Politics | Immigrazione

Bagarre sul Patto

La destra tedesca stronca la norma sull’integrazione, critiche anche dai Verdi. Steger (Svp): “La riforma piace anche alla Caritas”. Oggi il voto in Aula.
Landtag
Foto: Suedtirolfoto.com / Othmar Seehauser

È stata bersaglio di critiche bipartisan ieri (29 giugno), in consiglio provinciale, la norma che prevede una serie di sussidi aggiuntivi (i servizi base come quello ospedaliero vengono garantiti) per i cittadini extracomunitari che seguono percorsi di integrazione come, ad esempio, i corsi di lingua. Il Patto sull’integrazione, contenuto nell’articolo 18 della legge omnibus, sarà votato oggi in Aula e poi spetterà alla giunta decidere quali saranno le prestazioni che verranno erogate. Andreas Pöder, consigliere di BürgerUnion contesta il fatto che le disposizioni relative alle prestazioni aggiuntive da richiedere gli immigrati ai fini dell’integrazione siano facoltative, e non obbligatorie, “ci vuole più coraggio, con una disposizione vincolante”, dice, aggiungendo che l’attuale norma sull’integrazione non si rivolge alle famiglie: “Il problema è quello delle strutture patriarcali esistenti nei nuclei famigliari che impediscono di entrare in contatto con le donne che restano quindi escluse dall’ambito formativo”.

Attacca anche Sven Knoll (Südtiroler Freiheit) affermando che uno dei requisiti base per l’integrazione è l’apprendimento della lingua locale, che è “attualmente scarso: se c’è riguarda solo la lingua italiana, e questo non va bene. L’articolo 18 è formulato in maniera troppo vaga, bisogna indicare chiaramente quale lingua devono conoscere, quali leggi devono rispettare gli immigrati per essere integrati”. Parla di regole chiare anche Ulli Mair (Die Freiheitlichen) dicendosi stupita del fatto che la SVP affronti solo ora la tematica. Il partito di raccolta “guarda verso l’Austria, verso Kurz che sposa le posizioni dei Freiheitlichen, e pensa che se fa lo stesso giochetto qui avrà lo stesso successo: ma le persone non ci cascheranno”, così la consigliera.

Critiche sono arrivate anche dai Verdi, secondo Riccardo Dello Sbarba “l’articolo 18 è solo una dichiarazione di intenti, un annuncio volto a tranquillizzare la popolazione locale e una questione affrontata ora perché si avvicinano le elezioni”. E ancora: “Dopo 5 anni una persona che qui abita e lavora è integrata, e questo basta e avanza, chi ha il permesso di soggiorno di lungo periodo ha sostenuto anche corsi di lingua ed educazione civica, con successivo esame, e anche questo dovrebbe bastare, se i corsi funzionano male, la Provincia si può impegnare a migliorarli”.

Difende infine la riforma Dieter Steger (SVP) ricordando che anche il direttore della Caritas Paolo Valente ha apprezzato l’iniziativa della Stella Alpina. “Le sovvenzioni basilari - afferma - continueranno a essere corrisposte, si interviene solo sui contributi aggiuntivi, per i quali si chiede un contributo all’integrazione, questo non ha nulla a che vedere con la ricerca di un capro espiatorio! Chi viene qui ha anche degli obblighi, non solo dei diritti, anche perché i servizi vengono pagati con le tasse di tutti. Nella disposizione non bisogna vedere cattiva volontà, diffidenza o paternalismo, considerando anche che l’articolo riguarda i normali migranti, non i richiedenti asilo”.