Culture | Trieste

È morto Boris Pahor

Scompare a 108 anni il più grande scrittore di lingua slovena in Italia. Denunciò l'italianizzazione fascista degli sloveni. Alle europee 2009 si candidò sulle liste SVP.
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Foto: Wikimedia/claude truong ngoc

Grande lutto nel mondo della letteratura “di confine”. Lo scrittore sloveno Boris Pahor è morto oggi all’età di 108 anni a Trieste, città nella quale era nato e viveva. Ne dà notizia l'agenzia di stampa slovena Sta, ripresa dall’ANSA. Più volte candidato al Nobel per la Letteratura, Pahor è considerato il più importante scrittore di lingua slovena con cittadinanza italiana e tra le voci più significative delle persecuzioni del Novecento di cui fu testimone, come la deportazione nel campo di concentramento nazista di Struthof (raccontata nel libro autobiografico Necropoli) nonché l’italianizzazione forzata e le violenze subite dalla minoranza slovena in Venezia Giulia durante il Ventennio fascista. Pahor è stato accusato a più riprese di “negazionismo” sulle foibe da ambienti della destra italiana, per aver denunciato a più riprese i crimini del fascismo contro le minoranze linguistiche. In occasione delle elezioni europee del 2009, si candidò nelle liste della Südtiroler Volkspartei (SVP) in quota Slovenska Skupnost, il partito della minoranza slovena in Friuli-Venezia Giulia.

 

Antifascista e antititino

 

L’intellettuale triestino, come ricorda ilPost, partecipò ai circoli antifascisti sloveni e dopo la caduta di Mussolini prese parte al Fronte di liberazione sloveno, esperienza che raccontò nel libro La città del Golfo. Nel secondo dopoguerra, diresse la rivista Zaliv, punto di riferimento della dissidenza slovena che si opponeva alla Jugoslavia di Tito. Ha scritto una trentina di libri tradotti in decine di lingue, tra i quali Qui è proibito parlare, Il rogo nel porto, La villa sul lago. Due anni fa è stato insignito dai presidenti della Repubblica di Italia e Slovenia, Sergio Mattarella e Borut Pahor, delle più alte onorificenze dei due paesi.