaborazione tra le parti sociali creando un’onda lunga dello spirito di collaborazione di questi mesi. Una generosità reciproca tra imprese e dipendenti, che costruisca un modello nuovo di relazioni contrattuali. Converrebbe a tutti.
E forse si potrebbe finalmente applicare il dimenticato articolo 46 della Costituzione (“la più bella del mondo”) che dice: “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro ed in armonia con le esigenze della produzione,la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”.
(www.albertostenico.it)