Society | Appuntamento con la rete

Cyberbullismo

Con l'avanzare della tecnologia, comportamenti vessatori e persecutori che coinvolgono i giovanissimi si trasferiscono anche in rete. Così nasce il cyberbullismo. Intervista con Raffaello De Siati, della Polizia Postale di Bolzano.
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Foto: NOI Techpark / Daniele Fiorentino

Ispettore De Siati, cosa è il cyberbullismo?
Raffaello De Siati: Si tratta semplicemente della trasposizione in chiave digitale, e quindi sulla rete, dei classici comportamenti persecutori. Gli sgambetti e le minacce si trasformano in creazione di profili sui social network, messaggi minatori via mail, umiliazioni su pagine pubbliche o peggio.

Ci può fare un esempio cui ha assistito?
C'è stato un caso qualche tempo fa. Una ragazzina di quattordici anni è stata vittima delle vessazioni delle sue compagne di classe. Queste hanno pubblicato una sua fotografia, corredata da numero di telefono, su un sito per adulti. L'annuncio invitava gli utenti del sito a telefonare alla ragazza, disposta a intrattenerli con chiamate hot. Il telefono della poveretta squillava a tutte le ore del giorno e della notte, e chi era all'altro capo del telefono le sussurrava frasi oscene.

Quali sono le fasce d'età maggiormente a rischio?
Sono i ragazzini della scuola media inferiore, tra i 12 e i 14 anni. Prima l'accesso alla rete è mediato e controllato, e i ragazzi più grandi adottano comportamenti diversi per risolvere problemi e antipatie. E' una fascia a rischio di per sé, una fase in cui i bambini diventano ragazzi e faticano a comunicare con il mondo. Per questo molto spesso fenomeni come questi rimangono sconosciuti ad adulti e forze dell'ordine.

Ci sono molti casi di cyberbullismo in Alto Adige?
La questione è più complicata di quanto si possa pensare. In primo luogo, come detto, non tutti i casi di bullismo virtuale emergono proprio per la reticenza dei ragazzi di riportarli. Altri casi non arrivano alle nostre orecchie perché la scuola e gli adulti intervengono, fermando la spirale di persecuzione. Comunque posso dirle che l'anno scorso abbiamo trattato dieci situazioni come Polizia Postale.

C'è qualche differenza di genere?
Non nell'incidenza - tanto i ragazzini quanto le ragazzine sono vittime o colpevoli del cyberbullismo. Quello che cambia è la modalità. I ragazzini tendono ad essere offensivi o minacciosi, le ragazze invece usano strumenti come l'esclusione o la diffamazione.

In cosa consiste la vostra azione concreta?
Quando veniamo chiamati in causa incontriamo le parti coinvolte e parliamo con loro. Ai ragazzini che si comportano da bulli spieghiamo chiarente non solo che quello che stanno facendo è sbagliato, ma anche quali sono i rischi che corrono se non interrompono le loro azioni aggressive.

Quali sono i pericoli legali che corrono?
Essendo minori ovviamente le eventuali pene inflitte hanno un peso minore. Però l'escalation va fermata prima che querele o ingiunzioni prendano piede. Questo succede di solito quando entrano in gioco i genitori. Il discorso è particolarmente grave nel caso in cui ci siano casi di sostituzione di persona o ingiurie. Sono veri e propri reati con i quali i ragazzi dovranno fare i conti.

Cosa si può fare per arginare questi comportamenti?
Oltre a occuparci dei casi specifici, noi della Polizia Postale teniamo degli incontri nelle scuole medie. In quell'occasione parliamo ai ragazzi dei vari pericoli della rete: dalla pedopornofilia all cyberbullismo. Ma soprattutto li invitiamo ad aprirsi e a raccontare a qualcuno - insegnanti, genitori, parenti o addirittura a noi - quello che gli sta succedendo. Capita che quello sia il là affinché le vittime trovino il coraggio di parlare e finalmente di contattarci.

Per contattare la Polizia Postale, è possibile scrivere a questo indirizzo: [email protected]