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Quegli scomodi princìpi

Accordo Svp/Lega: alla fine vincerà la buona dose di pragmatismo che di certo non manca a entrambi i partiti?
Vignetta
Foto: upi

Il Capitano ha detto no. La Lega non ci sta a sottoporsi all’esame preventivo sui valori, che per la Svp rappresentano il minimo sindacale per provare a governare insieme. I princìpi cui la stella alpina si è appellata, lo ricordiamo, sono la non discriminazione delle minoranze, impegno per l’Europa e sviluppo dell’autonomia.

Nella conferenza stampa, che è seguita alla direzione allargata del partito, Kompatscher ha detto tra l’altro con chiarezza che nessuno dev'essere discriminato e non si riferiva solo a italiani, tedeschi e ladini. A giudicare dagli esiti della seduta del parlamentino della Svp i pro-Lega non solo sono in assoluta maggioranza, ma anche molto ben rappresentati da componenti assai influenti quali il Bauernbund e l’ala economica, oltre che sostenuti dal gruppo dei giovani. Il difficile equilibrio da trovare tra interessi da tutelare e valori da difendere, su cui si è concentrata la discussione interna, ha preso la forma del prodotto spurio di un codice di valori non negoziabili da far sottoscrivere ai potenziali partner di governo.

L’idea del codice assume il profilo di un escamotage che, da una parte, ha permesso alla stella alpina di uscire quasi indenne da un confronto tra le sue anime che poteva lasciare dietro sé non poche tensioni e proteste e, dall'altra, confermare all'esterno l'immagine della forza politica ancorata ai valori, messaggio che ha contraddistinto buona parte della campagna elettorale

Nel pieno rispetto del confronto in seno alla Svp, probabilmente tra i passaggi più delicati nella storia di questo partito, l’idea del codice assume il profilo di un escamotage che, da una parte, ha permesso alla stella alpina di uscire quasi indenne da un confronto tra le sue anime che poteva lasciare dietro sé non poche tensioni e proteste e, dall'altra, confermare all'esterno l'immagine della forza politica ancorata ai valori, messaggio che ha contraddistinto buona parte della campagna elettorale. Forse ha fornito pure il lenzuolo per coprire le vergogne di chi all’interno del partito avrebbe stretto un accordo convinto con la Lega, anche senza chiedere questo tipo di pedaggio.

Sta di fatto che Salvini e Calderoli si sono opposti e potrebbero anche accampare un ragionamento che non fa una piega: la Lega rispetta le minoranze, è un partito autonomista ed europeista. Poco importa se le minoranze per il Capitano & Co. sono i “diversi uguali a noi” ovvero quelli occidentali, cristiani e di pelle bianca, se l’autonomia fa rima con sovranismo su scala nazionale e locale, se l’Europa è quella dei popoli che innalzano ognuno le proprie barriere. In ogni caso il no è scattato su una questione di metodo: nessun partito ha mai chiesto una patente di valori alla Lega e non si capisce perché la Svp dovrebbe farlo e dall’alto di quale licenza politica. Argomentazione non bislacca. 

Il no è scattato su una questione di metodo: nessun partito ha mai chiesto una patente di valori alla Lega e non si capisce perché la Svp dovrebbe farlo e dall’alto di quale licenza politica. Argomentazione non bislacca

La palla ora è tornata a rimbalzare tra le mani di Kompatscher e Achammer e non è facilmente addomesticabile. Considerata impercorribile la strada di ritorno verso una coalizione con i Verdi, perché invisa alla maggioranza del partito, o con il Team Köllensperger, resta la via stretta di una soluzione cui dovranno lavorare le diplomazie delle rispettive forze politiche - Lega e Svp - in un terreno già reso accidentato dalle critiche che i parlamentari della stella alpina hanno espresso sul decreto sicurezza. Vincerà la buona dose di pragmatismo che di certo non manca a entrambi i partiti? D’altra parte il codice, che rappresenta l’ostacolo maggiore, potrebbe tranquillamente e con i dovuti aggiustamenti, con parole ben pesate che non scontentino nessuno, diventare una sorta di preambolo condiviso in capo all’accordo di programma vero e proprio. Si salverebbe così il buon nome di tutti. Anche dei princìpi?