Chronicle | La querelle

“Vinta una battaglia, non la guerra”

Provincializzazione della Corte dei Conti, la Flp plaude al rinvio in commissione dei 12. Ma resta guardinga: “L’Svp ci riproverà. E che succede al personale?”.
Corte dei Conti
Foto: Quirinale

La questione è tutt’altro che chiusa, anche se la discussione è finita con un rinvio. Ne è convinta la Federazione dei lavoratori pubblici, sigla sindacale fieramente avversaria di tutti i passaggi di delega dallo Stato agli enti dell’autonomia. Il tema all’attenzione è la norma di attuazione sulla nomina provinciale di una parte dei giudici nelle sezioni di controllo di Bolzano e Trento della Corte dei Conti (nella foto in alto l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2019 a Roma) - oltre che sul passaggio alle due Province del personale amministrativo. Come è noto, la bozza è stata rimandata dalla Commissione dei 12. Nel frattempo un tavolo tecnico è stato incaricato di cercare una mediazione rispetto al veto posto dalla presidenza centrale della Corte. Un passaggio che però non rassicura la Flp: “Il tavolo tecnico non ci convince - afferma il segretario regionale Giuseppe Vetrone -. Siamo convinti che la questione è troppo appetibile da parte della politica locale e quindi, con qualche stratagemma, appena possibile si ritornerà punto ed accapo”.

 

Il sindacato contro la delega

 

Il sindacato del pubblico impiego resta guardingo nei confronti dell’azionista di maggioranza della politica locale, l’Svp, e per quelli che ritiene i continui tentativi di “sottrarre” competenze allo Stato per conferirli agli organi dell’autonomia. Questione di punti di vista. Tuttavia l’ipotesi della “provincializzazione” della Corte dei Conti in Trentino Alto Adige - soprattutto in base alla prima bozza di norma - ha generato una vivace polemica circa il rischio di un corto circuito tra controllato e controllante in regione. 

Sia i partiti di opposizione locale che i magistrati hanno avanzato serie critiche sul pericolo per l’indipendenza della giustizia contabile nelle due province. La Corte infatti è l’organismo che vigila sulla tutela dell’erario pubblico e sugli atti delle pubbliche amministrazioni e può obbligare gli ex eletti, oltre ai funzionari, a risarcire i danni. Il rischio che la nomina provinciale finisca per rendere “più morbida” la giustizia rispetto agli amministratori locali è ritenuto plausibile da molti osservatori. In seguito alle proteste, gli inviti alla cautela e i veri e propri altolà - come quello del presidente della Corte Angelo Buscema, che ha scritto al ministro per gli affari regionali Francesco Boccia - la prima bozza che prevedeva la nomina di due giudici su quattro delle rispettive sezioni di controllo è stata sfumata. Al suo posto una formulazione in cui si precisa che le deliberazioni delle sezioni di controllo verrebbero adottate in composizione collegiale con almeno tre magistrati, con i consiglieri di carriera in maggioranza rispetto a quelli di nomina locale.

 

 

La Flp rimane sulle barricate. Ricorda di aver denunciato il tema pubblicamente prima della riunione della Commissione dei 12 lo scorso 6 luglio e di aver scritto una lettera a Mattarella in cui chiede al capo dello Stato “di bloccare la norma scandalosa”. “Il congelamento della bozza di attuazione è una buona notizia ma non ci permette di ‘stare sereni’ - dice Vetrone -. Per noi, visti i precedenti negativi per le altre ‘annessioni’ di organi e competenze statali, passati alle Province e/o Regione, il predetto tavolo tecnico è uno strumento di mediazione (dicasi contentino) che alla fine porterà l’ennesima competenza nelle mani dell’ente locale, con gli evidenti conflitti di interesse tra controllore e controllato”.

Il sindacato chiede inoltre quale “fine faranno i 28 dipendenti dell’ufficio di Trento (1 dirigente, 16 funzionari amministrativi, 1 traduttore e 10 assistenti) ed i 27 dipendenti di Bolzano (1 dirigente, 16 funzionari amministrativi, 2 traduttori e 8 assistenti)”. “Saranno provincializzati/regionalizzati come è già avvenuto per i 357 dipendenti dell’ex ministero Giustizia?” chiede polemicamente il segretario, secondo cui “la stragrande maggioranza del personale è contrario alla provincializzazione”. Il diritto di opzione per rimanere alle dipendenze dello Stato significherebbe “una vera e propria presa in giro visto che comporterebbe spostarsi come minimo da Verona in giù: una follia”. Pertanto, conclude “nella consapevolezza di aver vinto una battaglia ma anche del fatto che sarà molto duro e complicato vincere la guerra, chiediamo a tutti di mantenere alta l’attenzione su questa particolare vicenda”.