Society | L'Intervista

"Suicidi, dobbiamo rompere questo tabù"

"Perché non se ne parla?" chiede Juri Andriollo, assessore comunale alle Politiche Sociali, mentre su una possibile candidatura a sindaco frena: "Non è la mia vocazione".
Assessore Juri Andriollo
Foto: Giuseppe Musmarra Salto.bz

Tendente al pratico, con qualche incursione nel filosofico-carismatico, Juri Andriollo, avvocato, 45 anni, bolzanino molto attento alle parole, si ritrova assessore alle Politiche sociali, tempo libero e Sport del Comune di Bolzano.  Lo è, assessore, perché indicato dal Partito democratico dopo il suo personale buon successo elettorale. E nominato dal sindaco Caramaschi, per il quale ha parole zuccherine: "A lui devo molto, e tento di ricambiare la considerazione con il massimo dell'impegno possibile per le mie capacità". Andriollo, fiero dell'origine operaia della propria famiglia, sostiene che in questi frangenti della storia operai siamo un po' tutti, costretti a fare i conti con una vita che morde e che con le esigenze del sociale sempre più stringenti. Molto, nel suo modo di porsi, è forense: le immagini retoriche, eppure sentite, una certa passionalità scenica nell'eloquio, l'evocazione di principi umanitari di tardo stampo turatiano, una certa tendenza all'esortazione al bene universale.

Salto.bz: Assessore Andriollo, concentriamoci sul Sociale: qual è il punto debole  al Bolzano?

Juri Andriollo: Più che punto debole, parlerei della difficoltà dell'approccio di fronte a una mutazione epocale che la nostra città sta vivendo,  anche se naturalmente nella vita di tutti i giorni può magari capitare di non rendersene conto... Il saldo delle nascite è negativo, eppure siamo ormai 108mila abitanti, molti dei quali nuove cittadine e nuovi cittadini che arrivano spesso da altre zone del mondo. Vengono qui, evidentemente, perché c'è lavoro. Così, nuove comunità si stanno inserendo, stanno portando culture, usi, costumi, sensibilità diverse, e quindi alla lunga modificheranno il nostro tessuto civico, cosa che peraltro, se guardiamo ai fenomeni con attenzione, sta già avvenendo.

E questo, per le Politiche sociali, cosa comporta?

Lo sforzo titanico di rimodulare tali politiche a fronte di un cambiamento che, nelle proporzioni, risulta talora anche difficilmente immaginabile. Ma è la sfida cui siamo vocati, e che tentiamo di raccogliere ogni giorno.

Nuovi bisogni sociali: eppure viviamo in una delle città più care d'Italia...

C'è un livellamento verso il basso del tenore di vita della popolazione, guardate ad esempio chi va a fare la spesa nei discount. Basta guardare le file delle macchine che appartengono a ceti che ad esempio solo un anno fa mai avrebbero pensato di avere problemi economici. In una situazione come questa, le politiche sociali risultano dunque non solo fondamentali ma direi addirittura strategiche per il futuro stesso della nostra comunità.

Sul tema dei prezzi alti si innesta quello dei costi esorbitanti della casa.

La disposizione orografica della nostra città, il poco suolo disponibile, assieme ad altri fattori, comporta che la casa sia un fattore sempre più prezioso e spesso purtroppo irraggiungibile. Irraggiungibile non solo per prezzo di acquisto, ma ormai persino per canone di locazione.

Il problema della solitudine quanto è grave nella nostra comunità?

Tantissimo, ed è un problema trans-generazionale. Si va dalla solitudine, anche fisica, degli anziani, a quella dei giovani, anche quelli che pur vivendo apparentemente in un contesto di inserimento sociale si ritrovano a fare i conti con disagi spesso anche gravi, come ad esempio la droga: ma lo sa che ogni anno a Bolzano si raccolgono centinaia di migliaia di siringhe? Per non parlare degli oppiacei spesso offerti sul mercato dai venditori di morte a prezzi irrisori e quindi allettanti... L'emergenza droga è gravissima. Già lo era prima della pandemia. Ma, se permette, c'è un altro problema gravissimo di cui si stenta a parlare!

Abbiamo numeri di suicidi in proporzione altissimi rispetto ad altre zone d'Italia. Eppure, fateci caso, il tema suicidio tende a essere espunto dal dibattito, non se ne parla

Quale?

I suicidi. Perché nessuno ne parla? Abbiamo numeri di suicidi in proporzione altissimi rispetto ad altre zone d'Italia. Eppure, fateci caso, il tema suicidio tende a essere espunto dal dibattito, non se ne parla. Un po' come si tende a non parlare della morte. Come se la società dei vivi e dei sani  non avesse nemmeno un angolino da dedicare a chi invece ci ha lasciato, e che ha comunque rappresentato un patrimonio di storia e di esperienze, o a chi vive situazioni di malattia; pensi che si avrebbe la tentazione di mettere in un cono d'ombra chi è in difficoltà. Ma forse la rimozione può cancellare la morte, la sofferenza, il suicidio non esistano? Certo che no, si tratta solo di una macabra illusione… Per cui io dico: bisogna parlare dei suicidi, eccome se bisogna farlo, dobbiamo avere la forza, tutti insieme, di infrangere questo tabù.

Come valuta l'operato dell'Azienda servizi sociali? In passato c'erano stati  problemi.

Ritengo sia un'azienda con personale di livello elevatissimo, per competenza e capacità. Durante la pandemia ha svolto un ruolo decisivo, ed è anche grazia ad Assb che la città ha retto. L'azienda è adesso in ripresa, con all'interno professionalità che possono portare a una vera e propria esplosione delle potenzialità. Colgo anzi questa occasione per rivolgere nuovamente il mio plauso a tutte le operatrici e a tutti gli operatori.

Come giudica, in questo contesto, l'operato della direttrice Di Fede?

Una competenza e una professionalità elevatissime; unite al dono di un approccio umano di livello raro, direi anzi unico.

Quali le linee di intervento possibili per le Politiche sociali?

Per fortuna, tante. Tra tutte, per le persone in anziane noi tentiamo di ampliare la disponibilità di strutture nelle case di accoglienza ma punteremo, grazie all'intesa con Alperia, sempre più sul concetto di autonomia governata della nostra popolazione anziana, dando la possibilità di monitorare le persone all'interno delle abitazioni. E' la scelta del futuro. Poi tani interventi a supporto della disabilità, che è un punto decisivo, mi fa felice che riusciremo a mettere in campo interventi quasi raddoppiati, perché il trattamento che una comunità riserva ai disabili è la cartina di tornasole del grado di civiltà espresso dalla comunità medesima. Inoltre, grande attenzione alla solidarietà alimentare, accesso a supermercati solidali dietro presentazione di una semplice autocertificazione: perché dobbiamo smetterla di considerare il cittadino sempre contravventore fino a prova contraria. E invertire nettamente il paradigma: il cittadino ha la fiducia, la fiducia piena dell'amministrazione comunale fino a prova contraria.  Un processi di responsabilizzazione importante ai fine della crescita collettiva di una comunità.

Come va il rapporto con la Provincia? Come considera Bolzano, solo uno dei tanti comuni del territorio o riconosce una specificità e un'identità ai bisogni sociali del capoluogo?

Non posso che essere soddisfatto dall'ascolto e dalla disponibilità riscontrate finora dai vertici provinciali. Unico rilievo che farei, è forse legato alla difficoltà di delegare il Comune competenze. A volte si reclamano competenze rispetto al governo centrale ma si fa un po' fatica poi a delegare le proprie competenze ai comuni.

Lei ha - tra le altre - la delega allo Sport. Ci dica, e glielo chiede un appassionato di corsa che vorrebbe tanto vincere la Maratona di New York: che senso ha la gestione oraria del Campo Coni? Possibile che una struttura così bella e funzionale debba essere legata agli orari del pubblico impiego? Cosa impedisce anche la domenica di potersi fare una corsa in santa pace?

Le problematiche sono state varie, ed ulteriormente esacerbate da tutta le serie di necessarie precauzioni dovute ai protocolli pandemici. Per il futuro, siamo impegnati a fare in modo che le società sportive abbiano un ruolo sempre crescente, anche in termini di autoresponsabilizzazione. Lavoriamo dunque per fare in modo che il campo sia aperto più a lungo, incluse le serate nel periodo estivo, la domenica e i festivi.

Assessore Andriollo, le piacerebbe diventare sindaco?

Non credo sia la mia vocazione. Veda, io sono un professionista che non ha mai cessato di essere tale. Anche adesso, da assessore, esercito nei limiti delle mie possibilità di tempo, la professione di avvocato. E per un motivo molto semplice: non voglio dipendere dalla politica, non voglio ritrovarmi a fare politica avendo come finalità la mia sistemazione personale. Ciò premesso, credo che ognuno debba avere le proprie stagioni. Attualmente sono impegnato nella mia e, davvero, non penso a un “dopo” in questo senso.