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Alieni in redazione

Quando le "bufale" pascolano tra i giornalisti.

Si fanno sempre più frequenti le occasioni in cui si cerca di scrutare nell'incerto e tempestoso futuro dell'informazione. La crisi apparentemente inarrestabile del giornalismo tradizionale, che colpisce in particolar modo la carta stampata, ma che non risparmia anche il settore radiotelevisivo, viene vivisezionata ad ogni piè sospinto dagli stessi protagonisti del settore e da esperti di ogni genere, tutti alla ricerca di possibili rimedi, di uno sbocco che nessuno per ora intravede con chiarezza. L'ultimo consulto è avvenuto, di recente, a Torino, dove, in occasione delle celebrazioni per i 150 anni del quotidiano La Stampa, si sono riuniti, attorno a un tavolo, editori e direttori delle più prestigiose testate di tutto il mondo.

Analisi complesse, profili economici e strutturali evocati con grande maestria professionale. La ricetta proposta, nella totalità dei casi, è stata però sempre una ed una sola: quella far ripartire la macchina dell'informazione mondiale dal concetto di qualità dell'offerta. In un panorama nel quale la rete offre apparentemente in modo gratuito (il pagamento avviene cedendo i propri diritti di cittadino il consumatore ai grandi signori del Web) informazione di bassa qualità, occorre convincere gli utenti che una notizia certa, verificata, approfondita ha un suo prezzo che è giusto pagare.

Il ragionamento fila e viene ripetuto ormai ovunque, come un mantra cui ci si aggrappa nella speranza di uscire da un tunnel dal quale ancora non vediamo la fine.

Solo che poi questi bei principi occorre metterli in pratica, ed allora le cose si fanno un po' più complesse e alle nobili frasi pronunciate dei congressi e nei dibattiti si sostituisce una realtà contraddittoria e, se vogliamo, qualche volta un po' triste.

Due esempi tratti dalla cronaca di questi ultimi giorni.

Il primo, quello nobile, che arriva dagli Stati Uniti dove una delle principali reti televisive del pianeta, la CNN, incappa in un brutto infortunio giornalistico. In un servizio televisivo indica uno tra i personaggi vicini al Presidente Trump, tra gli indagati per il caso Russiagate. Quando, alcuni giorni dopo, la direzione della rete si rende conto che la notizia era inesatta, reagisce con una pubblica ammissione di responsabilità e porgendo scuse ufficiali al personaggio in questione. Quest'ultimo si compiace, accetta le scuse e dichiara che la questione è chiusa. Non così Trump, che approfitta dell'insperato assist per rinfocolare la sua eterna polemica con la stampa americana. A non considerare conclusa la vicenda è però anche la direzione della CNN, che allontana dalla redazione i tre giornalisti responsabili dell'errore.

La seconda vicenda, quasi insignificante come importanza rispetto alla prima, avviene invece in Italia. Negli ultimi giorni i siti Internet di alcuni tra i più importanti organi di stampa del paese riportano, con discreta evidenza, una notizia secondo la quale Anonymus, celebre nome di copertura per una organizzazione internazionale di hacker e pirati informatici, avrebbe annunciato che la NASA sta per fare clamorose rivelazioni sull'esistenza di civiltà aliene. È una delle tante notizie acchiappa-clic che vengono seminate sulle pagine Internet di organi di stampa prestigiosi al solo scopo di far crescere il numero dei contatti.

È anche, però, una notizia totalmente e assolutamente falsa. Il nome di Anonymus è stato usurpato e le dichiarazioni della fonte NASA cui ci si riferisce sono vecchie di oltre un anno e riguardano comunque i progressi nella conoscenza del cosmo e non certo l'individuazione di ometti verdi con le antennine. Siamo quindi di fronte, come subito segnala sul suo sito il giornalista Paolo Attivissimo, ad una classica "bufala", un trappolone mediatico, nel quale gli interessati avrebbero potuto evitare di cadere, facendo qualche semplice e rapida verifica.

Solo che le verifiche non sono state fatte, ma soprattutto quando la totale falsità della notizia, che quindi non avrebbe nemmeno dovuto essere riportata, è già dimostrata, non succede assolutamente nulla. Nessuno tra gli organi di stampa interessati si prende la briga di chiedere scusa ai lettori per averli presi in giro e ingannati. La reazione da parte dei giornalisti che hanno firmato i "pezzi" incriminati è quella di ignorare semplicemente l'avvenuto, oppure di reagire alle critiche minacciando querele o negando la semplice ed evidente realtà dei fatti.

Questo lo stato dell'arte nell'informazione. Come poi si possa pretendere di chiedere al pubblico di metter mano al portafogli per godere di un'informazione certificata e di qualità, resta tutto da capire.