“Una bottiglia in mare”
Si chiama “Aware migrants” ed è la campagna dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) che punta a informare i migranti che intendono recarsi in Europa sui rischi delle lunghe traversate in mare. Sono circa 3mila le persone che, dall’inizio del 2016, hanno perso la vita tentando di raggiungere le coste italiane attraverso il Mediterraneo (nel 2014 i decessi sono stati 3.200, nel 2015 3.700). Il 60% dei richiedenti asilo si sono visti respingere la propria domanda. Molte, inoltre, sono le persone che hanno subito torture, abusi e violenze nei centri di detenzione libici o che hanno rischiato la vita durante il viaggio nel deserto. La stragrande maggioranza di rifugiati che arriva in Italia proviene dalla Siria, dall’Afghanistan e dall’Eritrea, ma quest’anno sono giunti anche dalla Nigeria, dal Gambia, dal Mali, dall’Etiopia, dal Sudan e dal Ghana.
Sono i migranti stessi a raccontare la loro odissea attraverso una serie di video che verranno pubblicati sui principali social network, e anche su radio e tv in 15 paesi. “Vogliamo buttare simbolicamente una bottiglia in mare, una volta si faceva così. Si gettava una bottiglia in mare sperando che qualcuno la raccogliesse e ricevesse il messaggio”, spiega il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, lanciando la campagna e spiegando che “tante persone, arrivando qui, preferiscono non raccontare alle famiglie di origine tutto il dramma che hanno sofferto. Oggi ci affidiamo a una comunicazione che ha potenzialmente destinatari indeterminati, lo spettro è molto ampio, speriamo che qualcuno dall’altra parte ascolti. Vorremmo che, anche grazie a una campagna come questa, ci fossero meno partenze”. “La nostra strategia – dichiara ancora il responsabile del Viminale – prevede una sicurezza e un controllo dei siti e degli obiettivi a rischio non per filoni nazionali generici ma sulla base della valutazione dei nostri organismi tecnici, territorio per territorio. Abbiamo provveduto nelle ultime ore a due espulsioni per ragioni di sicurezza. Sono 102 le persone espulse per rischio di sostegno alla jihad o radicalismo, fra le quali 8 imam. Finora vi sono stati controlli su oltre 160mila persone sospette, 549 arresti, 884 indagati e 2859 perquisizioni su soggetti pericolosi, 346 controlli su navi”.