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Wu Ming 1 a spasso per Bolzano

I mostri di oggi e la 'guerra granda'. Pubblicato su internazionale.it un lungo articolo dedicato ai 'segni distintivi del Nordest'.

Passeggio per le vie di Bolzano insieme a Flavio, che mi fa da cicerone. Mi sta portando in piazza Tribunale, a vedere il fregio realizzato nel 1943 dallo scultore Giovanni Piffrader sul frontone di quella che allora era la casa del fascio e oggi è il palazzo degli uffici finanziari. Un bassorilievo largo trentasei metri, al cui centro si staglia Mussolini, proprio lui, in sella a un destriero, trionfante e tronfio. “Devi vederlo, dice molto di come siamo messi a Bolzano!”.

Come la “Venezia Giulia”, dopo la conquista del 1918 il Sud Tirolo subì l’italianizzazione forzata.

A Trieste, Gorizia e dintorni centomila persone ebbero l’albero genealogico deturpato dal folle italianizzatore di cognomi Aldo Pizzagalli, un funzionario che senza batter ciglio cambiava Kaldenbrunner in “Freddofonte”, Pirjevec in “Pierazzi”, Starc in “De Vecchi”, Kleinschuster (piccolo calzolaio) in “Sutorini” (dal latino sutor, calzolaio), e così via.

In Bozen und umgebung, invece, tutti ricordano l’inquietante zelo di Ettore Tolomei, italianizzatore di migliaia di toponimi della regione. Per mano sua, Feicht divenne “Pramolle”, Hafling “Avelengo”, Folmart “Valmorta”, Kühwiesenkopf “Pra della Vacca”, Sterzing “Vipiteno” eccetera. Usare i toponimi tedeschi divenne un reato. Anche il nome “Tirolo” e l’aggettivo “tirolese” furono messi fuori legge.

Naturalmente, non si trattava solo di toponomastica: i funzionari pubblici germanofoni furono licenziati, i giornali in lingua tedesca furono chiusi, i partiti e le associazioni della comunità (cioè della stragrande maggioranza della popolazione) furono sciolti. Sempre come in Venezia Giulia, il governo italiano non aspettò il fascismo per programmare l’immigrazione massiva dall’Italia di dipendenti statali, civili e militari. Stando al censimento austriaco del 1910, prima della grande guerra in Sud Tirolo vivevano settemila italofoni su una popolazione di 221mila. Nel 1921 erano già 20.300. Nel 1939, erano ormai più di 80mila.

Ecco il bassorilievo. Domina la piazza, che a quest’ora è deserta, e in effetti fa impressione: Benito Amilcare Mussolini, il petto gonfio di slogan pronti a erompere, saluta romanamente dalla sella del suo equino. Porta un mantello da supereroe, che sventola alle sue spalle. Nell’altra mano ha un rotolo di carta, che quando sei in viaggio può sempre servire. Sopra e intorno a lui fluttuano alla rinfusa le sigle del regime: Guf Pnf Gil Mvsn… Sotto i genitali del cavallo, ondeggia come mosso dal vento il motto Credere obbedire combattere. Da sinistra a destra, vari personaggi rappresentano vent’anni di epopea italiana e fascista, dalla riscossa di Vittorio Veneto alla seconda guerra mondiale, passando per la stagione dello squadrismo, la riconquista della Libia, la proclamazione dell’impero e la guerra di Spagna.

Il bello è che Piffrader terminò il fregio nel luglio del 1943, con Mussolini già caduto e prigioniero alle pendici del Gran Sasso. I pannelli centrali – proprio quelli con il duce a cavallo – dovevano ancora essere montati, ma non era più il caso. Dopo l’8 settembre, con Bolzano sotto l’amministrazione militare nazista, alle Ss non gliene poteva fregare di meno, così Benito Amilcare e il suo cavallo rimasero appoggiati nel cortile dell’ex casa del fascio fino al termine della guerra, e oltre. Per essere precisi, fino al 1957, quando furono messi al loro posto in occasione di una visita del presidente Gronchi. Si capisce, a tenere l’opera incompiuta c’era da vergognarsi, quel buco in mezzo “faceva brutto”. Il duce a cavallo, invece, faceva bello. Benvenuto a Bolzano, presidente! Poi dice la ‘epubblica nata dalla ‘esistenza.

Salto in avanti. È il 14 dicembre 2010, il governo Berlusconi-bis traballa, da giorni il premier traffica, manovra, cerca di salvarsi con ogni mezzo. A sorpresa, tra i deputati che lo tolgono dalle peste votando la fiducia ci sono Siegfried Brugger e Karl Zeller della Südtiroler Volkspartei.

… potete proseguire la lettura dell'articolo di Wu Ming 1 recandovi sul sito internazionale.it

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Maximilian Ben… Tue, 03/31/2015 - 09:26

Articolo importante. Non dimentichiamo, che il resto d'Italia non ha strumenti di lettura del nostro territorio. E Wu Ming, aiutato da Flavio Pintarelli, potrebbe persino trovare una soluzione, una proposta! Ah. Dimenticavo di consigliare uno dei libri di Su Ming "Ascie di guerra" - fantastico!

Tue, 03/31/2015 - 09:26 Permalink
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Stefano Tue, 03/31/2015 - 10:39

A prescindere dalle precedenti critiche stilistiche, nel complesso buon articolo, con il pregio di non girare troppo in tondo agli scempi compiuti dai regnicoli non solo in Süd Tirol, ma anche in Nord Italia.

Tue, 03/31/2015 - 10:39 Permalink