Economy | Lo studio

Bankitalia: nel 2020 Pil giù dell'11,3%

Il rapporto annuale: la crescita nel 2021 permetterà di compensare solo la metà del calo. Kompatscher: "Dati dovuti al turismo, ma spesso va meglio delle previsioni"
Alexander Steiner alla presentazione del rapporto Bankitalia
Foto: (Foto: salto.bz)

A causa della pandemia il Pil altoatesino nel 2020 ha subito à un calo dell’11,3%, di oltre due punti superiore alla media italiana (8,9%). Il dato Astat, diffuso nell’analisi annuale di Bankitalia che è stata illustrata nel pomeriggio (30 giugno) in diretta streaming dall’Università di Trento, è accompagnato anche dalle previsioni per l’anno in corso, secondo cui vi sarà “una crescita inferiore alla media nazionale che permetterebbe di recuperare meno della metà del calo registrato a causa della pandemia”. Nel 2021 l'incremento del PIl sarebbe cioè inferiore al 5%. La previsione non spaventa comunque Arno Kompatscher. “Noi – afferma il presidente della Provincia - siamo più dipendenti dal turismo rispetto ad altre realtà e quindi l'impatto è più forte.  Poi qui parliamo di previsioni. Quelle per il 2020 erano molto negative , peggiori rispetto al resto del paese, e poi i dati reali le hanno smentite”. Andrà  solo leggermente meglio in Trentino, che nel 2020 ha fatto registrare un calo del 10%.  Nessuno avrebbe detto il contrario ed in effetti l’indagine della Banca d’Italia conferma, in sintesi, che la pandemia di Covid-19 “ha colpito in misura rilevante anche le province di Trento e di Bolzano, con gravi ripercussioni sui sistemi economici locali”.

“L’ultimo anno e mezzo – ha sottolineato il direttore generale della Provincia, Alexander Steiner – ha rappresentato una sfida inedita oltre che per l’emergenza sanitaria anche per il tessuto economico del nostro territorio. In questa situazione crediamo però sia importante anche cogliere la grande opportunità offerta dal driver tecnologico. La pandemia ha cambiato il modo di lavorare e ora questa esperienza va consolidata, puntando su innovazione e sostenibilità”. Nel suo saluto il direttore della filiale bolzanina di Bankitalia, Maurizio Cannistraro, ha annunciato un ampliamento dell’organico a tre unità “per dare un nuovo impulso ad attività di ricerca e alla collaborazione con gli altri istituti” che svolgono indagini in campo economico. Cannistraro ha anche rivelato che in precedenza era invece stata ventilata una “chiusura del nucleo” di Bolzano. L’ipotesi è stata poi superata pensando alla particolarità offerta da Bolzano “luogo di frontiera”.

 

L'analisi di Bankitalia

 

Nell’inquadramento generale, il rapporto "L'economia delle Province autonome di Trento e di Bolzano" della Divisione analisi e ricerca economica della filiale di Trento della Banca d'Italia, indica che le limitazioni entrate in vigore a partire dal 6 novembre 2020 sono state differenziate tra le due province. La provincia di Trento ha passato circa il 40 per cento del periodo 6 novembre 2020-6 giugno 2021 in zona “rossa” o “arancione” mentre quella di Bolzano è stata sottoposta ai vincoli più stringenti per oltre il 70 per cento del periodo, uno dei valori più elevati dell’intero Paese.

Gli effetti economici negativi delle restrizioni hanno colpito in misura eterogenea i diversi comparti dell’economia. Dopo le chiusure della primavera del 2020, la ripresa delle attività è stata più intensa nelle costruzioni in entrambe le province e nel comparto industriale dell’Alto Adige che ha beneficiato della crescita della domanda estera nell’ultima parte dell’anno, affermano gli analisti di Bankitalia. L’attività manifatturiera trentina ha invece segnato una flessione anche per il pronunciato calo delle esportazioni. Il terziario ha risentito fortemente della pandemia e delle misure di contenimento adottate; i fatturati delle imprese sono diminuiti in misura rilevante nei servizi di alloggio e ristorazione nonché in quelli commerciali e di trasporto. I pernottamenti turistici sono calati di oltre un terzo risentendo soprattutto della chiusura anticipata della stagione invernale 2019-2020 e del mancato avvio di quella 2020-21. Secondo lo studio “la ripresa dell’attività economica nelle province autonome potrebbe essere sostenuta dalle aziende più produttive, particolarmente numerose soprattutto in Alto Adige, e dalle numerose start up innovative che sono nate nel territorio con il sostegno delle politiche provinciali”. Il calo delle entrate e l’incertezza hanno comportato un crescente fabbisogno di liquidità delle imprese che è stato in larga parte soddisfatto con un aumento dell’indebitamento bancario, “sostenuto dagli effetti delle misure governative e provinciali, in particolare moratorie e nuovi crediti con garanzia pubblica”.

 

L'occupazione e le famiglie

 

Nel 2020 il calo del numero degli occupati, più forte della media nazionale in provincia di Bolzano, è stato comunque contenuto dal blocco dei licenziamenti, “dal potenziamento degli ammortizzatori sociali e dalle misure di sostegno alle imprese che hanno favorito soprattutto i rapporti a tempo indeterminato”. La flessione dell’occupazione ha coinvolto maggiormente i “servizi turistici e commerciali i cui lavoratori si troveranno ad affrontare, almeno nel breve periodo, una difficile ricollocazione verso comparti meno esposti all’emergenza sanitaria”.

Il tema occupazionale è di grande attualità, visto l’imminente alleggerimento del blocco dei licenziamenti annunciato dal governo. Ma la misura, secondo i Presidente di Assoimprenditori Alto Adige, Heiner Oberrauch, sentito dall’Agenzia Ansa, non dovrebbe avere grosse ripercussioni sul mercato del lavoro altoatesino. “Quando il blocco dei licenziamenti fu introdotto nel febbraio del 2020, le imprese dell’industria manifatturiera e dell’industria edile occupavano 34.203 collaboratrici e collaboratori. A maggio 2021 i posti di lavoro in questi due comparti sono saliti a 35.113 e risultano essere, quindi, quasi mille in più. "Guardando al mercato del lavoro locale, in questo momento la grande sfida per le imprese è più che altro quella di trovare nuovi collaboratori da assumere”.

Tornando al rapporto di Bankitalia, “i consumi delle famiglie – vi si legge - hanno fatto registrare un brusco calo risentendo non solo della riduzione del reddito ma anche delle minori opportunità di consumo dovute alla pandemia”. Ne è conseguito un forte aumento dei risparmi, soprattutto nella forma di depositi in conto corrente. I prestiti alle famiglie sono di conseguenza cresciuti a ritmi inferiori rispetto al 2019. I mutui per l’acquisto delle abitazioni sono cresciuti a ritmi più elevati nella parte finale dell’anno in connessione con una forte espansione delle transazioni immobiliari. Il credito al consumo e gli altri prestiti sono nel complesso calati, anche per la flessione delle spese per beni durevoli.

 

La digitalizzazione dell’economia

 

La connettività, le tecnologie e le competenze digitali, come noto, hanno rivestito un ruolo fondamentale nel corso della pandemia comportando “un forte incremento della domanda di servizi digitali per imprese e famiglie”. Nel medio periodo questo impulso alla digitalizzazione potrebbe secondo gli analisti “offrire delle opportunità per incrementare il livello tecnologico delle economie locali, innalzando il potenziale di efficienza, competitività e crescita anche nei decenni a venire”. Gli indicatori a disposizione mostrano che la dotazione tecnologica del Trentino e dell’Alto Adige risulta superiore alla media nazionale ma inferiore nel confronto europeo. “Entrambe le province registrano un ritardo per le connessioni a banda larga veloce e ultra veloce; più elevati rispetto alla media del Paese risultano invece il livello di competenze della forza lavoro in Trentino e la diffusione di tecnologie digitali tra le imprese dell’Alto Adige. Il lavoro da remoto, che nel 2020 ha permesso di garantire la continuità operativa a numerose imprese e Pubbliche amministrazioni, è risultato invece relativamente poco diffuso nel settore privato, soprattutto per le imprese altoatesine di maggiore dimensione. La pandemia ha dato un ulteriore significativo impulso alla diffusione delle tecnologie digitali nell’intermediazione finanziaria che, nelle province autonome, presenta rilevanti ritardi nell’utilizzo da parte della clientela.

Secondo Claudio Corrarati, presidente della CNA Trentino Alto Adige, alla luce dell’analisi di Bankitalia “è necessario un nuovo patto tra Sistema bancario regionale, Istituzioni e imprese del territorio per fare in modo che la liquidità messa da parte da famiglie e aziende nelle fasi acute della pandemia diventi la base del rilancio dell’economia, della creazione di nuovi posti di lavoro e del consolidamento di quelli attuali. Chiediamo che il Governo, la Regione e le Province Autonome facciano la loro parte per accelerare la semplificazione burocratica, la digitalizzazione e la riforma fiscale che porti ad un calo della pressione. Le banche, allo stesso tempo, devono ripristinare un rapporto di fiducia con i clienti, siano essi cittadini o imprese, erogando i crediti necessari per superare le crisi di liquidità, impostare la ripartenza, consolidare i conti aziendali e i posti di lavoro, agevolare la creazione di nuova occupazione”.