Society | lavoro domestico

La cura sommersa

La difficile situazione delle assistenti familiari in Italia viene aggravata dal mancato riconoscimento del vaccino russo "Sputnik" per l’ottenimento del Green pass.
Assistente domestica
Foto: dal web

“Due pesi e due misure”. Così la Federazione nazionale pensionati della Cisl commenta la recente moratoria decisa dal Governo nei confronti dei cittadini di San Marino vaccinati con Sputnik, che vengono così esentati dall’obbligo di Green pass fino al prossimo 31 dicembre al fine di permettere loro di recarsi a lavorare agilmente all’interno dello stato Italiano. Il vaccino russo infatti non è stato riconosciuto valido per l’ottenimento della certificazione verde, resa obbligatoria dallo scorso 15 ottobre per tutti gli ambiti lavorativi, con conseguenti disagi e difficoltà nel reperire e mantenere il proprio personale in diversi ambiti professionali, dall'agricoltura alla logistica, ma soprattutto all’interno del settore domestico e di cura che conta un’importante presenza proveniente dall’Est Europa, categoria per la quale i sindacati stanno chiedendo urgentemente una deroga, sulla scia di quella già rilasciata recentemente per gli abitanti sammarinesi: “Perché non si è data la possibilità di continuare a lavorare anche alle badanti e colf vaccinate, provenienti dai Paesi dell’Est, senza ritenerle in difetto e/o obbligandole a dover lasciare l’abitazione presso la quale svolgono le proprie mansioni perché non in possesso del certificato verde? - scrivono in una nota diffusa a mezzo stampa -. Poiché ricevere subito un altro vaccino è clinicamente improponibile, per poter continuare a lavorare senza incorrere in multe e sanzioni queste badanti sono costrette a fare il tampone rapido ogni due giorni, pagandolo di tasca propria o magari scaricandolo alla famiglia/persona già oberata di costi. E’ per questo – conclude la Fnp Cisl - che ci appelliamo ancora una volta al Governo e al Ministero della Salute affinché intervenga con coerenza su questo tema, né più e né meno di come fatto per i cittadini di San Marino, riconoscendo la validità dell’immunizzazione avvenuta con lo Sputnik al fine di garantire a molte famiglie e anziani la continuità del sostegno e dell’aiuto di queste lavoratrici oramai diventate indispensabili”.
Il tampone, soprattutto in Alto Adige non è una soluzione praticabile, spiega a salto.bz, Annarita Montemaggiore, referente territoriale di Cisl Pensionati, considerato l’alto tasso di assistenti familiari presenti in paesi isolati e poco collegati: “L’unica soluzione da adottare non può che essere politica, ma il Governo nazionale continua a girarsi dall'altra parte”.

Delle assistenti che sono state assunte direttamente dalla cooperativa il 30% è stato allontanato a causa della mancata vaccinazione

- Mirko Longo, presidente di Sozialassistenza

Le cooperative di Bolzano parlano invece di vera e propria emergenza e di grandi difficoltà nel sostenere l’alta domanda proveniente dalle famiglie. Per lo storico consorzio Auxilia le maggiori difficoltà vengono riscontrate nell’ambito delle sostituzioni temporanee. Circa 40 sarebbero le richieste rimaste in sospeso, mentre la totalità delle assistenti attualmente impiegate risultano vaccinate grazie a una massiccia campagna di sensibilizzazione messa in atto dalla cooperativa. Nel caso specifico di Auxilia, sottolinea il presidente Giovanni Franchini, il Green pass viene richiesto già nelle fasi preliminari di accesso ai colloqui attitudinali e non è raro che vi si presentino candidate sprovviste di certificazione, sia per avversione al vaccino sia per aver ricevuto la doppia dose Sputnik nel proprio paese d’origine, in caso di donne provenienti in particolar modo dall’Est Europa. A livello generale, tuttavia, il controllo della certificazione spetta al datore di lavoro, ovvero la famiglia o l’assistito stesso, ma il cosiddetto “controllo del controllore” non è affatto scontato considerando che il rapporto professionale viene instaurato all’interno di abitazioni private non sottoponibili a sopralluoghi da parte delle autorità se non per appurate eccezioni. Della stessa opinione anche Mirko Longo, presidente della cooperativa di Sozialassistenza di Via Palermo che tuttavia non riscontra grandi difficoltà rispetto l’incidenza del vaccino Sputnik ma per l’alto tasso di diffidenza rispetto alla campagna vaccinale da parte delle collaboratrici domestiche: “Delle assistenti che sono state assunte direttamente dalla cooperativa il 30% è stato allontanato a causa della mancata vaccinazione”, confessa Longo.


Se su questo frangente è legittimo parlare di situazione di emergenza, visto l’elemento di eccezionalità che la caratterizza, altrettanto non si può dire delle profonde crepe strutturali che riguardano il mondo del lavoro di cura, drammaticamente usurante e poco controllato e governato da parte delle autorità statali. Secondo l’ispettorato del lavoro di Bolzano, sul territorio provinciale si contano circa 4000 assistenti familiari impiegate regolarmente ma si stima che siano altrettante quelle assunte in nero e prive di tutela. Allo stesso tempo, spiegano dagli uffici, le famiglie tendono a non controllare la validità della certificazione, essendo mosse in primis da uno stato di necessità o da un rapporto di fiducia tali da superare le diverse formalità e rendere di fatto raro il possibile allontanamento motivato da questioni sanitarie. Per chi è assunta in nero, invece, la questione si fa ancora più difficile sotto tutti i punti di vista. Lo stesso ispettorato del lavoro, spiega, non può far emergere una situazione di irregolarità a meno che non venga sollevato un contenzioso da parte delle famiglie o ancor più spesso dalla lavoratrice stessa che denuncia il mancato pagamento dello stipendio e l’assenza di tutele lavorative. Non vanno dimenticate infine le ferite fisiche ma soprattutto psicologiche che questo lavoro incide permanentemente sulla pelle delle lavoratrici straniere, costrette a lasciare i propri cari per prendersi cura, anche per molti anni, di quelli altrui e che al ritorno, molto spesso, finiscono per affollare le cliniche psichiatriche dei propri paesi d’origine, strette nella morsa di quella che alcuni psicologi ucraini hanno battezzato come la "Sindrome Italia, un grave stato psicofisico scandito da ansia, attacchi di panico e depressione acuta riconducibili agli anni trascorsi nelle famiglie italiane tra turni massacranti e persone non autosufficienti da accudire senza sosta, un contesto che molto spesso trasforma le lavoratrici in vittime silenziose di ricatti, violenze e aggressioni.

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Maximi Richard Fri, 10/29/2021 - 06:59

Basta che si facciano la dose singola di Johnson & Johnson, che è praticamente come fare il booster dello Sputnik, e ottengono il Green Pass per 12 mesi.

Fri, 10/29/2021 - 06:59 Permalink
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Gianguido Piani Fri, 10/29/2021 - 07:38

Se effettivamente Sputnik non funziona, allora e' irresponsabile riconoscere liberta' di spostamento ai sanmarinesi. Perche' loro si e altri no? Questa differenza di trattamento e' irricevibile, comunque si consideri la questione. Valgono di piu' considerazioni di cittadinanza e residenza, oppure essere effettivamente immunizzati (nei limiti dei vaccini)?
Sputnik e' stato il primo vaccino disponibile, ad esempio nei paesi del Golfo, e le cronache di primavera raccontavano di superricchi e potenti che con i loro aerei privati andavano a farsi vaccinare li'. Un nuovo status symbol. Questi superricchi e potenti sono attualmente in quarantena, hanno il Green Pass, o si sono rivaccinati senza conseguenze? Non ne parla nessuno.
Infine, se una dose J&J dopo Sputnik e' sufficiente, perche' le autorita' nazionali ed europee non lo dicono in chiaro? Sarebbe cosi' semplice.

Fri, 10/29/2021 - 07:38 Permalink