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A Bolzano ci sono più senzatetto

Forte calo degli arrivi dei migranti, ma aumentano i clochard: nel capoluogo sono a oggi 458. Ecco com’è la situazione in provincia descritta da Chiara Rabini dei Verdi.
Senzatetto
Foto: Salto.bz

Meno richiedenti asilo (perché diminuiscono gli arrivi) e più senzatetto. È questo, in sintesi estrema, lo scenario attuale a Bolzano illustrato da Chiara Rabini, referente comunale per l’immigrazione, nella sua approfondita relazione presentata ieri sera, 28 novembre, nel consesso cittadino. Il periodo di riferimento va dall’aprile 2018 al novembre 2019 e la gestione dell’accoglienza nel capoluogo, fa notare l’esponente dei Verdi, ha mantenuto anche dopo la forte ondata migratoria, quindi, un approccio di tipo emergenziale, con i centri cittadini di circa 100-130 posti. “Le grandi strutture cittadine sono strutture non idonee a garantire un’accoglienza ordinaria, umana, dignitosa con rischi anche dal punto di vista sanitario e della sicurezza - denuncia Rabini -. In particolare non sono assolutamente idonee ed opportune per famiglie con bambini, donne sole e soggetti con vulnerabilità”. E ancora: “Confinare le persone nei grandi centri di accoglienza porta a creare ghetti in cui l’inclusione delle persone è molto difficile se non impossibile e provoca una perdita per tutta la comunità”.

 

I centri chiudono

 

La Provincia, secondo la ripartizione delle quote statali, accoglie lo 0,9% dei richiedenti asilo in Italia. La quota di posti corrispondente a questa percentuale è variata nel periodo 2016-2019: a marzo 2018 erano 1.625 in 31 strutture. A marzo 2019 erano 1.247 in 29 strutture, mentre a fine novembre 880 in 25 strutture. A livello provinciale restano attivi i centri di Appiano, Bressanone, Barbiano, Brunico, Castelrotto, Chiusa, Funes, Laives, Lana, Merano, Nova Levante, Ora, Ortisei, Vizze, Prissiano, Renon, Rifiano, San Candido, Silandro, Vandoies. Chiusi nel corso del 2019 i centri gestiti dalla Caritas a Bressanone e Castelrotto mentre Brunico è in fase di chiusura. A determinare la “cessata attività” delle strutture è il forte calo del numero di nuovi arrivi. Da luglio 2017, del resto, lo Stato italiano non ha più assegnato nuove persone richiedenti asilo all'Alto Adige e le persone giunte autonomamente sul territorio non sono state immesse in quota in numeri rilevanti e in certi casi sono stati trasferiti in centri fuori Provincia. 

 

 

A Bolzano i centri di accoglienza di richiedenti protezione internazionale e minori soli sono diminuiti da 10 a 7 e attualmente sono l’ex Alimarket, l’ex Gorio, l’ex Einaudi, Casa Aron, Conte Forni, Casa Rossa (solo per minori soli) e Casa Sara con un numero di accolti nel marzo 2019 di 490 richiedenti asilo e di 339 nel novembre 2019 (quasi la metà del dato del marzo 2018: 636). Sono invece stati chiusi l’Hotel Alpi (aprile 2018), il CAS (Centri di Accoglienza Straordinaria) per la pronta accoglienza ex Lemayr e Maso Zeiler (giugno 2019). È prevista infine la chiusura dell’ex Einaudi - con probabile trasferimento delle famiglie all’ex Gorio - e a giugno 2020 anche dell’ex Alimarket. 

Nel capoluogo vivono nelle varie strutture 458 persone senzatetto, richiedenti asilo “fuori quota”, lavoratori migranti, persone e famiglie vulnerabili, in sostanza i cosiddetti “fuori quota”. In più si registrano, a novembre 2019, 80 persone in lista di attesa per un posto in un ricovero notturno oltre a quelle persone che per vari motivi decidono o sono costrette a vivere all’addiaccio o in rifugi di fortuna. 

 

Azione-reazione

 

Ma perché aumentano i clochard in città? Rabini individua diverse cause: l’uscita dai centri provinciali e cittadini per completamento del percorso di accoglienza con esito positivo o negativo; il Decreto Sicurezza voluto dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, che fra le altre cose ha impedito ai richiedenti asilo l’iscrizione anagrafica; il precedente governo che ha limitato l’ampliamento dei posti Sprar/Siproimi e cancellato la protezione umanitaria; e un numero di posti insufficienti a livello provinciale per i senzatetto. 

Fra le proposte risolutive formulate da Rabini fa capolino l’adesione del Comune di Bolzano allo Sprar/Siproimi con particolare attenzione a donne, famiglie con bambini, minori soli. Una possibilità finora non sfruttata dall’amministrazione comunale. L’ambientalista ricorda che restano attivi i 223 posti finanziati e approvati dal Ministero degli Interni tramite le 6 Comunità comprensoriali della Provincia che hanno aderito alla rete Sprar/Siproimi per il triennio 2018-2020 e che il sistema in questione ha garantito dignitose condizioni di accoglienza a titolari protezione presenti sul territorio o provenienti dai CAS, contribuendo anche a una riduzione delle presenze nel capoluogo. Rabini chiede inoltre centri e luoghi diurni per stranieri extracomunitari con attività “targetizzate” ai bisogni e criteri più ampi di accesso ai servizi per le diverse categorie di migranti costretti alla vita in strada e uno spazio dove poter conservare e distribuire le coperte; il “muro della gentilezza” a cui appendere indumenti per chi non ne dispone, armadietti in Stazione FS, servizi igienici e sanitari pubblici.