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Alto Adige, come va?

La fotografia del Rapporto BES diffuso dall’Istat colloca Bolzano in cima alle classifiche del benessere. Non tutto però va per il meglio: i redditi da lavoro dipendente e le pensioni, per esempio, non tengono il passo dell'inflazione.
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Foto: Pixabay - Duernsteiner
  • Esiste, accanto alle puntuali classifiche sulla qualità della vita, un’indagine minuziosa di cui si parla ancora troppo poco: è il Rapporto BES (Benessere Equo e Sostenibile), un’analisi pubblicata annualmente dall’Istat dal 2013. Nato con l’obiettivo di valutare il progresso di una società non soltanto dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale, questo rapporto offre una lettura del benessere in Italia nelle sue diverse dimensioni. Gli indicatori del BES sono articolati in dodici domini, vale a dire Salute, Istruzione e formazione, Lavoro e conciliazione dei tempi di vita, Benessere economico, Relazioni sociali, Politica e istituzioni, Sicurezza, Benessere soggettivo, Innovazione, ricerca e creatività, Paesaggio e patrimonio culturale, Ambiente e Qualità dei servizi.

    Con Maria Elena Iarossi, ricercatrice presso l’Istituto Promozione Lavoratori, abbiamo analizzato alcuni aspetti dell’edizione più recente dello studio Istat, in particolare quelli relativi alla provincia di Bolzano ma anche a quella di Trento, con un’attenzione particolare all’ambito occupazionale ed economico. 

  • Perché è importante questo report e cosa ci dice sull’Alto Adige? 

    Il BES mira a rendere il Paese maggiormente consapevole dei propri punti di forza e delle difficoltà da superare per migliorare la qualità della vita dei cittadini, ponendo tale concetto alla base delle politiche pubbliche e delle scelte individuali. L’indagine è inoltre un punto di riferimento ufficiale a livello governativo per stilare il Documento di Economia e Finanza (DEF); in pratica è uno strumento che può cambiare l’agenda della politica.

    Per quel che concerne il territorio altoatesino, volendo guardare in particolare agli indici economici, emergono risultati piuttosto interessanti. Il BES è innanzitutto un’occasione per un confronto tra province. Peculiare, per esempio, è l’indicatore relativo al tasso di ingresso in sofferenza dei prestiti bancari alle famiglie (dato 2023, ndr): Bolzano è, assieme a Trento, la provincia che presenta meno situazioni di indebitamento rispetto al resto d’Italia. Questo dovrebbe far riflettere quando, seppur a ragione, riteniamo che qui i costi della vita siano troppo elevati: evidentemente dove i costi sono più bassi, la situazione reddituale è molto più critica. Per riassumere: in Alto Adige abbiamo alti redditi, alti costi e una bassa sofferenza bancaria. E questo non è scontato.

    Bolzano, del resto, è nota per essere una provincia con un livello reddituale in generale elevato... 

    I numeri ci dicono che i costi della vita e dell’abitare sono indubbiamente molto elevati, ma ci sono anche le risorse per farvi fronte: il dato del reddito pro capite vede infatti la nostra provincia al top subito dopo quella di Milano. Bisogna però anche sottolineare come spesso i dati statistici provinciali vengano confrontati con le medie nazionali, controbilanciate da realtà molto svantaggiate. Tornando quindi al nostro indicatore, se confrontiamo Bolzano con le singole città del Nord, troviamo una differenza minore. 

  • I costi della vita e dell’abitare sono indubbiamente molto elevati, ma ci sono anche le risorse per farvi fronte

  • Se però parliamo di lavoro dipendente, la musica cambia. Non è così?

    Gli alti redditi di Bolzano evidentemente non derivano dal lavoro dipendente, bensì da altre fonti. In termini di posizioni, d’altronde, l’Alto Adige è all’undicesimo posto per i redditi del solo lavoro dipendente, dietro a diverse città lombarde ed emiliane. Va però detto che qui, rispetto ad altre province, pesa il dato del lavoro stagionale con le sue retribuzioni annue discontinue. Quello che certamente dovrebbe essere rimarcato è il fatto che gli stipendi dei lavoratori dipendenti non tengono il passo con l’inflazione.

    Si fa presto a dire che Bolzano è l’Eden del lavoro…

    Bolzano è prima per tasso di occupazione, tuttavia il dato BES relativo alla trasformazione dei contratti da instabili a stabili è di tre punti percentuali sotto la media delle regioni del Nord. Probabilmente ciò avviene sempre a causa della rilevanza del lavoro stagionale, la cui discontinuità non viene evidentemente vissuta come un problema poiché compensata dalla costante disponibilità di impiego nel settore. Bolzano, assieme a Trento, registra inoltre la maggiore soddisfazione per il lavoro svolto. C’è poi da segnalare il dato sugli occupati sovraistruiti, la cui percentuale è nettamente più bassa rispetto alle altre regioni: ciò vuol dire che nella provincia di Bolzano i lavoratori riescono a collocarsi in posizioni adatte al proprio titolo di studio in una quota significativamente maggiore rispetto alle altre zone d’Italia. Degno di nota inoltre è infine il dato sul part-time involontario che, a Bolzano, si rivela il più basso in assoluto (3,8%, n.d.r.), mentre in provincia di Trento è circa il doppio. 

    Cosa emerge invece dal rapporto BES in materia di pensioni?

    Per quanto concerne il reddito pensionistico, Bolzano si trova al diciassettesimo posto in classifica tra le province italiane. Considerato l’alto livello reddituale, si tratta di un risultato inatteso e, visto l’alto costo della vita, è certamente un dato sensibile. La scarsa dinamica salariale, evidentemente, si riflette anche sulle pensioni. Su questo fronte spicca poi anche un altro dato…

    Ovvero?

    La percentuale di pensionati “poveri”, vale a dire con assegno lordo sotto i 500 €, è solo del 6,9%. Con questo dato Bolzano si colloca nella parte alta della classifica, al pari di circa una quarantina di province con numeri simili. La città più virtuosa è Biella, in Piemonte, dove la percentuale è più contenuta (5,1%), mentre Crotone registra il 16,8%.

  • Gli stipendi dei lavoratori dipendenti non tengono il passo con l’inflazione. Questo si riflette anche sulle pensioni

  • C’è nell’indagine un dato che colpisce più di altri?

    Sappiamo che l’elevato costo dell’abitare è molto sentito, come non mancano di ricordarci frequentemente i media locali. Secondo i dati BES a riguardo, Bolzano sembra essere in linea con la media delle regioni del Nord-Ovest, anche se comunque resta oltre la media delle regioni del Nord in generale. Vista attraverso i dati dell’indagine Istat, dunque, una problematica considerata così incisiva dalla popolazione potrebbe essere ridimensionata, almeno sulla carta. Aggiungo che, nonostante gli elevati costi abitativi, la percentuale di famiglie altoatesine che dichiarano la propria posizione economica “molto peggiorata” tra il 2022 e il 2023 è del 29,5%, contro una media del Nord del 36% (nel Nord-Est è al 36,8%, n.d.r.). In sostanza il disagio percepito esiste ma, rispetto ad altre regioni, non appare così grave. Detto questo, c’è infine un altro dato che vale la pena citare…

    Quale?

    Anche se in Alto Adige i laureati continuano a essere in numero scarso rispetto ad altre regioni, un dato molto positivo che travalica i soliti risultati economici è la bassissima percentuale dei NEET, vale a dire i giovani che non studiano e che non lavorano: a Bolzano sono infatti solo 8 su 100. Ciò deriva anche dalle tante opportunità occupazionali che fornisce il territorio, nonché dal sistema di apprendistato locale che, grazie al percorso di studi incentrato più sulla pratica che sulla teoria, consente di entrare presto e in modo concreto nel mondo del lavoro. Tra i tanti dati positivi meramente economici, questo indicatore di natura sociale è probabilmente quello che ci fa guardare al futuro con maggior fiducia!