“Costruiamo le condizioni per l'innovazione”
I dati sulla disoccupazione giovanile in Italia sono sempre più preoccupanti ed anche per gli apprendisti e i giovani laureati dell'Alto Adige è diventato più difficile trovare un impiego stabile. Per approfondire la questione è stata organizzata una tavola rotonda intitolata “Come uscire dalla disoccupazione giovanile?” che si terrà mercoledì 7 maggio a Bressanone, alle ore 20, presso la Sala della Cassa Raiffeisen, Bressanone (Bastioni Maggiori, 12).
Tra i partecipanti, Raffaele Scuderi, economista e docente del corso di laurea in Economia e Management, che ha accettato di anticiparci i temi della serata, partendo proprio dal titolo dell'incontro: "Come si esce dalla disoccupazione giovanile?": "La risposta è ovviamente complicata - premette - perché al di là delle varie teorie economiche vanno valutate attentamente le circostanza ambientali di un territorio e le condizioni economiche del momento. Una prima risposta interessante viene però dal Ministero dello sviluppo economico che sta puntando molto sulle start up innovative, ovvero su imprese in cui i giovani possono essere coinvolti direttamente e in cui, soprattutto, si lega impresa, formazione, conoscenza e ricerca".
Le start up sono indubitabilmente molto in voga, ma i motivi sono ovvi, si possono creare e sostenere imprese che nascono già in base alle richieste del mercato di oggi e non si deve quindi ristrutturarne di vecchie, che magari devono essere messe a dieta od innovate radicalmente con costi economici e sociali non indifferenti. Negli ultimi vent'anni, il mondo è cambiato in fretta anche se sembriamo far finta di niente. A metà degli anni novanta non c'era l'Euro, c'era, non solo, il confine del Brennero e soprattutto non esisteva internet che ha cambiato radicalmente i mercati economici e finanziari e soprattutto la vita quotidiana di milioni di persone. Il dibattito politico, però, sembra non essersene accorto. "In effetti - precisa Scuderi- da questo punto di vista il ritardo è evidente. Per uscire dalla crisi servono idee nuove. Per questo all'estero investono moltissimo in ricerca e sviluppo, lo fa anche la Provincia Autonoma con le sue possibilità, ma a livello nazionale il ritardo è consistente. All'estero invidiano da sempre la creatività italiani e costruire le condizioni favorevoli alla concretizzazione delle idee innovative sarebbe già un punto di svolta".
In Italia, invece, si continua a ragionare in termini di emergenze che, però, durano decenni: "Siamo ormai abituati a sopravvivere pensando solo al presente - conclude Scuderi - mentre si fa pochissimo per il futuro. Per questo non si creano i necessari stimoli per politiche che investano su istruzione superiore, ricerca applicata e ricerca di base. Anzi, invece di ragionare su investimenti a medio e a lungo termine sulla conoscenza qualcuno pensa di tagliare risorse all'Università. Incrementare il numero dei laureati in Italia, per esempio, dovrebbe essere una priorità e invece si continua a pensare solo all'immediato presente, se si continua così il sistema non può che degenerare".