Culture | Green Shooting

Cinema a colori - come renderlo verde?

L’importanza della sostenibilità è ampiamente riconosciuta - cosa ci vuole per integrarla anche nelle riprese di un film? Gli esperti Jana Wagner e Georg Zeller ci fanno sbirciare dietro le quinte di un Green Shooting
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Riprese sostenibili
Foto: Georg Zeller
  • Foto: Jana Wagner, Georg Zeller
  • SALTO: Perché è fondamentale prestare attenzione alla sostenibilità anche nell'industria cinematografica?

    Georg Zeller: La creazione di un prodotto implica sempre il consumo di risorse e l'emissione di CO₂. Questo vale anche per la produzione di un film, per la quale serve una piccola industria temporanea di operatori e operatrici che lavorano fuori casa, si spostano, consumano elettricità e molto altro.

    I progetti prodotti qui in Alto Adige, se ricevono finanziamenti da parte di IDM, passano sempre da una commissione di esperte ed esperti che, oltre al valore artistico, creativo ed economico (come l’impiego di personale e servizi locali), ne valuta anche l'impatto sull'ambiente.

    Quello che facciamo con il protocollo Green Shooting, è cercare di ridurre quanto più possibile questo impatto ecologico. 

     

    SALTO: Jana Wagner, lei è la responsabile - per conto dell'Ökoinstitut Südtirol/Alto Adige - dei controlli durante le riprese dei progetti che aderiscono al protocollo Green Shooting. Potrebbe dirci quali sono i fattori determinanti per la riuscita di un Green Shooting?

    Jana Wagner: Il primo fattore che determina il successo di un Green Shooting è la volontà di lavorare in modo sostenibile da parte di chi progetta le riprese; più la troupe di produzione è motivata, più facile diventa. Inoltre, se i produttori riescono a pianificare il Green Shooting con sufficiente anticipo, la sua realizzazione ne è certamente facilitata. Un altro fattore che aiuta a mettere in moto il processo del Green Shooting è quello di coinvolgere un/a Green Consultant il prima possibile, per condividere insieme la pianificazione del progetto. Se ci si riduce a delineare modi di lavoro sostenibili soltanto nel momento stesso delle riprese, diventa difficile trovare al volo valide soluzioni.

     

    Il primo fattore che determina il successo di un Green Shooting è la volontà di lavorare in modo sostenibile da parte di chi progetta le riprese

     

    SALTO: Qual è il compito di un Green Consultant?

    Georg Zeller: Fondamentalmente il mio compito, e quello degli altri/delle altre Green Consultant, è quello di aiutare i produttori a trovare – e poi implementare - le misure e le soluzioni adeguate al tipo di progetto audiovisivo che devono realizzare. Il mio intervento, quindi, inizia già nel momento della pre-produzione e prosegue poi durante le riprese. Per iniziare, spiego alle produzioni cosa viene richiesto per ottenere la certificazione di Green Shooting e quali sono i criteri da soddisfare. Da parte loro, le produzioni mi presentano il tipo di film che intendono realizzare, la composizione della troupe e poi mi informano su quanti spostamenti sono previsti, di quali tipi di luci necessitano o dove intendono pernottare e mangiare. In base a questo sviluppiamo insieme un progetto per raggiungere il punteggio necessario per ricevere la certificazione.

    Durante le riprese invece faccio alcune visite sul set, per supervisionare la messa in pratica delle misure concordate. Dopo la fine delle riprese redigo un report finale, in cui descrivo le misure che abbiamo deciso di adottare, come le abbiamo applicate e, nei casi in cui succede, perché non siamo riusciti a mettere in pratica certe soluzioni. Infine, faccio un calcolo della CO₂ prodotta. L'idea alla base di questo calcolo è quella di dimostrare quanta CO₂ è stata risparmiata con il Green Shooting rispetto a quella che sarebbe stata generata con delle riprese tradizionali.

    Per criteri quali la corrente utilizzata, i pernottamenti o il catering, si può vedere chiaramente la differenza di emissioni prodotte.

     

    SALTO: Può farci degli esempi?

    Georg Zeller: Nell'ambito del consumo di elettricità, ad esempio, la differenza di emissioni è molto evidente. Secondo un mio calcolo, una ripresa di venticinque giorni, presupposto l'uso di un generatore a gasolio per dieci ore al giorno, produce quasi 10 tonnellate di CO₂. Se invece si usa una linea tradizionale di corrente con 50 kW/h di portata, la CO₂ prodotta è di 1500 chili. Usando energia verde proveniente da fonti rinnovabili, la produzione di CO₂ cala a 130 chili, un centesimo della cifra iniziale. Questo calcolo ci dimostra il grandissimo impatto delle pratiche del Green Shooting.

    Ci sono dei paragoni simili che si possono fare anche per il catering, dove la grande differenza sta nel consumo di carne o nel fatto di usare stoviglie riutilizzabili al posto di piatti e posate usa e getta. Per esempio, su un numero di cinquanta pasti al giorno, si possono risparmiare 60 chili di CO₂ al giorno rinunciando alla carne. Al primo incontro con le produzioni chiedo dunque per prima cosa se possono immaginarsi di rivolgersi alla troupe rovesciando la tipica domanda sull'alimentazione che ormai conosciamo, chiedendo non più chi è vegetariano/a, ma chi invece vuole necessariamente mangiare carne durante le riprese e quante volte a settimana. Alcune produzioni propongono la carne solo tre volte a settimana e non tutti i giorni, raggiungendo già così grandi differenze nelle emissioni.

  • E luce fu - sì, ma l’elettricità è sostenibile? Foto: Georg Zeller
  • SALTO: Chi si occupa di controllare che le misure pianificate con il Green Consultant vengano effettivamente realizzate dalla produzione?

    Jana Wagner: L’Ökoinstitut Südtirol/Alto Adige, per il quale lavoro, è una cooperativa che ha l'incarico da parte dell'Agenzia provinciale per l'ambiente e la tutela del clima di fare controlli e valutazioni sui set cinematografici di quelle produzioni che richiedono la certificazione Green Shooting. Prima di fare un sopralluogo, che pianifico insieme al/alla Green Consultant e alla produzione, analizzo sempre la check-list compilata dalla produzione, ossia una sorta di guida scritta che si basa su diversi criteri (e relativi sottocriteri) e serve per definire le misure da implementare.  I criteri sono sette (ndr. comunicazione, energia, trasporti e alloggi, catering, materiale, gestione dei rifiuti e idee innovative, un campo che lascia spazio alla creatività della produzione), alcuni dei quali obbligatori, come la comunicazione o la redazione di un bilancio di CO₂. Gli altri sono più o meno aperti ed è la produzione a decidere su quali puntare.

    Una volta esaminata la check-list, avviene anche il sopralluogo, molto utile per avere una discussione più approfondita insieme ai/alle responsabili della produzione e al/alla Green Consultant.

    Come ultimo passaggio, la produzione è tenuta ad inviarmi una serie di documentazioni e fatture che possano provare l'attuazione delle misure. Faccio un esempio: per verificare che i membri della troupe abbiano effettivamente preso un mezzo pubblico invece dell’auto per raggiungere il set, la produzione è tenuta a mandarmi le fatture che lo attestano. Lo stesso vale per le fatture del parco lampade noleggiato, che devono certificare il reale utilizzo di lampade a LED e HMI. Infine, mando tutte queste informazioni e la mia valutazione finale all'Agenzia provinciale per l'ambiente e la tutela del clima. Se il progetto nel suo complesso ha rispettato almeno il 60% dei requisiti, l'agenzia rilascia la certificazione.

     

    SALTO: Secondo Lei, dal punto di vista produttivo, quanto è complesso realizzare un Green Shooting? Nei luoghi più remoti o periferici sicuramente non è semplice…

    Jana Wagner: Ogni produzione trova le proprie soluzioni su misura, a seconda del tipo di film, della location e dalla grandezza del set e della troupe. Se, per esempio, una produzione deve girare delle scene in un bosco difficilmente accessibile e dove non c'è corrente elettrica, la situazione ovviamente si fa complicata. La soluzione che può essere trovata dipende dal tipo di produzione, dal numero di persone che devono recarsi lì per le riprese e dall’attrezzatura che serve sul posto. Ci sono casi in cui per esempio non serve nemmeno un allaccio alla corrente o un generatore, ma bastano delle semplici batterie.

     

    La creazione di un prodotto implica sempre il consumo di risorse e l'emissione di CO₂. Questo vale anche per la produzione di un film. Quello che facciamo con il protocollo Green Shooting è cercare di ridurre quanto più possibile questo impatto ecologico

     

    SALTO: La produzione di un film è sempre legata a un budget. Secondo Lei le riprese Green possono essere considerate più costose delle riprese tradizionali?

    Georg Zeller: personalmente non vengo confrontato con i calcoli economici dei produttori e delle produttrici, ma la mia impressione generale è quella che la paura di spendere di più non sia fondata. Per i pasti della troupe ad esempio, il cibo biologico è più caro, ma se nello stesso momento si riduce la carne sul set, in realtà si può anche risparmiare.

    Nel settore degli spostamenti sicuramente risulta più costoso noleggiare macchine elettrice piuttosto che auto tradizionali a benzina, ma in altri ambiti – come quello della corrente elettrica -  utilizzare un allacciamento alla rete elettrica per molti giorni costa molto meno di un generatore di corrente. Alcune misure quindi possono essere più costose, altre possono permettere di risparmiare.

    Più che una questione di soldi, questo tipo di sostenibilità è una questione di impegno organizzativo.

  • Prodotti locali e possibilmente senza imballaggi - nei Green Shooting la sostenbilità ha un ruolo importante in ogni particolare delle riprese Foto: Georg Zeller
  • SALTO: C'è un Green Shooting che Le è rimasto particolarmente impresso?

    Jana Wagner: Il progetto che mi è rimasto più impresso è la prima produzione che abbiamo controllato: “BinIchDenn”. Si trattava di una produzione con una troupe abbastanza piccola, composta più o meno da una ventina di persone, quasi tutte altoatesine. Le riprese sono durate una settimana e si sono svolte tutte nello stesso luogo con l’utilizzo di corrente proveniente dall’allaccio fisso ad una struttura adiacente. I pasti sono stati preparati in loco utilizzando prodotti regionali e stagionali, con un menu per la maggior parte vegetariano; anche gli spuntini - come la frutta e le noci - erano tutti senza imballaggi, comprati in un negozio di Bressanone che vende alimentari sfusi. Questa è un'ottima soluzione, visto che solitamente le produzioni riscontrano grandi difficoltà nella riduzione degli imballaggi. Inoltre, la troupe delle riprese di “BinIchDenn” è stata la prima e una delle poche a riuscire ad utilizzare esclusivamente automobili elettriche.

  • Come possiamo verificare che le riprese di un film siano veramente sostenibili?

    Grazie al protocollo green sviluppato nel 2021 da IDM Alto Adige, le produzioni cinematografiche che svolgono le loro riprese sul territorio altoatesino sono incentivate ad intraprendere un percorso lavorativo incentrato sul rispetto dell’ambiente, accompagnate da vari organi di controllo e assistenza. L’intreccio collaborativo che si crea tra l’Ökoinstitut e i/le Green Consultant aiuta le produzioni a scegliere le misure da implementare per rispettare i criteri di sostenibilità del protocollo green e a verificare la loro messa in atto sul set. In caso di conformità ad almeno il 60% dei requisiti, l’Agenzia provinciale per l’ambiente e la tutela del clima rilascia una certificazione di sostenibilità alle produzioni cinematografiche, che si potranno quindi proclamare Green Shooting.