Politics | Süd-Tiroler Freiheit

La grande truffa dell’indipendenza

“Petizione” e “Iniziativa popolare” sembrano termini identici. In realtà significano qualcosa di profondamente diverso. Chi li confonde tende perciò a rendere torbide le acque e a promettere ciò che non potrà mai mantenere.
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Foto: ööl

Vedere Eva Klotz e Sven Knoll nei panni di Syd Vicious e Johnny Rotten forse non sarà esteticamente rispettoso, eppure quello che gli esponenti di Süd-Tiroler Freiheit stanno da tempo compiendo – mentre manovrano con fin troppa disinvoltura i concetti di “autodeterminazione”, “iniziativa popolare” e “referendum” – è abbastanza simile a ciò che nel 1977 riuscirono a fare i Punk col Rock’n’Roll: decostruirne fino alla parodia i tratti “istituzionali” e consentire a chiunque di salire su un palco per tentare la fortuna.

Strapazzare una chitarra e sostituire la maestria tecnica con un distorsore, però, è un’attività più innocua che occuparsi di politica in modo a dir poco approssimativo. Specialmente poi se chi chiede voti e preferenze pensa di raggiungere degli obiettivi chiaramente inattingibili con i mezzi che tale movimento (Süd-Tiroler Freiheit, non il Punk) finge di saper usare benissimo.

Nel seguente dossier abbiamo ripercorso un capitolo significativo, ancorché recente, di quel che potremmo chiamare “la grande truffa dell’indipendenza”. In pratica si vorrebbe far credere di star raccogliendo firme allo scopo di modificare la legislazione europea senza chiarire che in realtà non si sta conducendo null’altro che una semplice inchiesta priva di alcuna rilevanza (e conseguenza) normativa. Il trucco è semplice: usare come fossero identiche espressioni dal significato profondamente diverso e spacciare dunque una mera “petizione” per una ben più importante (ma di fatto irrealizzabile) “raccolta di firme su iniziativa popolare”. Ma andiamo con ordine.

Prima sequenza: 5 aprile
Preparandosi a lanciare la grande manifestazione di Merano sotto il cappello dell’EFA (Europäische Freie Allianz), manifestazione alla quale parteciperanno poi in effetti diversi esponenti indipendentisti del Continente, Süd-Tiroler Freihet annuncia un’azione di lungo e ambiziosissimo respiro: contribuire a raccogliere in un anno, sempre su scala europea, un milione di firme con l’obiettivo di “ancorare” saldamente il diritto all’autodeterminazione in quello comunitario.

Importante, come dicevamo, prestare qui attenzione alle parole. Parlare di una “europäische Bürgerinitiative” significa aspettarsi un riconoscimento formale da parte dell’Europa. Ma se questo riconoscimento non ci fosse – e di fatto, come vedremo, non c’è – ecco che l’iniziativa cambia radicalmente status e dovrebbe conseguentemente (e coerentemente) assumere un altro nome. Cosa che peraltro di tanto in tanto accade, allorché il termine “Bürgerinitiative” comincia a essere alternato (e confuso) a quello di “Petition”, traendo così in inganno il lettore e l’elettore frettoloso (figuriamoci il simpatizzante che non bada troppo per il sottile), il quale certo non si accorge della differenza e perciò continua credere di seguire un’iniziativa diversa da ciò che in realtà è: qualcosa che ha un carattere eminentemente “privato” e, se vogliamo, amatoriale.

Seconda sequenza: 22 aprile
Di “petizione” e di “iniziativa popolare” – senza troppo stare a distinguere – si parla ad esempio in questo comunicato stampa nel quale si afferma: “Das Selbstbestimmungsrecht der Völker ist in den Menschenrechtspakten der Vereinten Nationen bereits fest verankert und somit unumstößliches UN-Recht. Die EU erkennt die UN-Rechte zwar an, hat das Selbstbestimmungsrecht bisher aber noch nicht explizit in der eigenen Rechtssprechung festgeschrieben”. Ora, è possibile riuscire ad influenzare la legislazione europea con una “petizione” concepita à la Süd-Tiroler Freiheit? No. Ma intanto si batte il tamburo e si chiamano a raccolta i creduloni. Basterebbe insomma assecondare i proclami del movimento per illudersi di partecipare a qualcosa di veramente grandioso. In un servizio televisivo, intanto, si torna a spacciare la “Petition” per una “Bürgerinitiative”.

Terza sequenza: 23 aprile
Preso atto di cosa sta accadendo, è stavolta Herbert Dorfmann, parlamentare europeo della Svp, a intervenire. Dorfmann si dice stupito e cerca di chiarire come una tale “Bürgerinitiative” non abbia in realtà alcuna legittimità, in quanto mancherebbe l’approvazione della Commissione europea. Altra cosa, invece, sarebbe quella di dichiarare che si tratta di una mera “petizione”, ovvero un’iniziativa che può essere promossa persino da un solo cittadino, ma che ovviamente avrebbe una portata completamente diversa da quella propagandata dagli esponenti di Süd-Tiroler Freiheit. I quali continuano dunque a parlare di moltitudini in marcia verso il grande sogno dell’indipendenza. Senza avere però ben chiaro come fare per rendere quel sogno appena più concreto di un vaneggiamento. E con l’aggravante di ridurre a barzelletta l’istituto della partecipazione popolare. Caustico il commento finale del parlamentare europeo: “Hier wird offensichtlich mit einem Instrument direkter Bürgerbeteiligung Schindluder getrieben und diesem damit geschadet”.

Quarta sequenza: 2 maggio
Colpiti nel vivo, quelli di Süd-Tiroler Freiheit cercano di ribattere, ma appena pochi giorni dopo tornano a correggere il tiro e non parlano già più di “Bürgerinitiative”. Adesso rispunta infatti la “petizione” (intanto sono state raccolte 50.000 firme, come annunciano orgogliosamente). Peccato che l’uso più corretto della denominazione non sia accompagnato anche da un chiarimento di quello che ciò realmente comporta: chi sta firmando non avrà alcuna opportunità di modificare la legislazione europea, come in effetti sarebbe possibile fare (almeno in teoria) mediante una vera e propria “Bürgerinitiative”.

Quinta sequenza: 18 giugno
Fare confusione tra “Bürgerinitiative” (rilevante dal punto di vista normativo) e “Bürgerpetition” (irrilevante) non è evidentemente un dettaglio che può essere eliminato dalla propaganda di Süd-Tiroler Freiheit. E infatti ecco che, a Bressanone, nel contesto della presentazione dei candidati del movimento per le prossime provinciali, si torna a parlare di “Bürgerinitiative” come niente fosse: “Ziel der Bürgerinitiative ist es, auf europäischer Ebene eine Million Unterschriften zu sammeln, damit sich das EU-Parlament mit dieser Forderung beschäftigen muss. Die Süd-Tiroler Freiheit beteiligt sich an dieser europaweiten Unterschriftensammlung. Einen Schritt weiter gehen wir dann im Herbst mit dem selbstverwalteten Referendum, in dem die Südtiroler erstmals ihren Wunsch nach Selbstbestimmung ausdrücken können”. Ah, ovviamente anche il referendum autunnale non avrà alcuna valenza normativa e deve perciò essere inteso alla stregua di una semplice indagine d’opinione tra i simpatizzanti di Süd-Tiroler Freiheit. Ma in fondo cosa importa? L’essenziale è il marketing politico, ovvero darsi da fare sfruttando un po’ l’ingenuità delle persone. Qualcuno che ci crede si trova sempre.

Ultima sequenza. Considerazione conclusiva.
Intendiamoci, perseguire l’indipendenza di un territorio non è a priori qualcosa di condannabile. Qui non si tratta di animare una sterile contrapposizione tra unionisti e secessionisti a prescindere da qualsiasi altra considerazione. Ma è chiaro che sia gli uni che gli altri dovrebbero dimostrare di avere qualche buon argomento a sostegno delle loro tesi. Propagare l’idea che l’indipendenza sia ottenibile usando strumenti palesemente inefficaci, contando sull’ignoranza delle persone che non sono in grado di riconoscere questa inefficacia, non è fare un buon servizio alla causa che si dice di voler perseguire. E altrettanto negativo risulta il servizio fatto agli strumenti stessi dei quali ci si vorrebbe servire (come opportunamente notava Dorfmann). Dopo decenni di discussioni sul tema, verificare che praticamente tutto gira ancora intorno a concetti confusi e azioni spacciate per quel che non sono e non potranno mai essere suscita malinconia. Non è di molto aiuto, infine, considerare che si tratta di una malinconia alla quale ormai ci siamo da tempo abituati.

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pérvasion Sun, 08/11/2013 - 09:36

Gute, wenn auch nicht ganz präzise Analyse. Leider werfen in Südtirol (und nicht nur hier) fast alle politischen Akteuere — bewusst oder unbewusst — mit sehr unscharfen und falschen Begriffen um sich.

Sun, 08/11/2013 - 09:36 Permalink
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tom tuli Sat, 05/03/2014 - 15:15

ich verstehe nicht ganz,was das bild mit dem text zu tun haben soll? serioeser journalismus sieht fuer mich anders aus.herr di luca,ein solches thema sollte ernster und sachlicher von ihnen behandelt werden,anstatt bilder von grimassen schneidenden personen hier zu posten.

Sat, 05/03/2014 - 15:15 Permalink