Culture | Il festival

"Così abbiamo creato il nostro museo"

Oggi (29 agosto) a Sinigo inizia la "Paloo Fest". Domani si parlerà di rigenerazione urbana: fra gli altri Dario Colacicco e Debora Russo come nella loro Matera hanno creato la TAM Tower.
tam tower matera
Foto: TAM Tower
  • Al via oggi (29 agosto) a Sinigo “Paloo Fest”, festival dedicato al tema della rigenerazione urbana. Domani alle 9 in via Damiano Chiesa è in programma una colazione informale con esperti provenienti da tutta italia. Fra gli altri, Dario Colacicco e Debora Russo, in arrivo da Matera, racconteranno la loro esperienza. “Volevosoloaprireunmuseo: quando un forte sogno diventa realtà e cambia i contesti”. 

    SALTO Perché ci tenevate così tanto ad aprire un museo? 

    Dario Colacicco e Debora Russo. Ci tenevamo molto ad aprire un museo, e in particolare un museo di arte contemporanea, il TAM - Tower Art Museum, perché sentivamo l'esigenza di avere un luogo in cui sentirci a casa, che vibrasse delle nostre stesse energie, un luogo che potesse soprattutto essere la casa di persone orfane, in particolare a Matera, di luoghi in cui vivere e raccontare la contemporaneità.

    "Abbiamo trovato un luogo magico che aveva necessità di trovare una funzione, anche per la sua natura particolare, l'essere una torre di avvistamento"

    Come vi siete mossi? 

    Il team dietro questo progetto è composito e variegato, ma accomunato per la maggior parte da ragazzi e ragazze che hanno fatto un percorso di studi lontano dalla propria città, tra Roma, Venezia, Bologna, Torino, Parma, la stessa vicina ma per certi versi lontana Bari, ma che a un certo punto hanno deciso di tornare a casa. Il percorso di ritorno è stato fatto intorno al 2017 richiamati da un incredibile fermento sviluppatosi in città in vista e in preparazione dell'anno da capitale europea della cultura del 2019, e a partire da questo c'è stata la volontà di provare a realizzare un progetto che potesse essere il nostro piccolo luogo dei sogni, e che potesse diventare anche il nostro lavoro dei sogni. Abbiamo avuto una serie incredibile di fortune, dalla scoperta e riscoperta di un luogo incredibile quale Torre del Capone, la torre medievale che ci ospita, rimasta inutilizzata per circa 30 anni, che abbiamo deciso di recuperare grazie alla disponibilità della famiglia proprietaria che ci ha dato l'opportunità di utilizzarla e di farlo secondo quelli che erano i nostri desideri e volontà. Un luogo che in quei trent'anni di inutilizzo era diventato una selva, che abbiamo ripulito, e, nel ripurirlo, riscoperto. Abbiamo trovato un luogo magico che aveva necessità di trovare una funzione, anche per la sua natura particolare, l'essere una torre di avvistamento, non utilizzabile all'interno ma solo salendo sulla cima, che tutto intorno presenta ambienti piccoli e grandi che abbiamo pensato potessero essere utilizzabili per realizzare un museo di arte contemporanea. Ci abbiamo messo diverso tempo per arrivare all'apertura del museo, avvenuta ufficialmente nel dicembre 2022, ma questo lungo tempo fatto di tanto lavoro ma anche di lunghe attese di risposte, fondi, e sostegni, lo abbiamo riempito con il progetto Volevosoloaprireunmuseo, con cui abbiamo cercato di raccontare come aprire un museo di arte contemporanea se non sai come farlo, che era e forse ancora è la nostra condizione. Già nel 2019 abbiamo iniziato in maniera pionieristica a produrre due opere con i Canemorto, opere che poi sono confluite nella prima mostra e una in particolare, il Restauro dell'Ipogeo Txakurreo, è parte della collezione permanente del museo. Da lì ci abbiamo messo ancora due anni per aprire effettivamente il museo rimodulando e in parte reimmaginando gli spazi, alla luce delle evoluzioni del luogo, della città, del nostro progetto, aggiungendo ulteriori ambienti come ad esempio quello che è il punto di approdo attuale del museo, il bookshop e la biglietteria, un luogo che si trova in un punto strategico della città che ci permette, grazie anche alla sua dimensione, di avere un bookshop con un'ampia selezione di volumi di editoria indipendente selezionati da noi, offrendo un ulteriore servizio alla nostra proposta culturale.

  • Dario Colacicco e Debora Russo: I due animatori della Tam Tower di Matera Foto: Tam Tower
  • Come vi ha aiutato la partecipazione civica e come avete coinvolto la popolazione? 

    La grande fortuna che ha avuto il museo TAM e ancor prima il progetto Volevosoloaprireunmuseo è stata la vicinanza di una piccola e poi sempre più grande comunità intorno a noi. Dai primi amici a cui abbiamo raccontato quello che avevamo scoperto e a cui abbiamo mostrato lo spazio, alle persone che pian piano, in maniera quasi miracolosa, senza conoscerci, si sono avvicinate al progetto seguendolo sui vari canali su cui lo stavamo raccontando. Sentirci dire che quello che stavamo facendo poteva avere un senso, e quel senso lo aveva non solo per noi che lo stavamo facendo ma anche per gli altri ci ha dato la spinta ad andare avanti e continuare, con le tante fortune ma anche le mille difficoltà che un progetto del genere può riservare. L'aiuto non è stato solo morale ma anche pratico, una storia la nostra che, soprattutto all'inizio, ha generato molta tenerezza, forse anche determinata dal pensiero che fosse un progetto un po' utopico, poco realizzabile, ma questo ci ha permesso di avere consigli, di avere porte aperte e aiuti pratici in situazioni da cui difficilmente ci saremmo districati. In più nei momenti di maggiore difficoltà, legati a una questione ancora aperta e irrisolta, in cui il progetto sembrava che dovesse naufragare, abbiamo sentito forte il sostegno di tante persone disposte a sporcarsi le mani per essere sodali con noi, e non farci gettare la spugna. È stato importante.

    "Comunità è quella che ci ha sostenuto, ci è stata vicina, ci ha convinti che si poteva fare ed era importante farlo. Cultura è quello che ha cambiato la città in cui siamo, Matera, e nostra che ci viviamo".

    Sarete tra gli ospiti esperti di rigenerazione urbana del Paloo Fest di Sinigo, il cui sottotitolo è Comunità, cultura e trasformazione. Cosa hanno voluto dire nella vostra esperienza queste parole? 

    Comunità è quella che ci ha sostenuto, ci è stata vicina, ci ha convinti che si poteva fare ed era importante farlo. Cultura è quello che ha cambiato la città in cui siamo, Matera, e nostra che ci viviamo. Un'attenzione sulla città emersa grazie alle trasformazioni che nell'ultimo decennio gli investimenti in cultura hanno reso possibile, con tutto quello che ne è conseguito, dalle attività che sono nate a quelle che si sono potenziate e migliorate, le professionalità che la città è riuscita ad attrarre e quelle che è riuscita a formare. Trasformazione, dei luoghi, da inutilizzati e inutilizzabili, a luoghi vivi, dove scorre linfa e dove accadono cose. Trasformazione di un quartiere, i Sassi, che tante trasformazioni ha subito nel corso dei secoli e che ora è luogo soprattutto di visita e di passaggio dove il TAM ha la sua sede espositiva ma ha deciso di tenere anche e soprattutto la sede produttiva.

    Ma a Sinigo di fatto poi che farete durante il festival? 

    Sembra che faremo tante cose, da un talk durante il festival in cui racconteremo il TAM e quello che facciamo, a una cosa a cui noi tenevamo molto (non sappiamo gli organizzatori), e cioè mettere musica lontani dai nostri luoghi e vedere se può funzionare. E poi ci godremo il festival, i luoghi, che non conosciamo e in cui non siamo mai stati, prendendoci un bel respiro. Al fresco, abbiamo accettato l'invito ben contenti soprattutto pensando al fresco. Ci sarà, vero?

    Ultima domanda: progetti futuri? 

    Tra i progetti futuri c'è sicuramente quello di completare il progetto museale che al momento vede lo spazio diviso in due sedi: la biglietteria e il bookshop con annessa sala cinema, e la sede espositiva, la Torre, a circa 300 metri. Completeremo la nostra offerta museale aggiungendo alla sede espositiva un'ulteriore biglietteria con anche una piccola caffetteria. E poi aprire anche gli spazi superiori della Torre, con la possibilità di salire sulla cima e avvistare e ammirare la città, così come si faceva nel medioevo. Ma anche proseguire nel lavoro di ricerca editoriale che stiamo portando avanti e far diventare il bookshop ancor più sperimentale e innovativo nelle scelte, arrivando anche a confezionare in prima persona prodotti editoriali freschi e accattivanti. E ancora provare a esportare sempre più e sempre meglio le esperienze che stiamo facendo con il museo, in altri luoghi e in altri territori. Tante idee, tanti progetti già in mente e tante cose che ancora non immaginiamo e che vorremmo poter realizzare.