Il Cubo di Piano già al capolinea?
Scorrendo i commenti sui social il progetto dell’archistar Renzo Piano per la nuova casa di Ötzi sembra aver convinto soprattutto il sindaco, alcuni esponenti della maggioranza comunale, il Dolomiten e i gruppi di interesse che pensano all’indotto portato dai turisti in processione lungo Portici e via Museo. Per il resto le voci entusiastiche sono davvero poche, e gli schieramenti non sono affatto divisi tra italiani che vogliono conservare quelle poche tracce di “architettura fascista” e tedeschi che fremono per farle sparire. Su Salto.bz i commenti in lingua tedesca contrari all’abbattimento – anche autorevoli, come quello di Kuno Prey, fondatore della facoltà di design di Unibz – sono ancora più caustici e numerosi di quelli in italiano. Il fatto un po’ curioso è che gli architetti del megastudio del senatore a vita sembrano essere partiti da un presupposto che risulta assurdo: l’edificio non è sotto tutela, quindi, serenamente, tiriamo giù tutto! Come se si trattasse della costruzione in Lego improvvisata dal cuginetto antipatico. Come se un manufatto che da 85 anni si trova in un punto strategico della viabilità cittadina, che ha avuto - ed ha ancora in parte - una funzione pubblica importante, che è stato punto di ritrovo per migliaia di bolzanini, dovesse per forza avere un vincolo annotato nel libro fondiario per meritare attenzione.
La Soprintendente ai beni architettonici Karin Dalla Torre non sembra, però, intenzionata ad accettare passivamente che il Comune faccia ancora lo gnorri come nell’incredibile (e mai abbastanza tematizzato) caso del fienile di via Fago. “L’ex Ina, progettato da Paolo Ross de’ Paoli, è un edificio eretto nel 1937 ed è da conservare, io non ho dubbi. C’è del resto sempre la possibilità del vincolo diretto”. Anche in questo caso – come nel precedente – sembra non esserci stato alcun contatto tra gli uffici del Municipio e quelli dell’Intendenza. Neanche una telefonata. Non è che con questa frase dell’Intendente il progetto Piano possa considerarsi già di fatto archiviato, ma poco ci manca. E se tornasse in auge la proposta “conservativa” di Claudio Lucchin (si veda foto di apertura e in fondo all’articolo)? O se la Provincia decidesse finalmente di prendere in mano la questione senza lasciare il pallino in mano ai privati?
L'Intendenza avverte
Per quanto riguarda il progetto di Renzo Piano arrivare alla richiesta di apposizione del vincolo diretto potrebbe non essere necessario. Da un lato il Municipio potrebbe semplicemente far valere il principio di tutela degli insiemi. Dall’altro – ricorda Dalla Torre – “ esiste dal 1931, quindi prima della costruzione dell’edificio, un vincolo su una particella in base alla legge 10 giugno 1922. Ma va valutato se questo vincolo è sufficiente. Sento Renzo Piano, e la cosa mi stupisce, partire dal concetto che non esiste un vincolo di tutela. Forse venendo da fuori non si è reso conto dell’importanza di quell’edificio nella storia cittadina. Paolo Rossi De Paoli (che ha progettato pure il Tribunale di Bolzano, ndr) è un importante architetto razionalista. E poi il vincolo diretto non è stato messo perché finora nessuno pensava che qualcuno volesse demolire quell’edificio. Anche se è uno strumento più morbido, ribadisco che il Comune potrebbe far valere la tutela dell’insieme, per l’esattezza il n.37”.
Dalla Torre, quindi, non ha per il momento intenzione di fare delle forzature e si augura che a intervenire sia il Comune. “Spero che anche la cittadinanza veda l’importanza di questo edificio, ma del resto basta passarci davanti per vedere che si tratta di un manufatto emblematico. Sono sinceramente molto sorpresa che si pensi di demolirlo. Quando si è parlato dell’ipotesi di mettere lì il museo avevo pensato ad interventi come quello dell’Eurac a Ponte Druso, la Cusanus a Bressanone”.
La Tutela degli insiemi
Ma cosa dice il la normativa sulla Tutela degli insiemi per ora scordata dal Comune. Nel gennaio 2006 su incarico dell’ex assessore Silvano Bassetti, gli architetti Peter Constantini & Benno Weber scrissero il piano, individuando 87 aree urbanisticamente omogenee. L’insieme n.37 è quello tra via Cassa di Risparmio, via Leonardo da Vinci, via Rosmini e parte di via Talvera.
Nelle schede allegate al piano si legge ad esempio che la "configurazione generale della superficie per la viabilità deve rimanere inalterata; non sono consentite nuove costruzioni; la cortina edificata continua lungo via Cassa di Risparmio, via Leonardo da Vinci, via Talvera e via Rosmini va preservata da sventramenti; vanno conservati la tipologia ed i caratteri stilistici degli edifici, ciò valendo a partire dalla strutturazione generale fino ai minimi dettagli costruttivi e decorativi, degli edifici dichiarati dall’amministrazione comunale di interesse documentario devono essere conservati, qualora non risulti altrimenti specificato, la tipologia edilizia, le facciate, la forma del tetto ed i caratteri stilistici.; in caso di demolizione e ricostruzione totale o parziale di edifici esistenti devono rispettarsi le seguenti indicazioni: - l’allineamento preesistente delle facciate lungo il ciglio stradale è da rispettare; - sporgenze e rientranze sono consentite in misura tale, da non pregiudicare la configurazione prevalentemente piana della facciata". Insomma, il Comune potrebbe definire l'edificio, se non lo ha già fatto, di interesse documentario e non servirebbe alcun altro vincolo.
Quello che un po' sorprende, comununque, è che le amministrazioni provinciale e comunale, con la scusa – in vero assurda – della mancanza di soldi, rinunciano ad esprimere una visione e una progettualità, lasciando carta bianca ai privati. Il progetto del semidio dell’architettura Renzo Piano rischia di schiantarsi al suolo dopo un paio di battiti di ali. Quello di Benko sul Virgolo pure. Ora toccherà all’En Enel? Ha senso procedere così, per tentativi? Visto che con l’areale ferroviario si riparte da zero, perché non riservare un’area e indire un concorso di progettazione internazionale? Intanto la prossima location pronta per essere bruciata è quella dell’Ex Enel in via Dante.
Mancanza di visione
Diciamo che per ora i vicesindaci Svp che, hanno preso in mano l’urbanistica (Walcher e prima di lui, Baur) sono sembrati molto attenti soprattutto alle indicazioni delle due potenti lobby cittadine, quella dei contadini, che decide sul perimetro (e quindi sullo sviluppo) della città, e quella dei commercianti, che decide – a meno che non spunti un multimiliardario come Benko – su cosa deve accadere in centro storico. Ad ogni modo pensare di adottare procedure che implichino una visione di sviluppo nel lungo termine non è al momento in agenda. Il programma è procedere a tentoni. Il tema lo hanno proposto sui social due architetti bolzanini.
“Resto colpito – ha scritto Stanislao Fierro sulla pagina dell’assessore Stefano Fattor - dal dibattito e come i politici vogliono fare gli Architetti e gli Architetti i politici, portando la discussione a 2 immagini o a chi ha fatto più musei. Poco interessa se è più bella l'immagine dell'uno o dell'altro. In questa fase la discussione deve portare ad individuare il "luogo migliore" non l'immagine più accattivante. Quindi è un problema di corretta procedura. Fin quando nella nostra Provincia le procedure sono state chiare la nostra Architettura ed i nostri Architetti, soprattutto giovani , hanno avuto modo di crescere nella competizione ed il lavoro”.
“In primis – ha scritto Rudi Zancan - un'occasione persa. Anziché fare un concorso di progettazione, dove vince la proposta migliore, si sceglie la via dell'archistar (che non è peraltro venuto a presentare). Secondo: il progetto. Lo trovo fuori contesto nel creare un asse parallelo giusto a fianco a quello ponte-Portici-Catinaccio, l'inserimento è del tutto indifferente al tessuto urbano storico dove si colloca e così anche il mini bosco (ma forse un po' di green washing aiuta: gli alberi e la natura in centro vuoi mettere?). Terzo: abbattimento di un'opera che pur monca nella simmetria, non è affatto male: recuperarla no? Quarto: la committenza non ha mai fatto progetti che valorizzassero la città, bensì il contrario. Vogliamo premiarla con il dono del museo?”.
Non sorprenderebbe se nel gioco tornasse di attualità una proposta come quella prevista nel rendering realizzato 3 anni fa dall’architetto bolzanino Claudio Lucchin. Non è un progetto, è un’idea. Che sembra, però, andare nella direzione auspicata da (quasi) tutti. “Se sarà la nuova nuova sede di Ötzi - dice ad esempio anche l'assessore alla cultura provinciale Giuliano Vettorato - la facciata dell'Ina deve essere salvata! Anche i palazzi sono cultura e storia di una città”.
Siccome viviamo in periodo di
Siccome viviamo in periodo di matti credo che sia inutile discutere. Ogniuno porta, per sua natura, acqua al suo mulino. Mi fa comunque ridere la "tutela degli insiemi" ovvero regole decise da esseri umani. L'edificio in questione è praticamemente inutilizzato e per la parte della biblioteca esalta in tutto e per tutto la sua inedaguetezza. Non fosse altro per le persone diversamente abili (che però in questa società contano nulla). Ora mettetevi mano sulal coscienza e ditemi se questo edicifio appartiene alla storia di Bolzano Bozen, se fa parte della sua identità. Personalmente a me viene in mente PIazza Walter o Piazza della Vittoria, per la parte legara al razionalismo. Ma questo edificio no! E infatto è praticamente abbandonato. Vogliamo tenerlo perché abbiamo delle fisime? E teniamolo. Facciamoci pure il cubo sopra, sempre che le lobby lo consentano. E speriamo che chi ha paura del cambiamento non si spaventi troppo.
Ötzi zu Virgolo e basta.
Ötzi zu Virgolo e basta.
Ötzi auf dem Virglberg und fertig.
In reply to Ötzi zu Virgolo e basta. by One Echnaton
Ötzi auf dem Hügel? ein
Ötzi auf dem Hügel? ein urbanistischer Schwachsinn!
In reply to Ötzi auf dem Hügel? ein by Ceterum Censeo
Wenn damit gleichzeitig ein
Wenn damit gleichzeitig ein Schandfleck der Stadt beseitigt wird, ist es ein urbanistischer Volltreffer. Seien wir ehrlich, das Projekt Virgl gibt der Stadt ein Gebiet als Naherholungszone und als Kulturzentrum zurück, das seit 20 Jahren verdreckt. Also ist es nicht "nur für Touristen" von Interesse. Ganz zum Unterschied zum Projekt von Renzo Piano, das tatsächlich rein musealen Charakter hat. Die weiter reichenden Interessen, die hinter dem Projekt Virgl sicher stehen, können wir auch getrost ausklammern, denn hinter dem Projekt von Renzo Piano stehen genauso weiter reichende Interessen, nur von anderen. Nein, eigentlich von den ewig Gleichen. Das ist also ein Nullsummenspiel. Wenn man nun den Rest objektiv abwiegt, welche ist nun nach wie vor die bessere Lösung?
Interessant ist jedenfalls, dass das Ergebnis der teuren Sinloc-Studie, die das ehemalige ENEL-Gebäude (das übrigens auch Tosolini gehört) als idealen Standpunkt auserkoren hat, offenbar niemand interessiert. Zum Glück.
Bene così, se verrà
Bene così, se verrà confermato il tutto. Davvero un pasticcio incredibile nella ricostruzione effettuata ma si pone sul serio la domanda che sta "a monte" di tutto: serve per davvero una nuova "location" per il cadavere refrigerato... pardon... la mummia Ötzi presso la ex Banca d'Italia? Sempre e solo per i turisti?
Come ho già scritto altrove, se i privati sono tanto "interessati" ad Ötzi, perché insistono con la formula del "PPP" (partenariato pubblico privato) che, ben si sa, rappresenta solitamente una "sóla" per la mano pubblica?
Vogliono Ötzi? Allora lo si potrebbe dare "in comodato d'uso" ai privati che poi potrebbero sfruttarlo ma i capitali per la nuova "location" ce li mettano loro al 100% e si assumano interamente il rischio d'impresa. Altro che fare permute o quant'altro con terreni o edifici pubblici "in cambio". Ma stiamo scherzando?
La soluzione "intermedia" illustrata in questo articolo mi lascia davvero perplesso perché pare che dallo scempio del vecchio ospedale non si sia imparato nulla. Dubito fortemente che una struttura così possa essere "digerita" dalla Soprintendenza e che andrebbe pure a togliere visibilità alla torre del museo civico che fu ricostruita decenni fa. Una soluzione che poi appare ricalcare quella bruttura da "pugno nello stomaco" realizzata anni fa su di una casa privata in via Vittorio Veneto. Ovviamente "degustibus non est disputandum".
De gustibus non est
De gustibus non est disputandum, si sa, ma "l'idea" di Lucchin è anche peggio.